Anche quest’anno siamo giunti al termine del campionato di calcio e molte volte ci si chiede come è possibile che molti uomini, anche appartenenti a ceti sociali medio-alti, trasformino il proprio comportamento, apparentemente quieto, in aggressivo durante la visione di una partita.
Tutte le emozioni del tifoso sono correlate agli schemi cognitivi in base ai quali ha appreso ad interpretare gli eventi della partita. Sulla base di questo potremmo dire che il tifo si trasforma in violenza quando il livello agonistico delude le aspettative sia cognitive che emotive del tifoso.
Sono state fatte ricerche fra aggressività e spettacolo sportivo, riportanti che:
- Le emozioni provocate dalla partita favoriscono le condotte aggressive solo se queste fanno già parte del repertorio comportamentale del tifoso.
- La teoria catartica afferma che l’aggressività del tifoso rappresenta una compensazione alle frustrazioni.
- In realtà la caratteristica del tifoso violento è l’eccitazione emotiva, più che le frustrazioni.
- Il gesto violento, che può sembrare subitaneo e isolato, rappresenta in realtà l’evolversi di un percorso progressivo che inizia nella mente del tifoso già molto prima dell’evento-partita.
- Il livello di aggressività agita nel pubblico non è direttamente correlata con il livello di aggressività contemplato dal tipo di competizione che si sta svolgendo in campo.
La teoria catartica nasce con la psicoanalisi da S. Freud, come metodo usato per la cura delle pazienti isteriche.
Le situazioni di vita quotidiana sono determinanti per il comportamento del tifoso.
Diciamo che: “Si considera stress qualsiasi interferenza che alteri lo stato di benessere mentale e fisico di un individuo”.
Un individuo può reagire con lo stress in risposta ad una vasta gamma di stimoli emotivi e fisici, conflitti interni ed eventi che turbano significativamente la condizione di tranquillità interiore”.
Lo stress quotidiano dell’essere umano oggi è correlato al lavoro, principalmente, e alla famiglia.
Inoltre, la frustrazione è sia il risultato di un conflitto che la fonte di uno stress.
Quando il raggiungimento di un certo obiettivo è inibito, noi sperimentiamo una frustrazione.
Secondo molti ricercatori le principali fonti di frustrazione sono cinque: ritardo, mancanza di risorse, perdita, fallimento, mancanza di senso.
Le cause situazionali del cambiamento comportamentale del tifoso sono molteplici, tra cui:
• Nelle città particolarmente “calde” lo stato d’animo dei cittadini-tifosi risulta fortemente correlato alle vicende della squadra, anche durante la settimana; ciò produce un’attesa che “carica la molla”.
• La settimana che precede l’evento fa da incubatrice di molte delle dinamiche che si realizzano la domenica durante la partita.
• Il tipo di avversario che si affronta, condiziona già in anticipo lo stato d’animo e le convinzioni con cui si va allo stadio.
• L’andamento della partita e il comportamento arbitrale svolgono il ruolo di detonatori.
Inoltre, riassumiamo il possibile passaggio al tifo violento: il passaggio da un tipo di tifo moderato ad uno deviante è costituito dalla risposta sociale ai primi comportamenti e dall’affiliazione ad un gruppo strutturato su dinamiche violente. Il soggetto, infatti, trova rinforzo di sè negativo e gratificazione nel gruppo di comportamenti devianti.
Secondo il ricercatore Wilfred Ruprecht Bion, psicoanalista britannico e ricercatore su gruppi, ha definito il gruppo come:
“un sistema composito integrato dalle distinte dinamiche dei componenti che sinergicamente contribuiscono alla costituzione in apparato psichico sovraordinato all’individuale, dal funzionamento tendenzialmente psicotico (a differenza di Freud che l’aveva ritenuto nevrotico). I gruppi con Leader sono gruppi di lavoro, di persone che si mettono insieme per uno scopo comune. Il gruppo di Bion è senza Leader, cioè senza un compito preciso da svolgere, senza uno scopo definito. Il gruppo permette la rappresentazione esterna e la drammatizzazione della “gruppalità” interna di ciascun componente che così può dare espressione a parti della sua personalità in conflittocon i compromessi necessari alle relazioni inter-individuali, di coppia, familiari, gruppali e sociali. In pratica emerge dai gruppi senza Leader lo spaccato profondo della mente e della vita affettiva delle persone stesse. Il conflitto individuo-società, per Bion, è in primo luogo intrapsichico e come tale può essere rivelato e risolto nel lavoro del gruppo.
L’unione di più persone che condividono le stesse motivazioni, le stesse emozioni, le aspettative dell’evento agonistico (in questo caso), fanno si che il comportamento di ogni singolo individuo, più facilmente, si trasformi in deviante.
Durante la visione di una partita bisogna stare attenti alla rabbia/rancore di chi abbiamo accanto, per non trovarci, pur non volendo, in situazioni conflittuali.