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Il bike sharing raddoppia e si trasferisce in periferia. Convinta che si debba a tutti i costi rompere l’isolamento - di infrastrutture, collegamenti, relazioni, opportunità - in cui si divincolano i quartieri di periferia, l’amministrazione ha deciso di cominciare dalla mobilità. Leggera, sostenibile, perché è chiaro a tutti che una delle città più inquinate d’Europa ha bisogno di una rivoluzione nel modo di spostarsi. A cominciare dalle biciclette, e da un sistema che, arrivato a quasi 60 stazioni, 13 mila abbonati e 3 mila prelievi giornalieri, è pronto a moltiplicarsi e uscire dalla cinta daziaria del centro.
Entro il prossimo anno verranno installate 57 stazioni: 24 sono in lavorazione, 27 da definire, le ultime 6 in attesa che si risolvano alcuni problemi tecnici. Una cosa è certa: i nuovi interventi coinvolgeranno tutti i quartieri finora esclusi, e disegneranno un progressivo avvicinamento alle zone più periferiche. Per pianificare a tavolino i prossimi interventi l’assessore all’Ambiente Enzo Lavolta ha incontrato i presidenti di circoscrizione. Ha comunicato il piano di espansione della rete. Ma ha anche chiesto collaborazione: le nuove postazioni da piazzare saranno individuate dall’amministrazione in tandem con i quartieri, secondo le necessità delle varie zone della città e i flussi di traffico in teoria più idonei.
Tenendo presente un criterio: «La rete, per funzionare, dev’essere a maglie strette», spiega Lavolta, «non più di 3-400 metri tra una stazione e l’altra». L’espansione, dunque, seguirà la logica dei cerchi concentrici, e sarà graduale. Ma non solo: il vertice con le circoscrizioni è servito anche per tracciare soluzioni inedite: «Immagineremo alcune arterie su cui sviluppare il servizio», spiega l’assessore, «direttrici che colleghino zone esterne con il centro». Un primo fronte su cui si lavorerà è l’asse di corso Francia. «Usare le grandi direttrici del trasporto pubblico può creare sinergie virtuose tra i mezzi e le biciclette», ragiona il presidente della quarta circoscrizione Claudio Cerrato.
Un altro tassello sarà la mobilità ciclabile universitaria. «È una delle ipotesi su cui sto lavorando con l’assessore alla Viabilità Lubatti», dice Lavolta. «Sarà uno dei cardini dell’elaborazione del prossimo bici plan». Un altro sarà la partnership con le imprese: le aziende con più di 300 dipendenti per legge sono tenute a prevedere la figura del mobility manager e ad adottare misure per la mobilità sostenibile dei loro dipendenti. Alcune grandi società si sono già fatte avanti, disposte a piazzare stazioni nei dintorni - accollandosi parte dei costi di installazione - e incentivare i lavoratori a spostarsi in bicicletta.
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