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Il buio fuori, di Cormac McCarthy - Recensione

Creato il 06 gennaio 2013 da Nicola Nicodemo
Il buio fuori, di Cormac McCarthy - RecensioneCiò che più apprezzo nei romanzi di Cormac McCarthy è l'abilità narrativa nel descrivere la realtà e la condizione umana, il suo tratto ruvido e le tinte scure con cui delinea i personaggi. I suoi scritti trasudano realtà, non perché siano realisti - tutt'altro, perfino le emozioni umane sembrano avere qualcosa di irrazionale, di sovrumano - ma per la capacità di creare con le parole un mondo fatto di terra e roccia, da poter toccare con mano, e personaggi vivi, in grado di tradire un'emozione con la più piccola parvenza di movimento, con il più impercettibile gesto. McCarthy potrebbe convincerti che l'Inferno esista davvero, se lo scrivesse nei suoi romanzi.
C'è un'atmosfera nei libri di quest'autore che preclude ogni determinazione temporale. L'attenzione si concentra sulla storia. Quello che potrebbe succedere attorno non interagisce in alcun modo. Non c'è spazio per l'immaginazione, l'autore non ti lascia correre via per i prati verdi della fantasia. Ti tiene stretto al suo crudo e violento palcoscenico. I personaggi, i luoghi, le azioni sono sue, solo sue, e tu non puoi fare altro che guardare. Non puoi mollarlo. Non te lo permette.

La recensione de Il buio fuori potrebbe essere racchiusa nel titolo stesso. Il buio, fuori, avvolge l'uomo, lo costringe a muoversi ciecamente verso la sua meta sconosciuta, senza sapere cosa accadrà, senza sapere quali forze lo stanno muovendo. I personaggi sono creature cieche e sopraffatte dall'evolversi naturale delle cose. Non c'è autonomia nelle loro azioni, sembra essere tutto legato a un piano prestabilito. Il buio fuori è la rappresentazione della condizione umana, della sopraffazione della violenza, della solitudine e del pericolo. Eppure non ci sono toni violenti nello stile di McCarthy: la violenza è nelle immagini, nei gesti, nei luoghi. E viene trattata nella più completa normalità, con un forte autocontrollo.
Culla e Rinthy sono i protagonisti di questo romanzo. Sono vittime designate del destino, insieme a tutti gli altri personaggi. Non esistono buoni e cattivi. Non esistono neanche veri colpevoli o veri innocenti. Hanno tutti una colpa e sono tutti vittime, indistintamente. Vittime dell'orrore che li induce a commettere atti di violenza. Si prova un moto di pena verso queste anime tormentate che vagano senza meta.

Il buio fuori, di Cormac McCarthy - Recensione

Cormac McCarthy - l'autore

Un errore. Un errore ancora. Culla è costretto a commettere un abominio. Ma sembra farlo senza coscienza: è il buio, il dolore a costringerlo. Ma l'animo umano non avrà più pace. L'abominio non è la soluzione, è solo l'inizio di un travaglio più grande, che dalle tenebre interiori prende forma e si fonde nell'oscurità esteriore.

L'uomo diventa animale fragile, in balia del destino, che con le sue incertezze e - nello stesso tempo - la certezza del dolore, decreta il destino di ognuno di noi.

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