Magazine Bambini

Il bravo papà

Da Virginia Less

Che i padri siano presenti e prendano la parola nel blog fa ovviamente piacere. Finora, pur avendo citato in varie occasioni i maschi di famiglia – magari per criticarli nel loro ruolo, come il nonno da brivido, o per compatirli quando afflitti da madri e mogli prevaricanti -, non ho preso in considerazione il papà in quanto tale. In effetti,  il blog è incentrato sulle nonne, ma essi  sono appunto i nostri figlioli. E se la loro “riuscita” non è ottimale quali mariti e padri, noi -l’ho già detto-  ci sentiamo comunque chiamate in causa.papadiventarlo  Capita di provare sensi di colpa, talvolta motivati…

Provo a mettere insieme, senza pretese, un po’ di quei precetti che riducono a formule più o meno azzeccate e/o spiritose questioni ben più complesse. Nel web si trova molto sull’argomento, a dimostrazione che la figura  paterna è ormai  (e tale vuol sentirsi) paritetica rispetto alla mamma nella cura dei figli. Non cito, per brevità, i tanti siti cui ho attinto: cercando “bravo papà” google li mostra subito.

1- Sii presente   Se sei uno di quegli uomini sposati con il lavoro è  il momento di cambiare la tabella di marcia! Il lavoro non può essere una scusa per estraniarti dalla vita del tuo bambino. Soprattutto durante gli anni di formazione del carattere e della personalità la presenza di entrambi i genitori è  essenziale. Esserci, per un papà vuol dire parlare con i figli,  farli partecipare il più possibile alla sua vita. E’ anche imparare a notare tutti quei piccoli e grandi segnali che i ragazzi inviano continuamente.

2- Ama la madre dei tuoi figli. La famiglia è un sistema che si regge sull’amore. Non quello presupposto, ma quello reale, effettivo. Senza amore è impossibile sostenere a lungo le sollecitazioni della vita familiare. Non si può fare i genitori “per dovere”. E l’educazione è sempre un “gioco di squadra”. L’ accordo profondo della coppia promuove la crescita dei figli, perché rappresenta una base sicura. (Questo precetto mi piace particolarmente; vale anche  per il padre…)

3- Sii autorevole, cioè  una guida che si pone alla giusta distanza rispetto ai figli. Un padre autorevole  stabilisce le regole, è attento a che vengano rispettate, ma allo stesso tempo è disponibile a spiegare le motivazioni e ad ascoltare le esigenze dei figli e il loro punto di vista. Un padre autorevole è una figura solida e affidabile, capace anche di manifestazioni di affetto e di tenerezza. Un genitore attento alle esigenze dei figli, i quali si fidano di lui e hanno modo di elaborare la correttezza delle sue indicazioni. Sono invece errate sia  l’educazione autoritaria che quella permissiva. Comandare senza confronto e scambio di punti di vista con i figli li rende isolati e diffidenti; concedere tutto e mettersi sullo stesso piano (il genitore “amico”) produce insicurezza e scarso autocontrollo.

4- Insegna a risolvere i problemi.  Quali che siano, dal motorino rotto ai bulli del quartiere,  dall’abito adatto al ragazzo del cuore, il papà deve mostrarsi interessato e collaborativo. “Un papà è il miglior passaporto per il mondo ” di fuori”. Il punto sul quale influisce fortemente (…) è la capacità di dominio della realtà, l’attitudine ad affrontare e controllare il mondo in cui si vive.” Trovo in un sito: mi sembra ben detto.

5-  Sappi ascoltare.  Non vale solo per il padre. E’ uno degli errori  più comuni dei genitori  (ma anche degli insegnanti): quello di pretendere di sapere ciò che è giusto per il loro figlio. Occorre invece capire cosa egli ritiene giusto per se stesso, dare fiducia e spazio,  puntare   sulla sua capacità di diventare progressivamente autonomo.

6 - Sappi perdonare gli errori. Dopo il giusto rimprovero e il serio impegno a evitarli, si capisce. I figli non debbono sentirsi respinti e abbandonati o, peggio, convinti di aver perso, a causa del loro comportamento, il diritto di essere amati. Le devianze giovanili hanno spesso alle spalle il rifiuto affettivo del padre. “Quand’ero piccolo mi voleva un gran bene; ci fu un giorno che commisi uno sbaglio; da allora non ebbe più il coraggio di avvicinarmi e di baciarmi come faceva prima. L’amore che nutriva per me scomparve: ero sui tredici anni…” Testimonianza raccolta in un carcere minorile.

Mi fermo, il post si allunga troppo. C’è molto d’altro su cui documentarsi e riflettere, cari papà. Fatelo: la professione è difficile, tocca impegnarsi.

 


Filed under: Etica, Riflessioni

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :