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Il Bologna che tremar l’Europa fa – Le vittorie nella Mitropa Cup

Creato il 13 settembre 2014 da Calcioromantico @CalcioRomantico

Quando la Mitropa Cup valeva davvero tanto, solo una squadra italiana è riuscita a primeggiare sulle rivali austriache, ungheresi e cecoslovacche e lo ha fatto in due occasioni. Questa squadra è il Bologna, il famoso squadrone che nei canti dei tifosi (e non solo) tremare il mondo faceva.

da Enciclopedia illustrata del calcio italiano, 1939

La prima vittoria è del 1932 e arriva senza nemmeno dover disputare la finale. L’Italia è rappresentata dalla Juventus, laureatasi campione d’Italia, e dal Bologna, giunto secondo. Il campionato è terminato soltanto da una settimana quando i felsinei disputano l’andata dei quarti di finale tra le mura amiche del Littoriale. Avversario è lo Sparta Praga, la prima formazione ad essersi aggiudicata la coppa e l’unica ad aver preso parte a tutte le edizioni fin qui disputate. I rossoblù sono, invece, alla loro prima apparizione, ma hanno alle spalle una importante esperienza internazionale, la tournée in Sudamerica del 1929. Il “gatto magico”, ovvero il portiere Gianni, il futuro bicampione del mondo Monzeglio, l’altro terzino Gasperi, i centrocampisti Baldi e Martelli, la punta di diamante Angiolino Schiavio, sono stati tutti protagonisti di quel viaggio oltre Oceano. Un viaggio che ha anche agevolato l’acquisto dei due interni, Raffaele Sansone e Francisco Fedullo, due oriundi già nell’orbita della nazionale uruguaiana, ma dalle caratteristiche diverse: tanto raffinato Sansone, quanto di forte temperamento Fedullo, che non a caso in Uruguay è stato squalificato a vita per aver aggredito un arbitro e solo grazie a un’amnistia, concessa dopo la vittoria nel Mondiale del 1930, ha potuto attraversare l’Oceano. Completano l’undici titolare Montesanto, mediano fortissimo di testa, e le due ali Maini e Reguzzoni che come vedremo non si tireranno mai indietro al momento di segnare.

Il 19 giugno del 1932 il Littoriale è un catino bollente, non solo per il caldo afoso. Il trio d’attacco dello Sparta Silný-Braine-Nejedlý è un autentico spauracchio, ma saranno gli italiani a divertirsi. Il Bologna è scatenato e chiude la prima frazione avanti 4-0, complice anche l’assenza del perno difensivo boemo Pešek-Káďa, uno dei reduci dello Železná Sparta. Apre le marcature Reguzzoni nei minuti iniziali; poi doppietta di Maini e rete di Angiolino Schiavio. Il 5-0 definitivo viene firmato da Baldi nella ripresa, con gli ospiti che rimangono in dieci per l’espulsione per proteste del belga Braine. Sette giorni dopo il ritorno a Praga sembra una formalità, ma il copione è molto simile alla gara d’andata. I padroni di casa dominano, segnano due gol intorno alla mezzora del primo tempo (rigore del futuro capocannoniere dei Mondiali del 1934 Nejedlý, autorete di Donati) poi Podrazil fissa il risultato sul definitivo 3-0, che comunque non basta: il Bologna del magiaro Lelovich è in semifinale dove l’aspetta il First Vienna.[1]

Il 10 luglio la gara d’andata nel capoluogo emiliano termina 2-0. È un ottimo risultato in vista del ritorno, anche perché i felsinei scendono in campo con Schiavio e Baldi non in perfette condizioni fisiche. Di fronte alla più forte compagine austriaca dell’epoca, un team pieno di campioni del Wunderteam di Meisl, vanno a segno Sansone nel primo tempo e Maini nel finale di gara. Una settimana dopo, all’Hohe Warte di Vienna, va in scena una battaglia epica. L’avvio è tutto dei padroni di casa che falliscono un penalty con Hofmann (o, secondo altre fonti, con Blum), ma trovano il vantaggio al quarto d’ora grazie a Schönwetter. I rossoblù resistono, il parziale non cambia e il punteggio complessivo di 2-1 fa festeggiare al Bologna il passaggio del turno, che si trasforma in realtà in vittoria del torneo perché la finale non avrà mai luogo.
Nell’altra semifinale, Slavia Praga-Juventus, succede, infatti, di tutto. Già nel match praghese gli animi sono molto accesi, tanto che la partita viene sospesa, ripresa più volte e portata a termine solo perché c’è la polizia a bordo campo.[2] Alla fine netto successo boemo per 4-0 e gara di ritorno in Italia che si preannuncia ad altissima tensione. Pronostico tristemente rispettato: l’incontro dura poco più di 45′, poi, sul punteggio di 2-0 per i bianconeri, il portiere cecoslovacco Plánička viene probabilmente ferito da un sasso lanciato dagli spalti. Lo Slavia Praga abbandona il campo, la gara viene sospesa, entrambe le formazioni squalificate dal comitato organizzatore e la Mitropa Cup prende la strada della via Emilia.

