Nel bel mezzo di una crisi economica mondiale, governata da un petrol-dollaro che sembra non dar tregua ai rincari sul nostro pieno di benzina; mai ci saremmo aspettati che quei giocatori strapagati per rincorrere una palla ne risentissero. Quello stesso calcio, che blocca le nostre strade invase dai clacson di folli sbandieratori in cerca dell’esultanza dopo una partita.
Vorremmo sederci difronte al nostro televisore nuovo, comprato a rate col finanziamento, sederci su quel nostro divano che di “nuovo” non ha nulla, e goderci da buoni appassionati quei quattro calci al pallone. Invece assistiamo allo smantellamento delle tifoserie, con un calcio in crisi, tanto, quanto e più di noi.
Tante “vecchie glorie” che se ne vanno tutte contemporaneamente, smantellano una rosa come quella dell’AC Milan. A questo si aggiungono le cessioni di quei “giocatori chiave” capaci di fare la differenza (vedi Thiago Silva ed Ibrahimovic) ceduti a quegli Sceicchi padroni di un club francese, rappresentati da quella vecchia conoscenza Nascimento De Araujo, meglio noto come Leonardo, ancor più noto come gloria del Milan stesso negli anni 1997-2001 come giocatore e nel 2009-10 come loro allenatore. Un divorzio l’anno successivo lo vede sbarcare sull’altra sponda della “milano calcistica” presso l’FC Internazionale, sempre come allenatore, sempre in previsione di un futuro posto dirigenziale. L’anno dopo quegli stessi Emirati Arabi (padroni del petrolio e di capitali apparentemente infiniti) chiedono le sue maestranze per scegliere giocatori degni di nota, creando un nuovo collettivo al PSG nel campionato francese. Ibrahimovic, Thiago Silva, Lavezzi e Verratti sono stati gli acquisti importantissimi del 2012-13 per la squadra parigina, ma già gli anni precedenti si erano fatte spese pazze in un mercato italiano che Leo ben conosceva, facendo acquisire Menèz (Roma), Sissoko (Juventus), Pastore (Palermo) e Thiago Motta (Inter).
Quasi (e sottolineo quasi) tutti questi giocatori erano stati messi rispettivamente in discussione dalle proprie squadre d’appartenenza, in un modo o nell’altro: ecco che interviene lo spirito imprenditoriale acquisito a Milano da Leo, fiuta la vena calcistica da buon brasiliano, ed elargisce ingaggi inarrivabili come fosse lui stesso l’emirato.
E’ questo il calcio che vogliamo? Desideriamo che vengano prelevati giocatori come Verratti da un glorioso Pescara, che ha stupito nella serie B italiana, ma che non s’è mai confrontata con la primissima divisione? Un pupillo forgiato da quel boemo di Zdenek Zeman, allenatore altrettanto osannato per le sue capacità ma che all’attivo non riporta un palmarès di nessun tipo: la sua personalissima bacheca denota la conquista della C2 col Licata, mentre con Foggia e Pescara svetta in serie B rispettivamente negli anni 1991 e 2012.
Tornando alla follia da Shopping di alcuni Presidenti dobbiamo altresì ricordare che nello stesso calcio italiano, un certo Massimo Moratti (anch’egli petroliere) ha comprato moltissimi giocatori nel corso della sua presidenza all’FC Internazionale, pur non conseguendo grandi risultati. Tra i suoi acquisti più celebri ricordiamo Luis Nazario da Lima (Ronaldo), Adriano, Hakan Sukur, Toldo, Materazzi, S. Conceicao, R. Baggio, Pirlo e Recoba (giusto per citarne alcuni). La potenza del petrol-dollaro però non ha fruttato così tanto, ed il palmarès ne ha risentito: dobbiamo ricordarlo anche a squadre come Real Madrid, Chelsea o Manchester City.
Nel caso delle “merengues” le recenti sessioni di calciomercato ci hanno abituato ad acquisti stellari: Figo, Zidane, Beckham, Ronaldo (“R9”), Cannavaro, Cristiano Ronaldo (“CR7”) e Kakà. I tanti soldi spesi, non hanno però fruttato quanto sperato.Al Chelsea un altro petroliere (Roman Abramovic dal 2008) decise di fare grandi spese nel calcio mondiale: da Shevchenko a Torres, da Robinho a Carvalho passando per Mutu. Grandi allenatori come Felipe Scolari e Josè Mourinho non sono riusciti ad ottenere l’obiettivo primario del magnate russo: la Champions League è stata conquistata solo la stagione scorsa tramite un italianissimo e neo-allenatore Roberto Di Matteo.
Per la “seconda squadra di Manchester”, invece, si tratta sempre di emirati arabi che negli anni hanno acquistato giocatori del calibro di Balotelli, Tevez, Aguero, Dzeko, Tourè e Vieira. Dopo anni di rodaggio il primo obiettivo centrato è stato raggiunto solo nella stagione scorsa con la conquista della prima divisione inglese. Alla guida tecnica, un brizzolato Roberto Mancini.
I presidenti sopracitati si arrabbieranno maggiormente se pensiamo che con tutto questo sperpero una squadra come l’FC Barcellona ha invece investito nella “cantèra” (settore giovanile) guidati dal novello allenatore Pep Guardiòla: 14 trofei internazionali in 4 anni, conquistando il mondo calcistico. Freschezza e qualità, pochi grandi acquisti ed una certezza chiamata Lionel Messi.
Perché spendere grandi cifre per grandi calciatori, quando il Barcellona ci ha dimostrato un miglior investimento con immenso rendiconto? Il Dio Denaro regala “tutto e subito”? I soldi “fanno la felicità” (direbbe un famoso detto)? E poi: Carlo Ancelotti alla guida del PSG, Roberto Di Matteo al Chelsea e Roberto Mancini al Man.City, Fabio Capello CT della nazionale russa e Trapattoni CT dell’Irlanda: il futuro del calcio parla italiano? Che siano queste le chiavi di svolta?