Il calcio per la pace in Colombia: le FARC accettano di giocare la partita proposta dal Pibe Valderrama
Da Rottasudovest
In una lettera aperta dai toni divertiti e persino ammirati, pubblicata nel loro sito ufficiale, le FARC hanno accettato di giocare la partita di calcio per la
pace, con tanto di andata e ritorno, proposta loro dal Pibe Valderrama, uno dei
giocatori più carismatici della Colombia (lo ricordate, con l'incredibile chioma bionda al vento, ai
Mondiali degli anni 90?). In un'intervista al quotidiano di Bogotà El Tiempo,
Valderrama e il collega Mauricio Chicho Serna, anche lui ex gloria del calcio
colombiano, hanno raccontato come da circa un mese stiano percorrendo il Paese,
per parlare con le vittime del conflitto e spiegare loro che tanto dolore si
può superare. In questo viaggio nella Colombia dolente, hanno scoperto la
crudeltà della morte, l'ingiustizia degli assassinii, il dolore dei
sopravvissuti. "E' duro, perché siamo atleti e ascoltare le loro storie,
fa male" hanno commentato. Ma l'idea di viaggiare attraverso il Paese è stata loro:
"Abbiamo pensato che lo sport ci ha dato tanto e sentiamo che c'è un
momento in cui è necessario aiutare" hanno spiegato. Per questo sono
entrati nel programma Me la juego por las víctimas (Me la gioco per le vittime)
dell'Unità di Attenzione e Riparazione per le Vittime e hanno iniziato a
portare un messaggio di riconciliazione attraverso il calcio.
Il 20 dicembre terminerà il tour del 2013 e Valderrama per questo ha scelto El
Tiempo per lanciare il suo messaggio: "E' un'idea di perdono. Per questo
diciamo alle FARC che preparino una squadra per giocare una partita per la pace.
Se vogliono lì, a Cuba, o qui, ovunque, ma che si preparino bene, perché la
nostra squadra è molto buona ed è andata a tre mondiali".
Una sfida che le FARC hanno preso molto sul serio, rispondendo immediatamente,
con una lunga lettera, in cui celebrano il lavoro di conciliazione degli ex
calciatori, la passione per il calcio che unisce i colombiani, e l'idea di una
partita per la pace. Da L'Avana, dove sono iniziati i negoziati di pace per il
terzo punto dei sei in agenda, la droga e il narcotraffico, le FARC si
proclamano "fedeli ammiratori delle prodezze di cui siete stati
protagonisti nei campi del nostro e Paese del mondo". E si dichiarano molto
felici dell'"impegno che manifestate verso le vittime e verso la pace in
generale". Assicurano che nelle FARC i calciatori contano su moltissimi
tifosi, che i guerriglieri e le guerrigliere indossano con passione le magliette
dei loro clubs prediletti e che le discussioni sul campionato, sui tornei
internazionali e sulla Colombia sono parte dei momenti di relax della vita della
selva. "Rivendichiamo il calcio come patrimonio del nostro popolo. E'
l'attività per eccellenza nel riposo degli operai, è il gioco domenicale dei
villaggi indigenas e del popolo afrocolombiano, è il fattore di unità in tutte
le periferie della patria. Difendiamo l'allegria del picado ben giocato e del
codice di rispetto nelle partite di strada. Sappiamo anche della crescente
adesione dei tifosi di tutto il Paese alle diverse cause sociali e popolari. Ci
rende felici vedere sulle tribune bandiere di solidarietà con i contadini, il
movimento indigena, con gli studenti o a favore della sanità gratuita. E anche
le bandiere del che. Questo è sintomo di una cittadinanza critica che non se la
beve tutta e che sta perdendo la paura di manifestare" scrivono nella loro
lettera.
E passano poi all'organizzazione della partita per la pace, che accettano di
giocare "con molto gusto", proponendo un'andata a L'Avana e un ritorno
nel quartiere Pescadito di Santa Marta, "da dove sono arrivate molte glorie
del calcio nazionale". Per la formazione le FARC propongono la presenza di
"compatriote calciatrici impegnate con la pace, che sicuramente non
mancheranno, dati i recenti trionfi delle nazionali femminili", perché
nelle loro partitelle a L'Avana o nella selva, giodano sempre anche le donne.
"Siamo disponibili a fare tutto il necessario per materializzare quanto
prima queste due partite e rimaniamo in attesa della risposta. Nel frattempo ci
prepariamo fisicamente e tatticamente per scendere in campo a giocarci il Picado
por la Paz. Perciò peparatevi. Vi aspettiamo a L'Avana. Rafforzatevi con Higuita,
Leonel, Valenciano, el Pipa, Rincón, El Chonto, El Tren e tutte le stelle del
calcio colombiano dispoinibili a giocarsi questa partita per la pace". La
lettera si chiude con un saluto "fraterno".
Nel sito web la lettera è accompagnata da una fotografia di alcuni membri della delegazione delle FARC a L'Avana, donne comprese, che indossano orgogliosamente la maglietta della nazionale colombiana. Il calcio, ancora una volta, come simbolo di unione e di pace per un Paese in
guerra. Che sia un buon segnale per la Colombia in cerca di pace.
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