Carlo reguzzoni, caricatura da Il Resto del Carlino

Due anni dopo arriva il bis. Il successo della manifestazione ha spinto gli organizzatori ad aumentare il numero delle squadre partecipanti a quattro per nazione. In Italia lo scudetto è andato alla Juventus, davanti ad Ambrosiana, Napoli e Bologna. I felsinei hanno, quindi, arpionato l’ultimo posto disponibile, ma, un po’ come il Milan nel 2006/07, sapranno mettere a frutto questa opportunità. Guidato in panchina dall’ungherese Kovács il Bologna diventerà la prima squadra ad aggiudicarsi la coppa per la seconda volta e il suo attaccante Carlo Reguzzoni vincerà con ben dieci centri in otto partite la classifica dei cannonieri.

La squadra è praticamente la stessa del 1932. Solo la mediana titolare è leggermente mutata: al posto di Baldi e Martelli ci sono Donati e Corsi, ma solo il secondo è una vera novità. Donati, infatti, lo abbiamo già visto protagonista di un’autorete a Praga.
Negli ottavi di finale gli emiliani incontrano gli ungheresi del Bocskai ed è tutt’altro che una passeggiata. Vittoria in casa 2-0 (il 17 giugno) grazie a due reti nella prima frazione da parte di Reguzzoni e Schiavio, poi il ritorno, sette giorni dopo a Debrecen, è durissimo: i padroni di casa passano in vantaggio con Hevesi, pareggia Reguzzoni, ma i magiari tornano avanti con Vincze. Il fortino bolognese regge e la squadra accede ai quarti dove trova il Rapid Vienna, vittorioso sullo Slavia Praga.
Il 1° luglio i felsinei impongono la “legge del Littoriale” agli ospiti, sommergendoli con un tennistico 6-1. A segno Perazzolo e Schiavio, accorcia subito su rigore Bimbo Binder, ma la ripresa è tutta rossoblù: quattro reti ad opera di Reguzzoni, Fiorini, nuovamente Schiavio e ancora Fiorini. Chi si aspetta una tranquilla gita in Austria, la settimana successiva, si sbaglia però di grosso. Una quaterna di Binder mette paura al Bologna, sentitosi forse troppo al sicuro dopo il momentaneo pareggio di Reguzzoni. Finisce 4-1 e il Bologna vola in semifinale. Il penultimo ostacolo si chiama Ferencváros, squadra di elevata caratura ed esperienza che annovera una Coppa dell’Europa Centrale nella sua bacheca e che ha già eliminato gli austriaci del Floridsdorfer e i cecoslovacchi del Kladno (a loro volta giustizieri dell’Ambrosiana al primo turno).
La prima gara si gioca nella capitale magiara il 15 luglio e, benché l’inizio non sia dei migliori (dopo appena 9’ Toldi porta avanti i biancoverdi), il Bologna reagisce subito e trova l’immediato pareggio con Maini, portando l’1-1 fino al 90’. Il ritorno, del 22 luglio, è al Littoriale, dove nessuno ha mai vinto e non farà eccezione il Ferencváros, umiliato con un netto 5-1 da Reguzzoni e compagni. Dopo le schermaglie iniziali (gol di Perazzolo e pareggio di Sárosi), a rompere l’equilibrio ci pensa alla mezz’ora Maini. I padroni di casa nella ripresa sono poi incontenibili: segnano Schiavio e due volte Reguzzoni.

