“Col burraco bisogna abitare la mente. È un fantasma silenzioso, che si insidia nei pensieri dei giocatori.”
Così definisce questo gioco di carte Giorgio Vitale, vicepresidente onorario della Federazione Italiana Burraco, che per primo l’ha introdotto in Italia e ne ha ideato strategie e tattiche.
Questo gioco nasce in Uruguay negli anni Quaranta del secolo scorso dalla costola della canasta. Tale derivazione può trovare anche ragione nell’associazione logica del significato delle due parole: “canasta” (spagn.) = “canestro”, “cesto”, “paniere”; “burraco” (port. con una “r” sola) = “setaccio”. Si dice inoltre che il burraco sia pure figlio illegittimo del più sofisticato bridge.
In effetti, la sostanza di questo gioco da tavolo che oggi imperversa sia live che online è la raccolta selettiva dal mazzo centrale o dagli scarti, avendo all’inizio undici carte in mano, in modo da poter calare scale di sette dello stesso seme o dello stesso valore, facendo burraco puro (o pulito) senza jolly o pinelle (i 2 di qualsiasi seme), oppure burraco impuro (o sporco) nel caso contrario. Per giocare si usano, come per la parente povera scala 40 o il cervellotico machiavelli, due mazzi di carte francesi (54 l’uno) comprensivi dei 4 jolly.
Dall’Uruguay il gioco, dopo circa un decennio, è passato negli Stati Uniti, e a metà degli anni Ottanta – probabilmente frutto dell’emigrazione di ritorno o comunque della continuità dei rapporti tra gli emigrati e le famiglie d’origine – è approdato nel nostro Paese dapprima in Puglia, riscuotendo un enorme successo, poi in Campania, e via via si è diffuso in tutta la Penisola.
Pare che questa passione si stia estendendo a tutta l’Europa: in Spagna, in Francia, in Grecia, dove ha preso il nome di birimba, ed è ai suoi primi passi anche in Germania e in Inghilterra, oltre che persino in Russia.
Curioso, e insieme inquietante, è il fatto che il gioco riesca a coinvolgere e assorbire trasversalmente individui di ogni età, sesso, professione, estrazione culturale e sociale e finanche credo religioso (ho conosciuto alcune suore appassionate di burraco), che passano magari ore e ore seduti al tavolo verde o, se giocano online, davanti al computer, dedicandovisi persino nelle ore di lavoro…
Mentre, in un primo tempo, vi erano impegnate soprattutto le donne, casalinghe e pensionate, che detengono tuttora il primato non solo numerico ma anche di merito in questo gioco, poiché, sia nei confronti del socio che degli avversari (si può giocare singolarmente o in coppia, cioè a due o a quattro, ma volendo è possibile anche a tre), pare abbiano più empatia e senso psicologico, ingredienti davvero determinanti, ora la burracomania ha preso tutti, divenendo in molti casi una dipendenza, da trattare né più né meno come le droghe, l’alcol e il tabacco.
Se, viceversa, governato con discernimento e con misura, il burraco può assumere anche un carattere terapeutico, poiché permette di socializzare, ovviamente più dal vivo che online, e in qualche modo curare le solitudini e alleviare le sofferenze, consentendo al giocatore di rilassarsi e distrarsi.
Attualmente in Italia le persone dedite a questo gioco sono oltre dieci milioni (e il loro numero è in crescita), grazie anche ai numerosi siti web, in continuo incremento, che permettono di giocare con tranquillità da casa, anche nei ritagli di tempo e a qualsiasi ora, persino di notte.
Fra di esse si annoverano molti vip, come Giulio Andreotti, che per il burraco ha lasciato il suo amato gin rummy (Massimo Franco, Andreotti. La vita di un uomo politico, la storia di un’epoca, Mondadori, Milano 2010, p. 242), l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il sindaco di Milano (anche lei ex) Letizia Moratti; e ancora: i compianti Luciano Pavarotti, che considerava questo passatempo “fondamentale” per la sua vita, tanto che vi si dedicò fin quando gli fu possibile, e Sandra Mondaini, che grazie a un torneo di burraco, di cui fu testimonial con la campagna “Con i cuori in mano”, sostenne per l’AIRC una delle sue battaglie di maggior successo per la lotta contro il cancro.
Ma ad essi vogliamo aggiungere i non meno famosi Giorgio Armani, Renato Zero, Franca Rame, Marta Marzotto, Virna Lisi, Gianni Boncompagni, Raffaella Carrà, Katia Ricciarelli, Mara Maionchi, Alessia Marcuzzi, Laura Pausini, Vittoria Belvedere, Brigitte Nielsen, Flavia Pennetta e la famosa coppia Totti-Blasi: tutti pazzi per il burraco.
Come accennavo sopra, dal momento che questo gioco consente un alto grado di socializzazione poiché non è proibito parlare mentre si gioca, sia dal vivo che in rete assai sovente nascono storie di amicizia ed anche d’amore, d’infedeltà e di adulteri, storie stucchevoli di diffamazione e di stalking, tali a volte da richiedere l’intervento della magistratura.
I medici, gli psicologi, gli psicoanalisti, la polizia postale, nel caso della modalità di gioco on line, gli avvocati civilisti (specialmente i divorzisti), e soprattutto la Chiesa di Benedetto XVI, il quale a questo fenomeno ha dedicato molti interventi, sono assai preoccupati delle conseguenze che possono derivare dal gioco, quando esso diventa una dipendenza coinvolgendo in modo abnorme la sfera emotiva.
Nondimeno, il burraco non perde la sua presa, anzi, la sta aumentando soprattutto online, a dimostrazione che nel mondo c’è tanta solitudine e vuoto, ma che la gente cerca di colmarlo sempre meno mediante relazioni autentiche, che mettono in gioco, bensì con surrogati che lasciano spazio all’immaginazione, alla menzogna e all’inciviltà, sotto la protezione di uno schermo di computer.
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