zombie cubani
Ieri notte gironzolavo per il centro citta’ con qualche compagno di merende e qualche birra di troppo nello stomaco.
In un viottolo mi accorgo di questi due soggetti che ammirano estasiati l’opera di un artista di strada. L’opera in questione, esposta su una cassetta di legno vicino ad un centro sociale, consiste in una tanica di plastica (quelle per la benzina) con dentro una lampadina accesa. Il soggetto femmina s’infervora definendola un’”installazione molto underground”(?!?!??). Il soggetto maschio prima annuisce, poi inveisce contro la mercificazione dell’arte nell’universo radical chic (?!!). A prescindere dal fatto che a me poteva pure piacere la tanica illuminata, realizzo che da qui a definirla un opera d’arte un pochino ce ne passa. Per una malsana associazione di idee, arrivato a casa, ho deciso di guardarmi “Juan de los muertos” che in italiano hanno intitolato “Il cacciatore di zombi”.
E’ una produzione ispanico-cubana con attori per lo piu sconosciuti e budget sicuramente non hollywoodiano.
Su Imdb vanta una sufficienza piena, e non e’ poco per un film praticamente sconosciuto. La realta’ dei fatti sta in un prodotto, gradevole si’, ma con qualche difetto di gioventu’. Un prodotto che stenta a decollare, e quando lo fa, non arriva come vorrebbe…..ma comunque arriva.
Sicuramente e’ un film che si fa notare, nella marea di zombie-movies tutti uguali, e per lo piu’ di basso livello, a cui siamo abituati.
Le trovate, molte delle quali assolutamente felici, ci sono, ed in buona quantita’. Si azzardano anche due, tre battute politicizzate, di sicuro effetto; i combattimenti sono divertenti e gli attori assolutamente empatici. L’ambientazione cubana giova e rende il tutto ancor piu’ efficace.
Ma non e’ un opera d’arte.
E’ un’installazione, creativa, indipendente, nemmeno troppo underground…una tanica di plastica con una lampadina dentro… Divertente finche’ dura, a suo modo innovativa. Se avete voglia di morti viventi e avete un oretta e mezzo da investire, vale sicuramente un occhiata… Senza aspettarsi troppo.