Fino a poco tempo fa, l’approccio dei politici occidentali alle prospettive di trasformazione del gruppo BRICS in una forza indipendente a livello geopolitico era palesemente scettico. Si riteneva che questo gruppo fosse troppo diviso al suo interno, e che non sarebbe prevalsa la tendenza alla cooperazione tra i suoi membri.
Come esempio dello scetticismo verso queste relazioni si può citare il parere di Yasheng Khuang, professore al Massachusetts Institute of Technology e famoso esperto nel campo dell’economia e del management globali. Alla vigilia del summit di Delhi, Khuang aveva affermato: “Questo non è un blocco politico, ma soltanto l’incarnazione del concetto che l’Occidente non deve più essere il centro di attrazione universale”. In questo senso si è espresso anche l’ex ambasciatore dell’India presso l’ONU Lalit Mansingh: “I Paesi del BRICS hanno un peso economico, ma non hanno una visione comune riguardo a molti problemi internazionali. Tra loro non c’è un principio unificante. Sono in grado di fare molto rumore al summit, ma ognuno di loro deve considerare con attenzione quanto questo possa danneggiare le sue relazioni con gli Stati Uniti…”
I capi di Stato dei Paesi BRICS non sottovalutano i problemi presenti all’interno di questo gruppo. Gli Stati del gruppo sono molto differenti per quanto riguarda organizzazione interna e condizioni economiche, ognuno di loro ha un peso diverso nell’economia globale, e su di loro pesano i legami con i partner occidentali tradizionali. Non bisogna, inoltre, dimenticare i problemi esistenti a livello intergovernativo, come ad esempio le dispute di confine tra India e Cina, le posizioni divergenti nei confronti di Pakistan e Tibet e la sproporzione nello scambio di merci tra queste nazioni. Persistono, inoltre, differenze nell’approccio agli aspetti più importanti della politica internazionale. Ad esempio, Cina e Russia hanno espresso voto contrario alla risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU sulla Siria, che richiedeva le dimissioni di Bashar Asad, mentre India, Brasile e Sud Africa l’avevano appoggiata.
Lo scorso anno, il gruppo non è riuscito a uniformare la sua posizione relativamente alla candidatura al posto di presidente del FMI, e ora ha incontranto difficoltà per la nomina di un candidato unico per il posto di presidente della Banca Mondiale. La stessa circostanza si è verificata nell’elaborazione di una posizione unitaria per quanto concerne i problemi di emissione dei gas serra alla conferenza di Copenhagen. Esistono anche altri fattori che complicano l’unione delle forze di questi Stati.
Ciononostante, il summit di Delhi ha mostrato, per la prima volta, che si sta verificando un avvicinamento. Ad oggi, agli occhi di tutto il mondo si presenta un processo evidente: forze di sviluppo giovani e dinamiche vanno contro un ordine politico ed economico mondiale obsoleto e ingiusto, e cominciano ad unirsi per una sua ristrutturazione. La Dichiarazione pubblicata in seguito al summit di Delhi non lascia dubbi riguardo al fatto che il processo di unione delle forze all’interno del BRICS è passato a una fase di formulazione di interessi comuni e di preparazione di azioni congiunte concrete nell’arena internazionale.
Nella dichiarazione si afferma: “Le nostre discussioni, il tema generale delle quali è stato ‘la partnership del BRICS negli interessi della stabilità, della sicurezza e della prosperità globali’, si sono svolte in un’atmosfera amichevole e rilassata e sono state permeate dalla nostra rispettiva aspirazione verso un ulteriore rafforzamento della nostra partnership negli interessi dello sviluppo globale, ma anche verso un avanzamento della collaborazione in materia di apertura, di solidarietà, di comprensione reciproca e di fiducia”.
Da queste semplici dichiarazioni è possibile comprendere l’insoddisfazione per il doppio standard nella politica internazionale dell’Occidente. Le relazioni internazionali hanno bisogno da tempo di una purificazione da bugie e ipocrisia, le quali hanno impregnato la cultura politica imposta al mondo dagli anglosassoni.
Quelle politiche in Occidente che non prestano attenzione a questa situazione commettono un grave errore. Il piano d’azione annunciato dal BRICS prevede:
- un incontro tra i Ministri degli Affari Esteri dei Paesi BRICS nell’ambito dell’Assemblea Generale dell’ONU;
- incontri tra i Ministri delle Finanze, i direttori delle banche centrali, i presidenti degli organi finanziari e fiscali dei Paesi BRICS nell’ambito delle conferenze del G20 e delle e conferenze multilaterali della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale;
- misure multilaterali e incontri indipendenti dei Ministri del Commercio dei Paesi BRICS, e anche dei Ministri dell’economia agricola dei cinque Paesi;
- secondo incontro dei Ministri della Sanità dei cinque Paesi e assemblea temporanea del gruppo di contatto BRICS per i problemi relativi all’economia e al commercio;
- terzo incontro tra i rappresentanti degli organi di stato dei Paesi BRICS che si occupano di problemi di concorrenza, nel 2013;
- incontri che tratteranno di problemi relativi alla tecnica e alla scienza; il primo incontro del Forum del BRICS per l’urbanizzazione e il secondo Forum di collaborazione delle città gemellate e degli agglomerati municipali dei Paesi membri del BRICS in India nel 2012.
