Io trovo engraçado per come, il Brasile di oggi, assomigli molto all’Italia degli anni 60. Era il tempo del boom economico dove, usciti da poco dalla Seconda Guerra Mondiale, grazie anche dal Piano Marshall e dalla Guerra di Corea, si ebbe una grande crescita dell'industria pesante italiana.
Si erano poste così le basi d'una crescita economica spettacolare, destinata a durare sino allo shock petrolifero del 1973 ed a trasformare il Belpaese da Paese sottosviluppato dall'economia eminentemente agricola ad una delle nazioni più sviluppate dell'intero pianeta. Per esempio, nei tre anni che intercorsero tra il 1959 ed il 1962, i tassi di incremento del reddito raggiunsero valori da primato: il 6,4, il 5,8, il 6,8 e il 6,1% per ciascun anno analizzato. Valori tali da ricevere il plauso dello stesso presidente statunitense John F. Kennedy in una celebre cena col presidente Antonio Segni. Più che l'intraprendenza e la lungimirante abilità degli imprenditori italiani, ebbero effetto l'incremento vertiginoso del commercio internazionale e il conseguente scambio di manufatti che lo accompagnò. Il maggiore impulso a questa espansione venne proprio da quei settori che avevano raggiunto un livello di sviluppo tecnologico e una diversificazione produttiva tali da consentir loro di reggere l'ingresso dell'Italia nel Mercato comune.
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