Mentre il positivo di una storia ingarbugliata per il mondo cristiano (e non soltanto) è stata la nomina a guida del Partito della Costituzione, quello di El Baradei, Nobel per la pace, di Hala Shukrallah, una sociologa di confessione cristiano-copta, non è la stessa cosa per migliaia di altre donne nello stesso medesimo contesto.
Per Hala c’è l’orgoglio di avere dimostrato che il superamento di certi ostacoli politico-ideologico-confessionali è stato possibile ma che per tante ragazze permanga in Egitto il racket delle spose forzate è l’altra bruttissima faccia della medaglia, di cui non si parla o si parla poco in Occidente.
Sono delle giovani (è più esatto dire spose-bambine) che, rapite, vengono obbligate a convertirsi all’Islam e a congiungersi carnalmente con dei musulmani adulti mai incontrati prima.
Dal 2011 è noto, dati alla mano di associazioni che seguono da vicino il dramma dei familiari delle vittime, che sono state rapite più di cinquecento bambine.
Naturalmente le bambine in questione appartengono quasi sempre a famiglie cristiano-copte e pare che esistano cellule islamiche, in Egitto, impegnate esclusivamente a questo scopo.
E’ la guerra subdola dell’Islam fondamentalista, che non consente alla donna neanche di poter allontanarsi in seguito dall’uomo.
E' certa, infatti, la perdita dei figli nati dall’unione.
E questo perché, nel Paese dei faraoni, i figli piccoli, per legge, vanno educati all’Islam, considerata unica fede autentica e, ufficialmente, riconosciuta dallo Stato.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)