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Il calendario liturgico

Creato il 12 novembre 2013 da Signorponza @signorponza

L'ora di religione

Se avessi scritto questo post in una bellissima terrazza riscaldata dal sole caldo di Roma non avrei scelto quest’argomento, ma facendolo dal divano in prossimità della finestra con spettacolo piovoso dell’appartamento di Milano in cui risiedo finché non mi sfratteranno ho altre esigenze. Oggi si parla di calendario. Perché se la Coop ha già tirato fuori tutti gli addobbi natalizi facendovi cresce l’ansia e se già sono stati avviati gruppi su Whatsapp intitolati ‘Raga kosa si fa a Capodanno?’ c’è da fare chiarezza su com’è strutturato il calendario della Chiesa, che è ovviamente diverso da quello laico.

Quando parlavo di urgenze che cambiano da Milano al resto del mondo un motivo c’è. Milano, infatti, segue il rito ambrosiano, che rappresenta una variante del rito romano celebrato nel resto del mondo, e una di queste varianti è dovuta proprio alla struttura del calendario. L’anno liturgico della Chiesa cattolica (secondo il rito romano) va dalla Prima domenica di Avvento fino alla celebrazione di Cristo Re. A Milano, invece, l’Avvento dura 6 settimane e non 4. Ciò vuol dire che se già domenica si è celebrato Cristo Re, domenica prossima si inaugura il nuovo anno liturgico. Se quindi vedrete in Chiesa preti e suore vestiti a festa, con cappellini e trombette, e qualcuno avrà esagerato col vino dell’Eucarestia, il motivo lo sapete già. Se quindi amate portarvi avanti nelle cose, prenotatevi per festeggiare il nuovo anno liturgico nella Chiesa più vicina a casa vostra, presentandovi con questo mood.

Parliamo quindi della struttura del calendario. Innanzitutto per leggere l’intera Bibbia c’è bisogno di un ciclo di tre anni liturgici, per dire la complessità di un libro, altro che la saga di Harry Potter. Parlando di ogni singolo anno, invece, esso è strutturato non secondo mesi ma secondo tempi. Cosa vuol dire questo? L’anno liturgico non è composto da gruppi di giorni dal numero più o meno equivalenti come avviene nell’anno solare, ma la divisione avviene in base alle festività più importanti, ossia il Natale e la Pasqua. I due tempi della festa sono anteceduti da tempi di attesa e i periodi che vanno dalla fine di un tempo di festa e l’inizio del tempo di attesa della festa successiva sono denominati tempi ordinari. Facendo chiarezza si inizia con un tempo di attesa al Natale che si chiama Avvento, che dura 4 settimane (6 a Milano) e arriva fino alla vigilia di Natale; secondo tempo è quello del Natale, che va dai vespri della Vigilia fino all’Epifania; dall’epifania al Martedì Grasso abbiamo il primo tempo ordinario. Qui si conclude la prima parte dell’anno liturgico e si ricomincia secondo lo stesso schema: dal Mercoledì delle Ceneri al Sabato Santo abbiamo un altro tempo di attesa: la Quaresima; da Pasqua a Pentecoste c’è il tempo di Pasqua; da Pentecoste fino alla conclusione dell’anno liturgico si ritorna al tempo ordinario. In pratica al posto di 12 mesi abbiamo 6 tempi. Questo vuol dire che se avessimo adottato il tempo liturgico per scandire i nostri giorni, il calendario di Mascia e Alessia avrebbe avuto la metà delle pagine, magari privandoci degli scatti più belli, come quello di loro due che si insaponano a vicenda o sempre loro sedute abbracciate su un tappeto zebrato.

Avendo illustrato a grandi linee come si struttura un anno liturgico non approfitterei troppo della vostra attenzione rimandando ai prossimi appuntamenti l’analisi dei singoli tempi. Riassumendo ciò che abbiamo imparato oggi:

  1. Se vi chiedono cosa fate a Capodanno, voi chiedete di specificare di quale Capodanno stanno parlando, visto che esistono diverse forme di calendari e di inizi anno;
  2. L’attesa è un tempo utile e importante per la preparazione del nostro animo alla festa, cosa che vale anche in quella lunga attesa scandita dalla durata (che a volte percepiamo come interminabile) della scritta ‘sta digitando..’ su Whatsapp;
  3. A Milano le cose non funzionano come nel resto del mondo.

Il post Il calendario liturgico, scritto da Leone Lewis, appartiene al blog Così è (se vi pare).


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