Magazine Cultura
Ho conosciuto Franco Califano un paio di anni fa. Aveva scritto la sceneggiatura per un film intitolato "Vacanze a Rebibbia" - una sorta di "Vacanze di Natale", ma ambientato in carcere - e l'aveva proposta a un produttore amico che mi aveva chiamato per un parere. La sceneggiatura era divertente, piena di gag che si ispiravano all'esperienza carceraria dell'autore, ma non aveva una vera e propria struttura.Ci eravamo accordati per riscrivere la sceneggiatura senza stravolgerla, ma dandole un senso cinematografico.A questo punto vorrei fermare la cronaca per dire due parole sul Califfo.Prima di incontrarlo non avevo una opinione su di lui e sulla sua opera: sempre troppo distante dai miei gusti musicali. Ho ascoltato con attenzione le sue canzoni e ho trovato cose molto belle - "Minuetto" e "La musica è finita" portate rispettivamente al successo da Mia Martini e da Ornella Vanoni, su tutte - ma ad impressionarmi più favorevolmente sono stati alcuni dei suoi monologhi, come "Piercarlino".Poi ho capito che cosa significava Califano - al di là dei miei gusti - per un sacco di persone.Una sera che eravamo insieme in pizzeria, ho assistito a una vera e propria processione di gente che voleva fotografarsi con lui, che gli faceva i complimenti, che desiderava "confessarsi" e scambiare due parole con il "Maestro". Quando siamo usciti dalla pizzeria, la nostra auto era bloccata in un vicolo e una signora, riconoscendo Califano, ci ha aperto il cancello della sua villetta per farci fare manovra... e poi si è fermata a chiacchierare un po' con lui, fecendo uscire dalla casa anche il marito e figli.Califano è un uomo generoso, disponibile e simpatico, molto diverso dal personaggio pubblico che negli anni, anche per colpa sua, gli si è appiccicato addosso.Poi la sceneggiatura non è andata in porto: Califano era molto resistente ai cambiamenti e, anche a causa di altri impegni da parte mia, ci siamo poco a poco allontanati. So che ha provato a riproporla ad altri produttori, senza successo e me ne dispiace: con un po' di lavoro avrebbe potuto, comunque, venire fuori un buon film.Di Califano e dei nostri incontri, continuo a serbare un ottimo ricordo.L'altro giorno quando ho letto che in seguito a gravi problemi di salute, non poteva più fare serate e che invocava la legge Bacchelli, mi sono molto addolorato.Sinceramente non so se a norma di legge abbia diritto o meno a questo sussidio - percependo comunque un reddito dai proventi SIAE, credo di no - ma ho trovato oltremodo insultanti e insopportabilmente moraliste le parole del presidente del Codacons:'Il cantante afferma di percepire ogni semestre dalla Siae circa 10mila euro di diritti d'autore, ossia 20mila euro su base annua. Se pensiamo che in Italia il 71,9% delle pensioni non supera i 1.000 euro mensili (12.000 euro annui) e che quasi un pensionato su due (45,9%) vive addirittura con meno di 500 euro al mese (meno di 6.000 euro annui), direi che il signor Califano non se la passa certo male'E' la solita politica del mischiare capre e cavoli, di quelli che pensano che se tu hai un problema c'è comunque chi ne ha uno più grave del tuo, quindi a che pro risolverlo? Un atteggiamento che conduce a quel "così fan tutti", buono per ogni occasione, soprattutto in politica. Invece no, le differenze e le sfumature esistono, eccome!Califano, comunque la si pensi, è un artista che ha dato qualcosa - EMOZIONI, dice nulla questa parola così sottovalutata di questi tempi? - a parecchia gente. Mi fanno sorridere tutti quelli che in questi giorni hanno scritto che non ha mai prodotto "cultura": che provino a chiederlo ai suoi numerosissimi e devoti fans?Io credo che Franco Califano meriti più rispetto, soprattutto ora che si trova in difficoltà. Bene ha fatto quindi Renata Polverini - da cui politicamente non potrei essere più distante - a provare a risolvere il problema, incontrandolo e cercando di capire come stiano realmente le cose, al di là di ogni facile moralismo e di qualche sbracato lancio di agenzia.
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