di Piero Tieni
Sono talmente sicuri di vincere le elezioni da aver chiesto a Napolitano la proroga di un mesetto prima di sbullonarsi dalle amate poltroncine. Se persino i legaioli si sono acconciati alle dimissioni con preavviso, comportandosi come i dipendenti di un’azienda privata (ma d’altronde è col partito azienda che hanno a che fare), vuol dire che anche loro, persino loro, non devono vederla così semplice una campagna elettorale da condurre al fianco dell’anziano penta-candidato premier, indifendibile sul piano privato e assolutamente inefficace, inefficiente e incapace su quello pubblico (che per lui, sempre privato è). Sono così desiderosi di elezioni anticipate che pur avendo il pretesto di addossare la colpa a Fini, dicendo che è lui che se n’è andato dal governo, hanno detto che toglieranno il (fastidiosissimo) disturbo solo se sfiduciati in parlamento (come dei Prodi qualsiasi) e intanto hanno fatto ripartire la campagna acquisti affidata a Daniela Plastic Santanchè.
Da quando il Sultanino ha deciso di tediarci con la sua presenza, il centrodestra è risultato sempre maggioritario in Italia. Il centrosinistra può vincere a livello nazionale, solo quando il quadrunvirato centrodestrorso (l’anziana coppia forzaleghista B&B, Fini e Casini) si spacca. Così avvenne nel ’96 quando i “Traditori” Padani, artefici dell’unico e vero ribaltone che c’è stato finora, da veri doppiogiochisti della politica quali sono, abbandonarono al suo destino il cavaliere al primo incrocio pericoloso. Solo 6 mesi addietro, quando straperdemmo le elezioni regionali e alla camera avevamo ancora 100 parlamentari in meno, nessuno avrebbe scommesso un centesimo su questa insperata botta di….fortuna. Gli ultimi sondaggi, compreso quello di Ballarò, dicono che in un confronto a 3, Pdl+Lega / Udc+Fli+ Api (chi? ah, Rutelli…) / Pd+Sel+Idv, grazie ad una curiosa nemesi della porcata, il centrosinistra potrebbe fare bingo col 39% di voti. A questo punto ci sarebbe una sola cosa da fare (che farebbe qualsiasi opposizione al mondo): invocare a gran voce le elezioni, dire che sono loro e “solo loro” che hanno fallito e menare fendenti anche su chi ha retto il mantello del piccolo imperatore fino all’altro ieri (Casini, dal 1994 al 2008) e fino a ieri (Fini dal 1994 al 2010). Infine, dato che è certo che le elezioni ci saranno, anziche esibirsi in improbabili iperboli verbali che fanno perdere (altri) voti, si dovrebbero organizzare le primarie per decidere il futuro candidato premier (che tra Vendola e Bersani, comunque caschi, caschi benissimo) e partire lancia in resta con un programma chiaro che su lavoro, diritti, istruzione, economia parli chiaro e, possibilmente, all’unisono. Invece si moltiplicano le voci di chi invoca il governo tecnico, regalando al Sultanino stracotto il ruolo di vittima del sistema, e di chi vuole l’ammucchiata elettorale, che tanto gli elettori capiranno (abbiamo già capito...). Insomma, siamo al 90° minuto del berusconismo, abbiamo un calcio da rigore da tirare e stiamo studiando come buttare il pallone in tribuna. Fantastico!