Nel corso del summit le parti hanno anche elaborato nuovi campi di collaborazione da studiare. In particolare si è discusso di collaborazione multilaterale per l’energia, dell’elaborazione di una valutazione scientifica univoca, di una strategia BRICS a lungo termine, di un dialogo sulla politica giovanile del BRICS e di una collaborazione per i problemi legati alla popolazione. Oltre a ciò, ai partecipanti del summit è stato presentato il documento Le economie dei Paesi BRICS: relazione su Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa.
Questa lunga lista di provvedimenti, i quali prevedono frequenti consultazioni riguardo a un insieme di problemi molto vasto, non può non risolversi in un’armonizzazione di azioni congiunte per la difesa dei propri interessi. E questi interessi sono stati formulati nel corso del summit in modo estremamente chiaro. I capi del BRICS hanno espresso in toni categorici la propria insoddisfazione per la politica degli istituti finanziari occidentali. Secondo la loro opinione, la riforma di essi non è soddisfacente e non tiene conto degli interessi del gruppo. I leader hanno preso la decisione di elaborare un progetto di una banca autonoma per lo sviluppo che dovrà compensare i danni causati alle nazioni del gruppo dalla politica finanziaria dell’Occidente.
È stato firmato un accordo per il sistema di pagamento nelle valute nazionali, con l’obiettivo di affiancare e, nel lungo periodo, di sostituire il dollaro nei pagamenti che avvengono tra queste nazioni. I Ministri delle Finanze dei Paesi del gruppo hanno ricevuto il compito di formulare un’offerta per la Banca dello Sviluppo entro il prossimo summit. Al momento il volume di scambi commerciali interni al BRICS è di 230 miliardi di dollari, e ci sono ottime possibilità che raggiunga i 500 miliardi di dollari molto presto. Per la prima volta nella storia recente esisterà una struttura economica forte che opererà nel mercato internazionale senza l’attrazione del dollaro.
I leader del BRICS, durante il summit, hanno anche prestato attenzione alle questioni più importanti della politica mondiale. Hanno infatti evidenziato lo sbilanciamento nella rappresentanza delle nazioni e dei continenti nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il presidente della Federazione Russa ha dichiarato che “La Russia sostiene l’India, il Brasile e il Sudafrica come candidati forti per l’ingresso tra i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”. La dichiarazione del summit relativa all’inammissibilità dell’utilizzo dell’ONU “come copertura per la destituzione di regimi scomodi e per l’imposizione di soluzioni unilaterali alle situazioni di conflitto” è riecheggiata come un serio avvertimento agli strateghi della NATO, che hanno architettato piani di violenza politica chirurgica nei confronti di una lunga serie di nazioni.
Anche l’Iran e la Siria sono stati oggetto di discussione. “Abbiamo discusso anche questioni di politica estera; particolare attenzione è stata prestata alle situazioni nelle zone calde, per esempio la posizione della Siria” ha dichiarato Medvedev “Noi riteniamo importante non permettere interferenze esterne nelle questioni della Siria, ma dare la possibilità da un lato al governo, dall’altra all’opposizione, di instaurare finalmente un dialogo, senza ostacolarlo, senza affermare che questo dialogo è condannato in partenza al fallimento e che solo azioni militari sono in grado di riportare l’ordine. Questo sarebbe l’approccio più miope e più pericoloso”. È stata confermata la posizione consolidata riguardo al divieto di aggressione all’Iran. Cina, India e Sudafrica ricevono dall’Iran tra il 12 e il 20% dell’importazione di petrolio. Ne parlano chiaramente: “Dobbiamo evitare sconvolgimenti politici che possano causare oscillazioni nel mercato mondiale delle materie prime, le quali incidono sul flusso delle merci” ha dichiarato il primo ministro dell’India Manmohan Singh. Lo ha appoggiato anche Dilma Rousseff, condannando la politica dell’embargo contro l’Iran e l’escalation della retorica della violenza.
Se si pensa al fatto che in precedenza il primo ministro di Israele Netanyahu aveva annunciato l’intenzione di attaccare l’Iran, allora diventa evidente che nel mondo si stanno formando due posizioni totalmente divergenti riguardo alla stesura dell’agenda internazionale. E il BRICS si sta già configurando come una forza alternativa alla posizione occidentale. Tutto ciò non poteva passare inosservato in Occidente. Il “Washington Post” ha ribattezzato il summit “l’inizio di una nuova era”. La comunanza di interessi particolari dei Paesi del BRICS diventa una realtà concreta, la quale determinerà un ulteriore consolidamento del gruppo. La situazione va verso la formazione di un’unione in grado di proporre la creazione di un nuovo ordine mondiale, più contemporaneo e più equo.
(Traduzione dal russo di Roberto Ricci)