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Il buon governo esige buona cultura: l’insegnamento “popolare” di don Sturzo

Creato il 08 luglio 2015 da Libera E Forte @liberaeforte

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Oggi si punta troppo sul gioco di forze antagoniste e sopra un intervento statale che tende a dare in mano alle burocrazie l’economia del Paese. Tutto ciò è contrario sia allo spirito cristiano che agli interessi nazionali, e rende più costosa e meno efficiente l’elevazione del lavoratore”: la frase, scritta da Luigi Sturzo più di sessanta anni fa, è riportata nel libro “Governare bene sarà possibile. Come passare dal populismo al popolarismo” di Giovanni Palladino, in cui l’autore, dopo avere presentato un excursus sulla nascita e lo sviluppo del pensiero sturziano, presenta alcune considerazioni sull’attualità e l’attuabilità degli insegnamenti del popolarismo e della Dottrina sociale cristiana.

Palladino ricorda l’impegno della Chiesa nei confronti della “questione sociale”, che inizia con Leone XIII e il suo auspicio “tutti proprietari non tutti proletari”. La Rerum noverum si pone l’obiettivo di contrastare l’ideologia marxista, ritenuta una “medicina” peggiore del male che voleva curare, e di rivendicare la possibilità di realizzare una più stretta alleanza tra capitale e lavoro, volta a responsabilizzare sia gli imprenditori sia i lavoratori a beneficio di entrambi: “La concordia fa la bellezza e l’ordine delle cose – afferma Leone XIII nell’enciclica – mentre un perpetuo conflitto tra capitale e lavoro non può che dare confusione e barbarie. Ora a pacificare il dissidio, anzi a svellerne le stesse radici, il Cristianesimo ha dovizia di forza meravigliosa”.

Luigi Sturzo fu tra i giovani sacerdoti – all’epoca aveva vent’anni – che “compresero gli effetti benefici della rivoluzione pacifica proposta da Leone XIII”, il quale “invitava il clero a uscire dal ‘chiuso’ delle sacrestie e dalle case dei nobili per portare all’aria aperta, nel vivo della società, il messaggio di cooperazione e di collaborazione tra i ricchi e i proletari, tra il capitale e il lavoro”.

Purtroppo, anche dopo il fallimenti degli “ismi” che hanno governato l’Europa nel secolo scorso non è avvenuto quel miglioramento della società auspicato dalla Dottrina sociale; anche il movimento della democrazia cristiana, continua Palladino, non ha applicato fedelmente i principi cristiani, tradendo gli insegnamenti di Leone XIII, e ciò è avvenuto “perché non è stato rispettato un principio molto importante, sempre sostenuto con grande convinzione e determinazione da Luigi Sturzo: il buon governo esige buona cultura. Quest’ultima, infatti, di solito offre, a chi la possiede, altre due qualità: la competenza e la moralità nell’esercizio del potere politico ed economico”.

A questo proposito, l’autore cita un brano in cui Sturzo chiama in causa la responsabilità di ogni “uomo di buona volontà” di impegnarsi per la realizzazione del bene comune: “E spetta a noi attuare quegli insegnamenti nel vorticoso succedersi dei tempi e nel contrasto violento dell’attività umana. Noi cristiani cittadini e uomini del nostro tempo, chiamati per dovere di coscienza a scendere nel campo delle lotte pubbliche di pensiero e di azione, dobbiamo portarvi quell’elemento positivo che la Chiesa ci dà, che la ragione illuminata dalla fede ci suggerisce, che l’amore naturale, vivificato dal divino, ci impone; affinché nel cozzo dei fatti umani, che dipendono dalle nostre libere forze e dal nostro costante lavoro, possano la verità e il bene concretizzarsi nelle forme sociali e prevalere nello svolgimento della storia”.

Le ideologie politiche ed economiche del nostro tempo hanno rivelato la loro fallacia, guidate dall’illusione “di poter creare valore sociale trascurando o, peggio, calpestando i valori spirituali e morali”. Perché, ci ricorda Palladino, “Non può esserci buona cultura di governo se questi valori vengono trascurati o soppressi, perché ritenuti non influenti o addirittura di ostacolo per migliorare la vita economica e sociale di un popolo. Con la soppressione di tali valori si finisce per cadere nelle trappole del nichilismo, dello statalismo e del materialismo, tre potenti veleni per la salute dell’uomo, come la storia ha sempre chiaramente dimostrato”.

MC


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