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Il Brasile piange per una partita, non per la povertà

Creato il 09 luglio 2014 da Vesuviolive

Il Brasile piange per una partita, non per la povertà

Il Brasile di Felipe Scolari ieri è stato umiliato dalla Germania, e la disperazione si è impossessata di tutti i brasiliani presenti allo stadio. Spettatori in lacrime, con i visi sconvolti, scene che testimoniano come questa sconfitta sia probabilmente, per molti, una delle tragedie più grandi che abbiano affrontato in vita loro: ma vediamo pure cosa c’è dietro questi mondiali.

Il Brasile non ha organizzato soltanto il campionato mondiale di calcio 2014, bensì pure la Confederations Cup 2013 e nel 2016, tra due anni, ospiterà i giochi olimpici, tre competizioni per cui il Governo ha spesso una cifra spropositata. Questa nazione inoltre fa parte dei BRICS (acronimo che sta per “Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica”), ossia quei Paesi interessati nell’ultimo periodo da una fortissima espansione economica: nel caso del Brasile, è dovuta in larga parte anche alla produzione di biocarburanti, che si ottengono lavorando determinati alimenti come grano, mais e canna da zucchero, sottraendo dunque risorse alimentari alla gente e favorendo la fame nel mondo. Con tale background milioni di Brasiliani avevano mal accolto la notizia di organizzare tre importanti e costosi eventi sportivi in quattro anni, e parecchie manifestazioni, pure violente, si sono tenute nelle strade. Sono famosi poi i murales a denuncia di questa situazione, tra i quali quello di un bambino in lacrime perché al posto del cibo ha un pallone, e uno che raffigura Pelè avido con una borsa piena di denaro.

Murales Brasile

Nonostante tutto ciò i mondiali si sono giocati lo stesso, e gli stadi sono stati sempre pieni di brasiliani, quelli ricchi, perché i biglietti pochi se li possono permettere, specialmente se si devono acquistare dai bagarini (perfino la FIFA, tra l’altro, è coinvolta nel fenomeno del bagarinaggio). Spettatori che ieri piangevano disperati per una partita di calcio, una disfatta sportiva ma pur sempre una partita di calcio, i quali però sono restati indifferenti, assieme al Governo, nei confronti dei loro connazionali, tra cui tanti bambini, che fanno la fame. Il Brasile, terra di religiosissimi, ha sostituito nella sostanza il pallone al Cristo Redentore, il regolamento del gioco del calcio alla Bibbia, così come avvenuto in una grandissima parte del mondo, inclusa l’Italia. Il calcio, la nuova religione in nome della quale si compiono le crociate del Terzo Millennio contro il tifoso avversario, ed il caso più recente a noi vicino è la morte di Ciro Esposito.

La disperazione, quella vera, è la morte del senso di umanità.


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