Magazine Diario personale

Il caldo al tempo dei bambini 2

Da Maddalena_pr

C’È SOLO UNA COSA PEGGIORE DEL CALDO DA SOLI: IL CALDO COI FIGLI

P1080614_cut_pe_wprnMi sorge il dubbio che quel famigerato, maledettissimo tetto-alla-greca-ma-neanche-troppo, non fosse poi del tutto colpevole.
Mi sorge il dubbio che, dopo tutto, di estati davvero torride non ce ne siano state tante negli ultimi anni.
Ché qualche giorno di anticiclone africano lo reggo anche, basta che poi si rinfreschi almeno la sera.
Ma quando alle 23 leggi 30 gradi fuori e 29 dentro capisci che non puoi farcela. E, più di tutto, ti avvedi che anche una questione semplice come quella della calura, assume interessanti, nuove prospettive quando condivisa con la progenie.

Saluti i figli già dormienti e non distingui tra l’acqua che han bevuto e rovesciato sul letto, dai liquidi naturalmente prodotti. Soppesi tra lasciarli serrati nella loro stanza boccheggiando, oppure permettere un cambio aria da una finestra basculante che gli racconti quanto fa (ancora più) caldo fuori.

Isabelle ha ormai costantemente le mani nei (pochi) capelli, se le passa vicino alle orecchie come la zampata di un cane, nervosa. Non ci sono beccate o eczemi: è solo che anche i capelli le danno fastidio. E il sudore le si concentra tutto sul naso, un piccolo scivolo di gocce ben rotonde.
Patrick ha costellazioni sparse di sudamina. Sarah si rassegna a imbrigliare i lunghi boccoli in un elastico solo per due minuti. Poi i trucioli chiari tornano a incollarsi alla schiena.

Le giornate ci barricano in casa e, se esci, ti sfido a trovare un c. di parco giochi coperto.
Potresti evitare di cucinare, e a volte in effetti li riduci a gelato e caramelle. Frutta se ti senti in colpa. Ma altre sei maternalmente costretta al bollore irriverente di un pentolone di pasta.
Gli hai raccontato che in Messico fanno la siesta perché fa caldo e, qualche volta, li hai convinti a farla anche loro. Le coccole si assottigliano come un dovere cui ci sottoponiamo per amor di tradizione.
Il ventilatore, unica sorgente di una frescura illusoria, è spento ogni due palate dal dito curioso di Isabelle (che ama schiacciare il solo tasto bianco, quello di spegnimento).
E intanto su facebook non fanno altro che girare foto di chi è già in vacanza.

Mi resta una sola carta da giocare: “Bimbi, facciamo la spesa.” Afferro cibi quasi a caso, mi soffermo sulle informazioni nutrizionali di cui mai mi è fregato alcunché. Temporeggio oltre ogni ragionevole limite, li lascio leggere capitoli interi dei libri nell’ultima corsia.
E infine approdo, rassegnata, alla cassa: “Signora, vuol passare ché ha 3 bambini?”
“Ma che, scherza?”


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