Quando si vuole descrivere con un esempio la profonda stratificazione culturale, artistica e sociale che caratterizza la città di Napoli, si può citare il borgo dei Vergini. Nell’antichità questa zona, situata appena fuori la cinta muraria greca (parte dell’ attuale via Foria), fu adibita come luogo di sepoltura, dato che qui fu costruita la necropoli della Neapolis greca, fin dal IV-III secolo a.C. come mostrano le testimonianze archeologiche.
A causa del fenomeno delle “lave”, veri e propri torrenti generati in massima parte dalle acque piovane che copiosamente scendevano dalle colline, nel corso dei secoli si accumularono metri e metri di terra e materiali rocciosi, facendo perdere le tracce dell’antico utilizzo. Il borgo dei Vergini (il nome stesso deriva da antichi miti ellenici) fu quindi costruito su antichissimi reperti nel corso del Medioevo e conobbe il massimo splendore in età moderna, fra la fine del XVII secolo ed il XVIII secolo, quando divenne simbolo del barocco napoletano. Accadde infatti che appena fuori le mura della città diversi nobili e patrizi partenopei iniziarono a restaurare o costruire le proprie dimore, lontano dal caos dei vicoli della città ma comunque a poche centinaia di metri dalle porte di Napoli. Allo stesso modo furono tante le chiese ad essere costruite o rinnovate. Con la costruzione della reggia di Capodimonte, poi, la strada che passava fra il borgo dei Vergini e l’attuale rione Sanità divenne l’unico percorso di collegamento fra i due palazzi reali. Lavorarono per restaurare palazzi precedenti e costruire nuove chiese ed abitazioni civili architetti del calibro di Ferdinando Sanfelice (che elesse a pochi passi dai Vergini, nel rione Sanità, la propria dimora) e Luigi Vanvitelli.
Con la costruzione del ponte della Sanità ad opera dei francesi a inizio XIX secolo il tortuoso cammino che portava attraverso i Vergini a Capodimonte divenne sempre meno utilizzato, i sontuosi palazzi divennero proprietà divise fra sempre più persone, cadendo in alcuni casi in situazioni di profondo degrado. Oggi il borgo dei Vergini è un colorato mercato popolare a cielo aperto ed il rione della Sanità di cui fa parte è maggiormente noto per fatti di cronaca nera e come esempio di degrado piuttosto che per le antichissime radici o per i monumenti presenti.
Fra tutti i palazzi e le costruzioni presenti in zona, il più noto è il palazzo dello Spagnuolo (o dello spagnolo), considerato opera di Ferdinando Sanfelice. Particolarità di questo capolavoro dell’architettura barocca è la grande scalinata detta “ad ali di falco”, adornata con stucchi in stile rococò (Qui Altre fotografie riguardanti il palazzo dello spagnolo), la più celebre fra le tante scalinate a doppia rampa realizzate in quegli anni (altro esempio quella di palazzo Sanfelice). All’interno del palazzo dovrebbe essere inaugurato, prima o poi, il museo dedicato al grande Totò.
Chiesa delle missioni ai Vergini, la cupola ellittica
Su via Vergini si affacciano numerose chiese, molte delle quali di origine antica, spesso ricostruite su strutture preesistenti ritrovatesi al di sotto del livello stradale a causa del fenomeno delle lave dei Vergini. Fra queste, oltre a Santa Maria dei Vergini (quasi distrutta a causa dei bombardamenti durante la II guerra mondiale), si segnalano Santa Maria Succurre Miseris, costruita su pianta originaria del trecento nel ‘700 su progetto di Ferdinando Sanfelice nonchè la chiesa delle missioni ai Vergini, progettata da Luigi Vanvitelli.