L’utilizzo di Facebook, e del Web in generale, sta cambiando.
Man mano che gli utenti prendono confidenza con le applicazioni, le usano con maggiore disinvoltura e si lasciano andare di più.
Quando mi iscrissi a Facebook pensai che fosse di una noia mortale, con le persone che lo usavano unicamente per comunicare, attraverso lo status, “buongiorno a tutti, sono arrivato al lavoro, adesso vado a farmi un caffè, stacco e vado a pranzo, mi prudono le chiappe”, ecc.
Un mio amico dopo una visita medica pubblicò pure la sua radiografia.
Oggi la tendenza è ancora questa, ma le persone cominciano ad usarlo sempre più per divertirsi, fare battute, essere simpatiche e in molte occasioni lo sono davvero.
La scorsa settimana, in seguito al blackout di Facebook e alla migrazione di massa su Twitter, assieme alle persone infuriate o in preda al panico (c’è stato anche chi ha pensato di aver preso un virus), in molti ci hanno riso su.
Il mio commento è stato: “PIL in crescita. Col blackout di Facebook alla gente è toccato lavorare”.
Non sono stata l’unica. C’è stato chi ha teorizzato che il tutto dipendesse da un’esplosione di rifiuti di letame a Farmville, chi si è chiesto cosa avesse combinato Brunetta, chi ha previsto un aumento delle nascite.
Finalmente… mi piace