da Enciclopedia illustrata del calcio italiano, 1939

I rossoblù sono nuovamente in finale e stavolta l’ultima sfida si giocherà regolarmente. Come nel 1932, però, il sogno di un derby tutto italiano contro la Juventus sfuma all’ultimo. Dopo aver eliminato i cecoslovacchi del Teplicky e l’Újpest grazie a un prestigioso successo in Ungheria, i bianconeri se la devono vedere con l’Admira Vienna, giustiziere del Napoli al primo turno (0-0 a Vienna, 2-2 alle pendici del Vesuvio e spareggio vinto nettamente dagli austriaci per 5-0 a Zurigo) e dello Sparta Praga[3] al secondo. La gara di andata si gioca in Austria e termina con un secco 3-1 interno. A Torino il doppio vantaggio iniziale firmato Farfallino Borel e Mumo Orsi illude gli juventini, ma la rete ospite di Hahnemann, a ridosso della conclusione del primo tempo, riporta l’ago della bilancia dalla parte dell’Admira.
La finalissima è quindi Bologna-Admira Vienna, andata nella capitale austriaca il 5 settembre, ritorno nel capoluogo emiliano quattro giorni dopo, cose che dà un netto vantaggio ai bolognesi. Ad ogni modo al Prater gli italiani, privi della loro punta di diamante Schiavio, partono fortissimo sorprendendo i padroni di casa. Spivach, il sostituto di Schiavio, non lo fa rimpiangere e realizza dopo soli 7’, imitato da Reguzzoni alla mezz’ora. Nella ripresa, però, i locali ribaltano il risultato in soli quattro minuti con le marcature di Stoiber, Vogl e Schall. Il finale dice 3-2 per l’Admira, ma va bene così. Che al Littoriale ancora una volta non c’è storia. Il Bologna domina e va a segno con facilità disarmante. Gli austriaci, che devono fare a meno del loro capitano Sigl e della punta Schall, reggono soltanto la prima mezzora. Al vantaggio di Maini risponde Vogl dal dischetto, ma poi si scatena bomber Reguzzoni che mette a segno una tripletta; il quinto gol è siglato da Fedullo. Per il Bologna è l’apoteosi.
Ben presto i rossoblù sapranno farsi valere anche in campionato e metteranno fine al quinquennio della Juventus di Carcano, prima di andare a vincere un torneo forse ancor più prestigioso della Mitropa: il Torneo Expo di Parigi del 1937.

roberto e federico

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[1] Nelle altre sfide i vice-campioni di Cecoslovacchia dello Slavia Praga superano gli austriaci dell’Admira Vienna (3-0 a Praga, 1-0 per l’Admira a Vienna); la Juventus liquida gli ungheresi del Ferencváros con un perentorio 4-0 a Torino ed un sofferto 3-3 a Budapest; infine, i campioni in carica del First Vienna eliminano l’altra squadra ungherese dell’Ujpest vincendo 5-3 in casa e pareggiando 1-1 in terra magiara
[2] Sembra che i sostenitori dello Slavia, vista anche la mancanza di recinzione del terreno di gioco, abbiano invaso il campo venendo in colluttazione coi giocatori avversari. Molte ombre anche sull’operato del direttore di gara, il signor Braun, che accorda tre calci di rigore ai boemi nel corso del match ed è aggredito dall’attaccante juventino Cesarini, che lo attende addirittura negli spogliatoi a fine gara
[3] Da segnalare l’ interminabile sfida del primo turno tra lo Sparta Praga e i magiari dell’Hungária MTK. Sei gare non bastarono per decretare sul campo la vincente. Il primo incontro, a Praga, terminò 1-2. Il ritorno, in Ungheria, vide il successo dello Sparta per 4-5. Si rese quindi necessario lo spareggio nel quale i cecoslovacchi si imposero per 5-2. Tuttavia, l’Hungária presentò ricorso per lo schieramento di Faczinek, inutilizzabile a causa di problemi di trasferimento. La commissione dichiarò nulli i tre incontri. Si ricominciò perciò da capo. A Budapest i padroni di casa ebbero la meglio per 2-1; stesso identico risultato, ma a parti invertite, a Praga. Nuovo spareggio che terminò 1-1. A questo punto fu il sorteggio a decretare la vincitrice: lo Sparta.


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