Il cacio è la recente sentenza della Consulta sul rimborso per i pensionati (la contingenza non calcolata, ecc.) e i maccheroni sono i buffoni e malandrini matricolati che ci s-governano. La sentenza ha messo in piena luce i difetti di un popolo; non è solo quello italiano ad averli, chiariamolo subito, perché ci sono molti connazionali che pensano agli altri popoli come composti da persone intelligenti, solidali, animate da amichevolezza reciproca; e poi efficienti, organizzate e ordinate. Una meraviglia mai vista in nessuna epoca e in nessuna parte del mondo (posso dire dell’Universo, pensando a possibili esseri simili a noi a qualche milione di anni-luce di distanza? Fesseria per fesseria, potrò permettermene una anch’io!).
Ho già scritto altrove che non esiste in realtà il popolo, ma un’ampia moltitudine di individui, al massimo raggruppabili più o meno bene per funzioni svolte nell’ambito di una complessa rete di relazioni e interazioni tra i vari gruppi. In certe situazioni storiche si è riusciti ad assemblare insieme un buon numero di questi gruppi mediante la forza di determinate ideologie; l’ultima mi sembra sia stata la Patria, la Nazione. Il comunismo non ha avuto esattamente la stessa valenza unificante. Non a caso, dopo la Rivoluzione del 1917 e la creazione della Terza Internazionale (comunista) a Mosca per iniziativa dei bolscevichi russi (1919), il famoso motto ripreso a piene mani – “proletari di tutto il mondo unitevi” – è divenuto una semplice giaculatoria come quelle che si sentono a Messa, ecc. In realtà, si è parlato a piene mani della “Patria socialista” da difendere (ad es. contro l’invasione dei “barbari germanici”, ma prima ancora dall’“accerchiamento capitalistico”); e i partiti aderenti a quella Internazionale (sciolta già nel ’43, sostituita da un Cominform pur esso finito presto, nel 1956) sono serviti soprattutto, a parte un discreto radicamento sociale di alcuni di essi in condizioni di lotta soprattutto redistributiva, quale cintura protettiva dell’unico paese di socialismo (presunto) e poi dell’ancor più presunto “campo socialista”, crollato infine senza colpo ferire. D’altronde, sia chiaro che anche quando una pregnante ideologia fa da cemento a molti gruppi del sedicente popolo, in realtà la vera forza risiede nell’esistenza di alcune élites ben organizzate (e capaci pure di esercitare violenza qualora occorra per rinsaldare l’unità eliminando alcuni “turbolenti”) con alla testa capi carismatici, ecc. ecc.
Dopo questo inciso, torniamo alla “nostra” sentenza della Consulta. Con una buona frattura interna, ha deciso a maggioranza circa l’incostituzionalità di certi provvedimenti sulle pensioni, risalenti allo s-governo Monti. Quello del “reginetto” Renzi se ne fa un baffo e le opposizioni sollevano un briciolo di can can per avere più voti, ma non si opporranno realmente con forza. E poiché i pensionati sono divisi in mille livelli dell’emolumento, che verranno furbescamente trattati in modo disparato, questi stolti di vecchiardi si accaniscono l’uno contro l’altro, e ogni loro comparto dice peste e corna circa i presunti privilegi degli altri. E al Governo se la ridono e benedicono quella sentenza che ha messo in luce come il “popolo” si faccia bellamente bastonare. Anzi, i governanti hanno preso la palla al balzo e adesso annunciano che fra qualche mese ricalcoleranno tutte le pensioni esistenti (cioè dei viventi) secondo il metodo contributivo, attaccando a fondo e distruggendo uno dei pilastri di uno Stato di diritto: che i diritti acquisiti non si toccano, che chi ha preso una decisione (per la sua vita!) in base ad una legge vigente, non deve vedersi penalizzato a piena discrezione del potere politico che annulla retroattivamente ciò che era stato stabilito. E’ come se ci fosse stato un contratto tra Stato e cittadino; e lo Stato, avendo più forza, muta le clausole del contratto a suo piacimento.
E tuttavia, anche in questo caso, quelli del contributivo tutti felici che vengano colpiti gli altri. Non avranno nulla in più, ma l’importante è togliere agli altri, che sarebbero “privilegiati”. Ho letto nel luogo dove si annidano i “critici del sistema” (in Facebook insomma) alcuni “cervelloni” che sentenziano: ma se non si toccano i diritti acquisiti non si potrà mai cambiare nulla. Non saprei veramente commentare una simile dichiarazione perché dovrei scatenarmi in modo poco urbano. E andiamo avanti. Dovrebbe essere logico che i diversi livelli della pensione, tutte le pensioni, siano eguali per qualsiasi lavoro svolto nel passato? Quando i fautori di un socialismo, ormai finito ….. lasciamo perdere dove, sostenevano il principio “a ciascuno secondo il suo lavoro”, solo gli sciocchi e analfabeti potevano pensare che si volesse intendere: secondo le ore di lavoro prestate. Marx, e poi i marxisti seri, si sono accaniti più volte a pensare alla difficoltà di riduzione del lavoro detto “complesso” a lavoro “semplice”, nel tentativo di mantenere valida la teoria secondo cui il valore del prodotto è dato dalla quantità di lavoro speso per esso, incorporato in esso. In ogni caso, sapevano che quello complesso vale un multiplo di quello semplice; un multiplo diverso a seconda della diversa complessità. Quindi, per dare ad ognuno secondo il suo lavoro, bisogna retribuire in modo differenziato le diverse attività lavorative; ed è dunque giusto che pure la pensione sia differente. Inoltre, tanto per aggiungervi una “ciliegina”, è noto come sia più facile trovare un lavoratore “semplice” che si arrangia “in nero”, anche prima di andare in pensione, con ciò integrando (e senza imposte di alcun genere) il più basso livello della sua retribuzione.
