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Il calciatore della Cassia

Creato il 19 giugno 2014 da Signorponza @signorponza

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Bentornati miei cari appassionati di questa, oramai, fatiscente rubrica che è #MANiCURE. Noi instancabili bloggerz amici del Signor Ponza mica ci fermiamo? Non basta il caldo, non basta il freddo e neanche le torrenziali piogge che giornalmente ci mettono a dura prova. Quindi anche oggi, zuppo e bagnato come non pochi, e non dove sarebbe più utile e congeniale, vi porto alla scoperta di una nuova tipologia di uomo nel quale indovinate un po’ mi sono imbattuto. Come se sentissi il bisogno di ridefinire il concetto di sfiga.

Il calciatore della Cassia

Quello che non ci si aspetta più da Grindr è che sia utile a qualcosa. Oramai siamo alla totale inutilità. Non ha senso aprirlo. Nessuno ti scrive. Nessuno ti invia messaggi interessanti. Serve solo a far vedere agli altri gay che sei in linea, e dar loro la possibilità di poterti giudicare per questo. Come se fosse interessante. No. Grindr è la morte del gaio. Appurato, e non lo dico io, lo leggo dai vostri tweet e commenti un po’ everywhere, che non serve neanche a procacciare del sesso usa e getta arriva una nuova e simpatica utilità. Ovvero portare nel nostro raggio tutta quella serie di persone che mai e poi mai avremmo avuto il modo di incontrare sulla nostra strada.

Esempio, ultimo, lampante è il calciatore della Cassia. Un trentaquattrenne sposato (con una donna, biologica) che per almeno un mese ha intasato la mia casella su grindr di messaggi. Il classico romano, simpatico e anche un po’ sopra le righe. Ha tentanto di approcciare in ogni modo e maniera. Addirittura proponendomi una porchetta ad Ariccia. E’ proprio lì che ho deciso di rispondergli. Insomma come facevo a dire no alla porchetta di Ariccia? Nonostante i suoi dettagli non proprio di facile gestione (una moglie per intenderci) ho deciso di dargli una chance. Perchè ovviamente non ho una vita, e ciò che resta deve essere una merda. Per intenderci.

Mi da appuntamento in un area di servizio del GRA. La morte del romanticismo? Ecco peggio, la morte e basta. L’appuntamento è alle 22,30 per cui non posso sperare di incontrare gente normale a quell’ora in un’area di servizio. Arrivo e parcheggio. Come sempre, quando dovrei essere in ritardo, vista la location, arrivo con un quarto d’ora di anticipo. Di lui e della sua C1 grigia metallizzata neanche l’ombra. Abbasso il finestrino e mi accendo una sigaretta. Ovviamente con tutte le sicure della macchina chiuse. Gli messaggio chiedendogli dove sia. “Sto uscendo di casa. Ci metto poco“. Merda, questo ancora esce di casa ed io sono già qui. Decido di far finta di giocare con il telefono ma non so perchè mi sto vergognando di essere li. Einvece.

Alzo lo sguardo e vedo una macchina che parcheggia affianco a me. Merda. Panico. MA IO LO CONOSCO. E’ l’amico di un mio amico, che saluto per questo motivo, ma con cui non ho molta confidenza. E adesso che dico? “Ciao, come stai…? Sei l’amico di Ga vero?” si affretta a dirmi dall’interno della sua macchina. “Si! Si! Sono io. Come stai (COME TI CHIAMI? COME TI CHIAMI? – PENSO). Come mai da queste parti?” Dico così, a buffo. “Volevo prendere un caffè… Ma tu che ci fai qui?” dice sorridendo. Ma perchè non mi sono fatto i fatti miei? Cosa me ne frega del perché è qui. “Aspetto un collega di lavoro. Devo ridargli delle cose che aveva lasciato da e abbiamo deciso di vederci a metà strada”. Wow. Stupito di me stesso. “Ok.. be vado, alla prossima!” Saluto e sorrido. Io continuo a fumare lui esce e va verso il bar. Dall’altro lato arriva finalmente il tipo che aspettavo.

BONO: davvero fisicamente perfetto. Capello medio/lungo riccio e nero, occhi neri, alto qb e fisico prestante. Tonico. Molto tonico. Entra in macchina e iniziamo a parlare del più e del meno. La moglie è incinta, e fa il calciatore per una squadra di serie B. Poi, lui, volutamente, comincia una conversazione che mai avrei pensato di fare nella mia vita. “Mo te dico un po’ di posti dove si trova carne fresca!” dice con molta soddisfazione. “Se te trovi sul GRA da dove lavori tu fermati alla prima area di servizio. Ce sta sempre gente che se vuole fa fa un servizietto extra. I bagni so pure discreti. Io me so trovato sempre bene. Anche se si fa di tutto lì. Riesci a trovarne anche due insieme. Altrimenti area di servizio Casilina, carreggiata esterna. E’ ancora meglio. Certi pischelli. Oppure quella della Magliana, sulla Roma – Fiumicino (direzione Roma) è molto frequentata. Me so divertito pure là na cifra”. BENE.

In casi simili mi viene da pensare solo una cosa: BIG DOVE SEI? BIG PERCHE’ NON MI TROVI? IO SONO QUI. SALVAMI. BIIIGGGG. Ma nella mia testa tutto passa via subito. D’altronde avevo un manzo seduto in macchina con cattive intenzioni. Decido di approcciare. E gli ficco la lingua in bocca. Dopo aver giocato a Sapientino piccolo navigatore comunque ne volevo fare di ben donde as usual. Lui ci sta, ma di li a poco si blocca. “Senti m’è venuta un’idea. Na cosa intrigante e divertente. Io mo scendo e vado al bagno. Tu tra cinque minuti mi raggiungi. Ok?” dice. Ed esce dalla macchina senza neanche il tempo di immagazzinare quell’informazione. Guardo il display dell’orologio, sono le 23:05. L’area di servizio è deserta, ci saranno quattro macchine al massimo oltre la mia e quella del mio “amico” di rimando che ho visto prima.

Ecco in quel momento mi è calata l’ansia. Si è impossessata di me. Certo che i cessi dell’area di servizio mi mancavano all’appello, e come sempre avrei avuto storie interessanti per i miei nipoti. Ma queste cose, di mercoledì sera, senza alcool in corpo sono difficili da gestire. Soprattutto per uno come me. Decido di uscire e andare verso l’area di servizio, comunque. Tremo un pochino manco stessi andando a fare chissà che. Raggiungo il bar e prendo un caffè, per aver il tempo di studiare la situazione. Ci sta un tizio seduto al tavolino che divora un panino. Bevo di fretta il caffè e chiedo dov’è il bagno. Me lo indicano in fondo a destra, neanche a farlo apposta. Mi dirigo per una sorta di corridoio, una rampa di scale e finalmente arrivo al bagno. Entro e non c’è nessuno. O meglio, non si vede nessuno.


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