Magazine Cinema
Trama: il piccolo Antoine è un lettore e cinefilo incallito, non ama andare a scuola e vorrebbe trovarsi un lavoro per poter vivere da solo. Un furto compiuto assieme all'amico René è la goccia che fa traboccare il vaso per i genitori, che decidono di mandarlo in riformatorio...
Siccome questo è il Bollalmanacco e non Il Mereghetti, non starò a raccontarvi della Nouvelle Vague, del cinema inteso come espressione Autoriale, dei Cahiers Du Cinema e del fondatore André Bazin, a cui I 400 colpi è dedicato, né starò ad illustrarvi come la pellicola di Truffaut sia in gran parte autobiografica, tanto che il piccolo Jean-Pierre Léaud sarebbe cresciuto per diventare l'alter ego del regista e sceneggiatore, incarnandone sullo schermo le vicende lavorative e sentimentali. Se volete conoscere le basi del Cinema fate come me e leggete dei libri seri, a me interessa solo parlarvi di quel che mi ha lasciato la visione de I 400 colpi e di quanto mi sia piaciuto questo Caposaldo del Cinema mondiale. Comincerei in modo strano, confutando quella che potrebbe essere la prima (oserei dire l'unica) obiezione di un non cinefilo che si ritrovasse "costretto" a doverlo vedere, una cosetta banale come "Eh ma è in bianco e nero e francese, sarà noioissimo!". E invece no. I 400 colpi è in bianco e nero, è vero, ma è leggero come una piuma e contemporaneamente tanto profondo. Chi, infatti, non si è mai sentito come Antoine? Solo, non apprezzato, desideroso di rendersi indipendente da una vita che palesemente non fa per lui, con la voglia di immergersi nei libri e nel cinema e dimenticare, per un istante, il grigiore della realtà? La tristezza di vivere in una famiglia fragile, costruita su menzogne, ipocrisie e rari sprazzi di affetto (peraltro non rivolti quasi mai verso di lui) porta il ragazzino a volersi distaccare sia dai genitori che dalla scuola e cominciare a trovare un posto adatto solo a lui, cominciando dal tanto agognato mare. Non ci sono pesanti ragionamenti filosofici o "pippe mentali" alla Shinji Ikari in tutto questo, solo le innocue, quasi sciocche marachelle di un bambino scafatissimo che gioca a fare l'adulto (faire les 400 coups in francese significa "fare il diavolo a quattro"), spalleggiato dall'amichetto aristocratico e meno sensibile di lui, un perfetto viveur che in futuro, come minimo, diventerà un truffatore o un fancazzista. C'è il maestro convinto che la Francia sia destinata alla rovina, il bambinetto secchione, la madre libertina da prendere a ceffoni e il padre impiegato che fa tristezza come Fantozzi, tutte figure indimenticabili ma non imponenti, che sembrano tirate fuori da una commedia e invece sono tristemente familiari, una caricatura della nuova piccola borghesia degli anni '50.
Truffaut segue passo passo le vicende di Antoine, regalandoci dei vivaci scorci di una Parigi da cartolina e di altri angoli più nascosti, insinuando la macchina da presa nel microcosmo scolastico, nella casa risicata della famiglia del ragazzino o nelle strade zeppe di negozi, cinema, librerie e bugigattoli dove rifugiarsi quando la vita va male o quando si ha voglia di un po' di libertà (come nella deliziosa scena della corsa col maestro). La mano dell'Autore si vede e si sente, sia nei momenti seri che in quelli faceti, anche perché l'allegria e l'umorismo di cui sono infarcite alcune scene nascondono sempre un risvolto amaro, una sensazione di malinconia a cui è difficile sottrarsi; queste sensazioni esplodono con prepotenza quando Antoine viene trasferito in riformatorio, quasi come se la sua prima lacrima sincera nel vedere l'amata Parigi (e la famiglia, nonostante tutto) allontanarsi a poco a poco incrinasse la maschera di "commedia" indossata da I 400 colpi. E' una svolta cupa che si palesa definitivamente nel commovente dialogo tra Antoine e la psicologa, dove le spiazzanti e finalmente sincere risposte del ragazzino spezzano il cuore, nel sorriso assurdamente felice alla vista dell'amico René, nella conseguente delusione quando le guardie gli impediscono l'ingresso in riformatorio, nel freddo congedo di una madre che ha deciso di condannare il figlio per i propri errori di gioventù e, soprattutto, nella toccante immagine finale di Antoine davanti al mare sconfinato, dove i passi rallentano come la musica che accompagna l'intera vicenda. Quella quieta immensità, quel desiderio finalmente raggiunto, quell'incredibile solitudine, la terribile incertezza per il futuro: possiamo vedere tutte queste e mille altre sensazioni nello sguardo sparuto che Jean-Pierre Léaud rivolge alla macchina da presa, cristallizzato in uno dei fermo immagine più belli della storia del cinema. Uno sguardo in grado di distruggere la quarta parete e unire come non mai lo spettatore, il regista e l'attore, accomunandoli con delle emozioni in grado di superare il tempo, i confini e lo spazio. E questa, signori miei, è la Magia del Cinema. I call it Magic. I call it True.
François Truffaut (vero nome François Rolande Truffaut) è il regista e co-sceneggiatore della pellicola, inoltre compare nella scena della giostra accanto al giovane protagonista. Francese, ha diretto film come Tirate sul pianista, Jules e Jim, L'amore a vent'anni, Fahreneit 451, La sposa in nero, Baci rubati, La mia droga si chiama Julie, Non drammatizziamo... è solo questione di corna, Effetto notte, Adele H. una storia d'amore, L'ultimo metrò, L'amore fugge e La signora della porta accanto. Anche produttore e attore, è morto nel 1984 all'età di 52 anni.
Jean-Pierre Léaud interpreta Antoine, personaggio che tornerà anche nei film L'amore a vent'anni, Baci rubati, Non drammatizziamo... è solo questione di corna e L'amore fugge. Francese, ha partecipato inoltre a Ultimo tango a Parigi, Effetto notte e ha doppiato Miracolo a Le Havre. Anche regista e sceneggiatore, ha 70 anni.
I 400 colpi ha vinto il premio per la miglior regia a Cannes nel 1959 ed è stato nominato all'Oscar per la miglior sceneggiatura originale, premio che gli è stato strappato da Il letto racconta. Claire Maurier, che interpreta la madre di Antoine, ha partecipato anche a Il favoloso mondo di Amélie nei panni di Madame Suzanne, la padrona del caffé Les Deux Moulins. La vita di Antoine, alter ego di Truffaut, verrà ulteriormente raccontata in L'amore a vent'anni, Baci rubati, Non drammatizziamo... è solo questione di corna e L'amore fugge; purtroppo non li ho mai visti ma se I 400 colpi vi è piaciuto recuperateli! ENJOY!
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