Un classico della storia del cinema che ho visto oggi per la prima volta. I temi al centro della storia sono sostanzialmente due: il razzismo della provincia americana e il pregiudizio verso ciò che non conosciamo o che riteniamo diverso da noi e perciò conseguentemente negativo. Questi due grandi filoni corrono paralleli per tutto il film fino a intrecciarsi indissolubilmente sul finale, bello e commovente come solo una certa Hollywood è capace di fare.Il film è in un piacevolissimo bianco e nero che sembra quasi anacronistico rispetto alle tematiche trattate, tuttora moderne e attuali e per molto tempo tabù per le grandi case cinematografiche americane ossia il razzismo e lo stupro. Molto delicato tutto il segmento dedicato alle piccole grandi avventure dei due fratellini Jen e Scout, l'uno maturo e sensibile, l'altra scapestrata e maschiaccio. Molto realistico e avvincente il processo in cui prevale la morale tradizionale americana con l'ingiusta condanna del povero ragazzo afroamericano per una violenza sessuale mai commessa su una donna bianca (in realtà picchiata e sottomessa dal suo stesso padre, un lurido contadino del Sud). Su tutto questo giganteggia il grande Gregory Peck, padre affettuoso e uomo progressista, avvocato delle cause perse e vedovo, costretto dalle circostanze a crescere da solo due bambini che inizialmente lo vedono come una persona debole ma che proprio nello svolgersi della storia capiranno la grandezza del proprio padre. Il film segna anche il passaggio dall'età dell'innocenza a quella della consapevolezza, ma anche dal pregiudizio (alimentato dalle ciarle di quartiere) alla comprensione (vedi la scoperta che in realtà il misterioso vicino che i bambini immaginavano come un mostro in realtà era un ragazzo sensibile e coraggioso, pronto a salvare la loro vita anche a rischio della propria).
Magazine Cinema
Un classico della storia del cinema che ho visto oggi per la prima volta. I temi al centro della storia sono sostanzialmente due: il razzismo della provincia americana e il pregiudizio verso ciò che non conosciamo o che riteniamo diverso da noi e perciò conseguentemente negativo. Questi due grandi filoni corrono paralleli per tutto il film fino a intrecciarsi indissolubilmente sul finale, bello e commovente come solo una certa Hollywood è capace di fare.Il film è in un piacevolissimo bianco e nero che sembra quasi anacronistico rispetto alle tematiche trattate, tuttora moderne e attuali e per molto tempo tabù per le grandi case cinematografiche americane ossia il razzismo e lo stupro. Molto delicato tutto il segmento dedicato alle piccole grandi avventure dei due fratellini Jen e Scout, l'uno maturo e sensibile, l'altra scapestrata e maschiaccio. Molto realistico e avvincente il processo in cui prevale la morale tradizionale americana con l'ingiusta condanna del povero ragazzo afroamericano per una violenza sessuale mai commessa su una donna bianca (in realtà picchiata e sottomessa dal suo stesso padre, un lurido contadino del Sud). Su tutto questo giganteggia il grande Gregory Peck, padre affettuoso e uomo progressista, avvocato delle cause perse e vedovo, costretto dalle circostanze a crescere da solo due bambini che inizialmente lo vedono come una persona debole ma che proprio nello svolgersi della storia capiranno la grandezza del proprio padre. Il film segna anche il passaggio dall'età dell'innocenza a quella della consapevolezza, ma anche dal pregiudizio (alimentato dalle ciarle di quartiere) alla comprensione (vedi la scoperta che in realtà il misterioso vicino che i bambini immaginavano come un mostro in realtà era un ragazzo sensibile e coraggioso, pronto a salvare la loro vita anche a rischio della propria).
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