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Fra italia, dissesto e clima: iniziato un cambiamento?

Creato il 16 febbraio 2015 da Alessandro @AleTrasforini

Le cifre attribuibili e/o riconducibili al dissesto idrogeologico sono, nella sola Italia, enormemente elevate ed assai allarmanti. Un passato report de La Stampa è, a questo proposito, estremamente chiaro nei confronti di un allarme tanto urgente quanto largamente sconosciuto ai più:

"[...] Le aree ad elevata criticità rappresentano il 9,8% della superficie nazionale e riguardano l'89% dei comuni, su cui sorgono 6.250 scuole e 550 ospedali. [...] Le Regioni hanno stimato un fabbisogno di 40 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio [...]"

L'allarme implicito da destinare a tale urgenza dovrebbe essere, al netto delle impressioni, assolutamente elevato; sono troppi i casi che, di anno in anno, vanno arricchendo ( al negativo) le cronache giornalistiche e le statistiche di qualcosa che si sarebbe potuto fare meglio.
Sempre con il senno di poi, lamentando a posteriori una cura ed una prevenzione non all'altezza delle situazioni verificatesi. Le cifre di questa emergenza, nella sola Italia, hanno consegnato alle statistiche un costo complessivo di danni pari a circa 62 miliardi di Euro; tale mostruoso importo è stato cumulato in un arco temporale compreso fra 1944 e 2012, stando alle statistiche promosse dal report de La Stampa precedentemente citato.
Dalla lettura di questi dati, è possibile toccare " con mano" quali e quante siano le urgenze da affrontare con la miglior immediatezza possibile.
Parallelamente a questo, un dossier de La Repubblica definisce quelle che sono state le cifre che l'emergenza del dissesto idrogeologico ha consegnato all'Italia:

Quali passi poter compiere, nel concreto, per trovare una soluzione ad una tanto presente quanto costante emergenza? Servirebbe strutturare, nel concreto, un piano di piccole e medie opere finalizzate al ripristino di sicurezza ed agibilità su tutto il territorio nazionale.

E' su questo punto che si articola il dossier di La Repubblica - Inchieste, realizzando un reportage finalizzato al mettere in luce quelli che sembrano primi e concreti passi decisivi per ( cercare di) mitigare un allarme come quello in atto:

"[...] Per i primi 700 milioni è arrivato il semaforo verde. Tra maggio e dicembre [...] è stata sbloccata la prima parte dei 2,3 miliardi stanziati per i lavori destinati ad arginare il dissesto idrogeologico. [...]" (Fonte: La Repubblica - Inchieste)

Lo sblocco di questi fondi ha consegnato ad Enti Locali la possibilità di realizzare un attento piano di capillare salvaguardia territoriale, attraverso la cantierizzazione di alcuni interventi che erano classificati da tempo come urgenti. Il report segnala, a questo proposito, la fattibilità e la realizzabilità di alcune delle opere individuate. Seppur con un ritardo temporale preoccupante:

"[...] dei 1.600 interventi finanziati dagli accordi di programma sottoscritti nel 2010 per oltre 2 miliardi di euro, solo 209 sono stati conclusi [...]. Degli altri, 308 interventi devono ancora essere avviati, 636 sono in fase di progettazione, 459 in esecuzione. [...]"

La percentuale di realizzazione, dinanzi ad un'emergenza che non conosce sosta, appare essersi attestata a poco più del 13% sull'ammontare complessivo. Quali sono gli impatti economici che un'emergenza come questa può infliggere ad un territorio martoriato da un continuo allarme?

Gli studi descritti dal report de La Repubblica descrivono, a tal proposito, una situazione allarmante:

"[...] gli economisti sono sempre più allarmati. [...] in Europa l'80% delle perdite causate da disastri naturali nel periodo 1980-2009 è stato determinato da eventi meteo; e i danni per le alluvioni, sotto la pressione [...] del cambiamento climatico, triplicheranno nel corso del secolo. Tra l'altro dalle stime di uno studio appena pubblicato [...] risulta che ai danni diretti che generalmente vengono conteggiati per i disastri idrogeologici bisogna aggiungere un 20% di danni indotti che ricadono sull'intero sistema produttivo [...]"

Alla luce di questi punti di vista, pertanto, la cantierizzazione di alcune delle opere già da tempo preventivate non può che essere vista assolutamente di buon grado. Che sia davvero l'inizio di un differente modo di concepire e tutelare il patrimonio esistente per un futuro sostenibile?

L'opinione diffusa va verso la direzione di ammettere un cambio di rotta, anche se timido e parziale rispetto ad un passato che in quanto a statistiche sembra commentarsi purtroppo da solo:

"[...] La situazione [...] si è rovesciata. Non esistono più le emergenze: ci sono [...] pause in un flusso continuo di dissesti che da un momento all'altro possono trasformarsi in catastrofi. Per la difesa dalle alluvioni siamo all'anno zero. [...] Abbiamo usato gli stanziamenti per la sicurezza come i soldi del monopoli, moneta finta per addobbare i bilanci, per fare bella figura rinviando all'infinito la spesa. Abbiamo messo i quattrini [...] sulle attività che moltiplicavano il problema: dall'uso dei combustibili fossili alla cementificazione. Adesso qualcosa sembra inizi a cambiare. A partire dai fondi per il riassetto idrogeologico [...] e dalla legge contro il consumo di suolo, che si è riaffacciata in [...] Parlamento. [...]"

Grazie a questa consapevolezza, pertanto, è stato possibile stanziare fondi finalizzati alla costruzione di opere precise e concrete. Risulta essere esplicativo, a questo proposito, il report promosso da La Repubblica - Inchieste:

"[...] Nella lista dei cantieri da aprire [...] figurano le opere per la messa in sicurezza del lago d'Idro (Lombardia), per il fiume Bisagno (Liguria), per il canale scolmatore di nord-ovest (Milano), per la cassa di espansione a Figline (Toscana), mentre la distribuzione regionale dei soldi privilegia la Lombardia, con 57 interventi per 137,8 milioni, seguita dalla Toscana con 33 interventi per 62,4 milioni, dalla Calabria con 50 interventi per 58,5 milioni. [...]"

La presente risulta essere, quindi, una sfida da provare a vincere all'insegna di poche ma pe( n)santi parole di riferimento: sostenibilità, ambiente, prevenzione, tutela e progettazione del futuro.

Senza l'applicazione tanto concreta quanto costante di questi fattori, nulla potrà essere considerato come strutturale punto di inizio e/o di cambiamento.

FRA ITALIA, DISSESTO E CLIMA: INIZIATO UN CAMBIAMENTO?

Fonte immagine: Dissesto idrogeologico, lastampa.it

" Dissesto idrogeologico: la più grande opera pubblica del Paese ha bisogno di nuovi lavoratori"

La Stampa, (http://www.lastampa.it/2014/10/17/blogs/green-jobs/dissesto-idrogeologico-la-pi-grande-opera-pubblica-del-paese-ha-bisogno-di-nuovi-lavoratori-dNZG7VCp0vTTpQtYrBh9OP/pagina.html)

" Primi cantieri contro la frana Italia", inchieste.repubblica.it

(http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2015/02/16/news/i_costi_del_dissesto-106878184/?ref=fbpr)


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