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"Il cambio in panchina è una scossa per la squadra al di là del valore degli allenatori"
Creato il 24 febbraio 2011 da MariellacarusoCinque vittorie consecutive, compresa quella nel derby milanese con la CheBanca! Milano, e la gara interna contro la capolista Padova all’orizzonte. Per il Volley Segrate 1978, in lotta per la conquista di un posto nei play-off nell’A2 maschile, è un momento d’oro in una stagione che, dopo essere cominciata nel peggiore dei modi con quattro sconfitte in avvio, ha cambiato rotta con l’arrivo in panchina di Daniele Ricci. “Queste ultime cinque vittorie sono figlie di una voglia di riscatto arrivata dopo una serie di partite nelle quali avevamo giocato bene, tranne che a Ravenna, senza raccogliere alcunché. Quindi ci siamo rimboccati ulteriormente le maniche e speriamo di fare punti anche contro Padova”, spiega Daniele Ricci subentrato alla quinta giornata al tecnico della promozione in A2, Mario Motta.
Cosa cambia quando la società decide per un cambio tecnico a stagione in corso?
“E’ un momento in cui i giocatori vengono messi davanti alle proprie responsabilità quindi dove c’è un basso impegno o una scarso rendimento si arriva in genere a un cambio di rotta. Questo a prescindere dagli allenatori in questione. Di fatto, tranne casi estremi e rarissimi in cui un tecnico ha ‘rotto’ i rapporti con qualche giocatore, la reazione che porta la squadra a vincere una o due partite dopo il cambio tecnico non dipende dal valore di chi arriva o dai demeriti di chi è stato mandato via. Poi bisogna considerare il non trascurabile particolare che quando una società cambia allenatore, lo fa solitamente alla vigilia di gare abbordabili”.
Quindi gli ‘esoneri’ sono una consuetudine mutuata dal calcio utili soltanto dal punto di vista psicologico tanto quanto una buona strigliata?
“Sono una brutta abitudine arrivata anche nella pallavolo nonostante le cifre che “non” ci sono non lo permetterebbero alimentata dalla circostanza che molti dirigenti non mantengono gli impegni con gli allenatori che vorrebbero ridimensionati dopo l’esonero. Io, anche se stavolta ne ho beneficiato, sono assolutamente contro i cambi di allenatore. Se fossi un dirigente e puntassi su una collettivo (allenatore, staff, giocatori) vorrei che questo arrivasse in fondo per far sì che le mie scelte vengano ripagate. Ritengo che una società debba ponderare bene le proprie scelte quando costruisce il gruppo e debba impegnarsi a sostenerle nel bene e nel male”.
Quanto vale, allora, l’apporto di un tecnico nella squadra?
“Ci sono allenatori che possono allenare certi tipi di squadre e altri, altrettanto bravi, che non possono farlo. Tanto dipende dal gruppo di giocatori da gestire. Poi c’è la questione della tattica che è la base sulla quale costruire una partita. I giocatori sono abituati a ragionare in base alla tattica, anche esasperata, da una ventina d’anni. Alla fine, al di là della tattica che ormai è patrimonio di tutti i tecnici di Serie A, la differenza la fa la capacità dei giocatori di seguire il filo tattico imbastito dall’allenatore anche quando la partita diventa bollente”.
Qual è il livello tecnico di questa A2?
“Sotto il livello tecnico è un campionato sempre molto combattuto con i soliti risultati inaspettati all’inizio che si ripeteranno nella fase finale quando si accendono le lotte per i posti che contano. Penso che ogni giornata ci riserverà qualche sorpresa rispetto al pronostico”.
Estratto dall'intervista a Daniele Ricci che inaugura la mia collaborazione con il TUTTO VOLLEY LOMBARDIA (TVL), organo di informazione del Comitato regionale Lombardia
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