Che i padri siano presenti e prendano la parola nel blog fa ovviamente piacere. Finora, pur avendo citato in varie occasioni i maschi di famiglia – magari per criticarli nel loro ruolo, come il nonno da brivido, o per compatirli quando afflitti da madri e mogli prevaricanti -, non ho preso in considerazione il papà in quanto tale. In effetti, il blog è incentrato sulle nonne, ma essi sono appunto i nostri figlioli. E se la loro “riuscita” non è ottimale quali mariti e padri, noi -l’ho già detto- ci sentiamo comunque chiamate in causa. Capita di provare sensi di colpa, talvolta motivati…
Provo a mettere insieme, senza pretese, un po’ di quei precetti che riducono a formule più o meno azzeccate e/o spiritose questioni ben più complesse. Nel web si trova molto sull’argomento, a dimostrazione che la figura paterna è ormai (e tale vuol sentirsi) paritetica rispetto alla mamma nella cura dei figli. Non cito, per brevità, i tanti siti cui ho attinto: cercando “bravo papà” google li mostra subito.
1- Sii presente Se sei uno di quegli uomini sposati con il lavoro è il momento di cambiare la tabella di marcia! Il lavoro non può essere una scusa per estraniarti dalla vita del tuo bambino. Soprattutto durante gli anni di formazione del carattere e della personalità la presenza di entrambi i genitori è essenziale. Esserci, per un papà vuol dire parlare con i figli, farli partecipare il più possibile alla sua vita. E’ anche imparare a notare tutti quei piccoli e grandi segnali che i ragazzi inviano continuamente.
2- Ama la madre dei tuoi figli. La famiglia è un sistema che si regge sull’amore. Non quello presupposto, ma quello reale, effettivo. Senza amore è impossibile sostenere a lungo le sollecitazioni della vita familiare. Non si può fare i genitori “per dovere”. E l’educazione è sempre un “gioco di squadra”. L’ accordo profondo della coppia promuove la crescita dei figli, perché rappresenta una base sicura. (Questo precetto mi piace particolarmente; vale anche per il padre…)
3- Sii autorevole, cioè una guida che si pone alla giusta distanza rispetto ai figli. Un padre autorevole stabilisce le regole, è attento a che vengano rispettate, ma allo stesso tempo è disponibile a spiegare le motivazioni e ad ascoltare le esigenze dei figli e il loro punto di vista. Un padre autorevole è una figura solida e affidabile, capace anche di manifestazioni di affetto e di tenerezza. Un genitore attento alle esigenze dei figli, i quali si fidano di lui e hanno modo di elaborare la correttezza delle sue indicazioni. Sono invece errate sia l’educazione autoritaria che quella permissiva. Comandare senza confronto e scambio di punti di vista con i figli li rende isolati e diffidenti; concedere tutto e mettersi sullo stesso piano (il genitore “amico”) produce insicurezza e scarso autocontrollo.
4- Insegna a risolvere i problemi. Quali che siano, dal motorino rotto ai bulli del quartiere, dall’abito adatto al ragazzo del cuore, il papà deve mostrarsi interessato e collaborativo. “Un papà è il miglior passaporto per il mondo ” di fuori”. Il punto sul quale influisce fortemente (…) è la capacità di dominio della realtà, l’attitudine ad affrontare e controllare il mondo in cui si vive.” Trovo in un sito: mi sembra ben detto.
5- Sappi ascoltare. Non vale solo per il padre. E’ uno degli errori più comuni dei genitori (ma anche degli insegnanti): quello di pretendere di sapere ciò che è giusto per il loro figlio. Occorre invece capire cosa egli ritiene giusto per se stesso, dare fiducia e spazio, puntare sulla sua capacità di diventare progressivamente autonomo.
6 - Sappi perdonare gli errori. Dopo il giusto rimprovero e il serio impegno a evitarli, si capisce. I figli non debbono sentirsi respinti e abbandonati o, peggio, convinti di aver perso, a causa del loro comportamento, il diritto di essere amati. Le devianze giovanili hanno spesso alle spalle il rifiuto affettivo del padre. “Quand’ero piccolo mi voleva un gran bene; ci fu un giorno che commisi uno sbaglio; da allora non ebbe più il coraggio di avvicinarmi e di baciarmi come faceva prima. L’amore che nutriva per me scomparve: ero sui tredici anni…” Testimonianza raccolta in un carcere minorile.
Mi fermo, il post si allunga troppo. C’è molto d’altro su cui documentarsi e riflettere, cari papà. Fatelo: la professione è difficile, tocca impegnarsi.
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