Il burnout: sindrome da stress

Da Postpopuli @PostPopuli

di Claudia Boddi

Il burnout è una sindrome da stress che genera uno stato di esaurimento mentale, fisico ed emotivo. La prolungata esposizione ad agenti stressogeni è causa di sensazioni di continua frustrazione, insoddisfazione, perdita di speranza, demotivazione, sintomi più comuni che possono ledere non solo il campo professionale, ma anche l’area della salute e quella delle relazioni.

Quando i problemi sembrano insormontabili, tutto appare grigio e pesante e trovare le energie per andare oltre le difficoltà sembra l’impresa più ardua da compiere, è il momento di fermarsi, riflettere e fare qualcosa per la propria situazione.

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Tutti quanti viviamo giorni durante i quali ci sentiamo annoiati, senza voglia di fare niente, più cinici e risentiti del solito ma se questo si protrae oltre misura, ecco che siamo nell’ambito della sindrome da burnout, che in inglese, non a caso, significa “bruciare fuori”, a indicare qualcosa di natura psicologica che esplode e si manifesta all’esterno. Non più prerogativa solo delle helping profession – come lo psicologo, l’assistente sociale, l’O.S.A., l’infermiere -, in quanto malattia delle società moderne, il burnout colpisce, senza remore, anche professioni un tempo considerate fuori bersaglio, come quelle degli architetti, degli avvocati e quant’altro. Le professioni d’aiuto rimangono comunque il cantiere principale di proliferazione dei sintomi dello stress e del dilagare degli effetti dell’esposizione reiterata a eventi negativamente influenti sull’equilibrio psicofisico dell’operatore in gioco, a causa del contatto diretto con l’utente in difficoltà.

Caratterizzate dall’intenso coinvolgimento emotivo, le attività sociali richiedono al professionista di farsi carico non solo del proprio stato interiore, ma anche di quello del cliente fatto per lo più di ansia, disperazione, disagio e sofferenza a tutto tondo. Risolvere certe situazioni è pressoché impossibile e, talvolta, solo il semplice affrontarle adeguatamente diventa qualcosa di molto pesante e complicato. È in questa spirale che si insinua il burnout con il senso di frustrazione, l’impotenza, l’apatia, fino ad arrivare alla produzione di problemi psicofisici come l’insonnia e, nei casi più estremi, l’incremento di uso di alcool o farmaci. Anche se ci sono più definizioni di questa sindrome, gli autori concordano nel non considerarlo un evento, ma un processo che si sviluppa diversamente a seconda delle peculiarità soggettive e del contesto sociale.

Studi hanno dimostrato come l’azione patogena dei fattori stressanti che portano al burnout, protratta nel tempo, possa determinare reazioni disadattive che si estendono alla sfera extralavorativa fino a favorire l’insorgenza di quadri nevrotici e depressivi. Manifestazioni sintomatologiche dell’ansia, modificazioni del tono dell’umore in senso depressivo, ma anche alterazioni emozionali e comportamentali, psicosomatiche e sociali, perdita dell’efficacia lavorativa come indicatori di un disagio che tende a coinvolgere aspetti più generali della personalità dell’individuo. Causa dell’alto livello di assenteismo, il burnout colpisce in prevalenza le donne, a causa del doppio carico (professionale e familiare) cui sono sottoposte. Alcuni autori hanno rilevato una corrispondenza positiva tra la giovane età, l’assenza di figli o di un compagno stabile per le persone maggiormente esposte allo stress lavorativo.

Il rischio del burnout oggi è sotto gli occhi di tutti ed è troppo importante affinché non si provveda a realizzare efficacemente un approccio preventivo per affrontare il problema. È fondamentale fare un investimento sulle persone in modo tale da poter contare su lavoratori preparati. Promuovere l’impegno lavorativo non significa soltanto eliminare gli elementi negativi ma anche e soprattutto potenziare quelli positivi. Se anche l’organizzazione dimostrasse ai suoi dipendenti lo stesso tipo di impegno e interesse che pretende da loro potrebbe essere un buon inizio. A livello personale, invece, generalmente le persone colpite da burnout hanno bisogno di rinvigorire la propria autostima e di ristabilire il dialogo con il proprio sistema di appoggio sociale (rete di amici, confidenti) nonché di ritrovare la capacità di sorridere anche all’interno di un contesto oppressivo o eccessivamente faticoso. Una maggior coscienza di sé e dei fattori che hanno provocato lo stato di stress può essere una risorsa. È sconsigliato isolarsi, meglio cercare familiari o conoscenti con i quali trascorrere momenti di svago: spesso l’incremento delle attività ludiche o sportive, aiutando a scaricare la tensione, porta linfa nuova e dona energia fresca. Se i problemi persistono e si complessificano sempre più, non è da scartare l’ipotesi di rivolgersi ad un buon psicoterapeuta con il quale poter iniziare un percorso che vada a toccare ad ampio raggio le problematiche emerse con il disturbo dovuto al burnout.


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