E le incongruenze non finiscono mai. Si sono dati 80 euro al mese ad una serie di lavoratori seguendo il principio che la ripresa economica dipende da un incremento dei consumi. Questo non c’è stato ed è del tutto opinabile che la produzione si rimetta in moto solo con un rilancio dei consumi. Resta il fatto che questo era stato assicurato dai vari “bocconiani” di cui è infarcito il mondo degli economisti, alla cui capacità possiamo tranquillamente credere con molti dubbi (vedete come sono affabile ed educato?). Ricordo che il Giappone ha inondato di liquidità il suo sistema economico; e ha raggiunto, se non erro, circa il 200% di debito pubblico rispetto al Pil (altro che l’Italia). E ha ottenuto un effetto che mi sembra già in netta diminuzione. Pure gli Usa hanno operato nello stesso modo e anche loro, lasciando stare dati fasulli, dovrebbero avere un rapporto Debito pubblico/Pil superiore al nostro; circa la pretesa ripresa, vedremo la sua durata, che sarà probabilmente come quella del New Deal del 1933 (nel 36-37 l’effetto era ampiamente esaurito e senza che fosse stato nemmeno raggiunto il Pil antecedente la crisi del ’29) . La BCE si è messa in testa di seguire in parte lo stesso principio (a parte che dare la liquidità soprattutto alle banche rende meno efficace o comunque ancora meno sicuro l’effetto antirecessivo, già dell’ordine della speranza, spesso vana).
Un altro leitmotiv di sicuro effetto è quello secondo cui tutto questo serve a favorire i giovani penalizzati dalle pensioni (pretese) privilegiate date ai loro “padri”. A questa sciocchezza la prima immediata obiezione è che ci si è tanto premurati di questi giovani che si è allungata la vita lavorativa e allontanata quindi l’andata in pensione degli anziani, cosicché questi continuano ad occupare posti che potrebbero essere disponibili per le nuove leve. Inoltre, è del tutto evidente che togliendo soldi alla più vecchia generazione, semplicemente per obbedire ai disposti di una UE ormai fallimentare e soltanto capace di emettere ordini (e si sa bene, alla fin fine, da dove questi provengano), non si aprono affatto prospettive di lavoro per le nuove generazioni. Il problema è stato ben messo in luce dalla tanto strombazzata “ripresina” (+ 0,3%); non sta avendo alcun effetto sull’occupazione, in specie proprio su quella giovanile. Eppure molti giovani cascano nella rete di queste autentiche turlupinature di un governo inetto e totalmente privo d’ogni autorità morale e intellettuale, eppur destinato a durare per la complicità, pur mascherata, di parte dell’opposizione (quella berlusconiana) e della scarsa consistenza dell’altra (tipo Lega o Fdi, e peggio ancora i grillini ecc.). Sull’opposizione a “sinistra” (dissidenti Pd, Sel e frattaglie varie), preferisco soprassedere perché poi trascenderei. Vorrei poi molto timidamente ricordare a molti giovani che i loro padri con pensioni dette “alte” (il che significa che avevano retribuzioni buone) hanno pagato i loro studi, li hanno fatti accedere a dati livelli di istruzione, che molti hanno saputo ben utilizzare e molti no. Non certo per colpa loro, lo capisco; si dà comunque il caso che senza quelle pensioni i padri non avrebbero oggi la possibilità di tenersi i figli in casa fin oltre i trent’anni. E se non avessero messo via dei risparmi non sarebbero in grado di aiutarli anche quando “mettono su” famiglia e non ce la farebbero da soli dati i tempi grami.
Per finire, torno a quanto sostenuto all’inizio: la sentenza in oggetto è stata un colpo di fortuna per questo governo veramente ladro in senso letterale oltre che scombiccherato. Gli ha fatto toccare con mano la freschezza del famoso “divide et impera”. Nel “popolo” sussiste senza dubbio molto malcontento generico, ma tutti contro tutti nel caso specifico di questo ladrocinio e della rimessa in discussione d’ogni principio di legittimità nel “contratto” Stato-cittadini precedentemente stipulato. Renzi durerà ancora a lungo; per incapacità propria inferiore alla inconsistenza e inutilità dell’opposizione e per l’insipienza del “popolo”. E’ logico che una simile debolezza nel contrastare questo tracotante quaquaraqua ha spiegazioni d’ordine, diciamo, “geopolitico”. Ma questo è un discorso d’altro genere, certamente più serio, e perfino discretamente tragico ormai; pur se si tratta di tragedia farsesca degna di politicanti di livello intellettivo talmente basso – in ciò seguiti dai componenti “il popolo” che fanno loro concorrenza – da far pensare che si stia preparando l’avvento di una nuova specie del genere homo: l’insipiens insipiens.
Tuttavia, non ho ancora voglia di spararmi ad una tempia. E però, cosa si può fare d’altro?