L'esterno della casa di Petrarca
Il Petrarca visse ad Arquà nel periodo in cui il borgo faceva parte del territorio padovano governato dalla signoria dei Carraresi e potremmo dire che mai come per lui fu valido il detto «non tutto il male vien per nuocere», dato che, se il poeta arrivò nel 1364 nel padovano, fu per via della scabbia. Fu, precisamente, ad Abano, dove frequentò a fini curativi le strutture termali che ancora oggi sono una grande attrattiva turistica per la zona, e qualche anno dopo fu canonico a Monselice; nel 1369 il acquistò una piccola proprietà nel borgo vicino dove, dopo il restauro, visse assieme alla figlia, al genero e al nipote.
La sala centrale, detta Delle Metamorfosi
L'edificio è costituito da due piani e circondato da un giardino. Al piano terra è allestita una mostra fotografica che ricostruisce i momenti salienti della vita del Petrarca e, in una delle stanze, è visibile la gatta gatta tanto amata dal poeta, imbalsamata in una teca, anche se questo particolare è ritenuto un falso di epoca successiva.
La gatta del poeta
Gli unici elementi chiaramente riconducibili al tempo del poeta si trovano infatti al piano superiore, cui si accede da una scalinata che dà sul bellissimo terrazzo a bifora (anch'esso realizzato successivamente), e sono una sedia, un armadio e il camino; anche la decorazione, infatti, è opera posteriore, e risale all'iniziativa del nobile padovano Pietro Paolo Valdezocco (XVI sec.), che si ispirò ai contenuti stessi delle opere del poeta, ovvero il poema Africa, da cui sono tratte le raffigurazioni della Stanza di Cleopatra, quella della Stanza delle Visioni, che muove dalla canzone 323 (Standomi un giorno solo a la fenestra) e anche il grade ciclo della Sala delle Metamorfosi, che accoglie per prima il visitatore con gli affreschi scaturiti dalla lettura della Canzone 23 (Nel dolce tempo de la prima etade).La casa di Petrarca è certamente la maggiore attrattiva di Arquà, ma non è solo per ammirare i luoghi in cui il poeta trascorse gli ultimi anni della sua vita (1369-1374) che vale la pena visitare il borgo: nel cuore del paesino si apre una piazza che dà accesso alla chiesa romanica di Santa Maria Assunta (XI sec.) e che ospita la tomba del poeta, fatta realizzare in marmo rosso di Verona dal genero e ornata da un ritratto bronzeo. Tutt'intorno si sviluppano costruzioni che recano ancora segni dell'origine medievale e il centro è raccolto e adatto ad una piacevole passeggiata, inoltre non manca l'occasione di gustare i prodotti tipici della zona, come il miele e le giuggiole, da cui viene distillato un particolare liquore; decentrato rispetto al paese, su una collinetta, si trova invece il museo dei pianoforti antichi, mentre tutta l'area è godibile attraverso un'escursione naturalistica. Insomma, Arquà, piccolissimo borgo fra i colli padovani, è davvero quel «buen retiro» decantato dal Petrarca.
La chiesa di Santa Maria Assunta
«Noi proseguimmo il nostro breve pellegrinaggio fino a che ci apparve biancheggiar dalla lunga la casetta che un tempo accoglieva quel grande alla cui fama è angusto il mondo, / per cui Laura ebbe in terra onor celesti. Io mi vi sono appressato come se andassi a prostrarmi su le sepolture de'miei padri, e come uno di que' sacerdoti che taciti e riverenti s'aggiravano per li boschi abitati dagl'Iddii.»
(U. Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, 12 novembre)
La tomba del poeta
C.M.
NOTE:
Le foto degli interni della casa del Petrarca sono tratte dal sito del comune di Arquà, mentre quelle degli esterni sono di mia realizzazione.