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Compagnone con la troupe, assolutamente spietato con le sue vittime. La crew che lo segue con la cinepresa a un certo punto inizia ad aiutarlo nelle sue pratiche omicide, annullando la distanza tra chi filma e oggetto del filmato.
Il cameraman e l'assassino è un mockumentary incentrato nominalmente su un serial killer che fa di tutto per mettersi in mostra: il bianco e nero sgranato molto stiloso che viene usato ( in realtà solo un modo per contenere i costi) dà una patina autoriale a un progetto nato come saggio di fine corso e realizzato da tre amici in vena di goliardia. Non è un caso che gli attori siano tutti amici e parenti dei tre registi ( lo stesso Polevoorde, Belvaux e Bonzel ).
Alla faccia! In confronto robetta come Henry pioggia di sangue e Le iene sembrano video per educande.
I due riferimenti non sono a caso perchè la logorrea di Benoit, il protagonista, sembra estratta di peso da un film di Tarantino, mentre l'assoluto distacco emotivo dagli omicidi che avvengono a favore di telecamera ( anzi la crew collabora in cambio di una percentuale della refurtiva frutto dei crimini del protagonista, così giusto per pagare le spese) ricorda parecchio il film scandalo di McNaughton, una sorta di documentario sulle gesta di un sanguinario serial killer.
Il gesto del togliere la vita perde di significato, quasi come avviene in Kill me please, film su una clinica specializzata in suicidi assistiti, girato anche questo in un bianco e nero stiloso.
Qui tutto è innaffiato di grottesco: Benoit si lancia in filippiche contro la qualità della vita, contro il degrado delle periferie , contro l'immoralità dilagante e poi uccide senza pietà rubacchiando dalle case delle vittime.
E' un killer guascone, cameratesco con la crew che lo segue, innamorato di se stesso e di quello che fa.
Il film alla lunga può diventare ripetitivo nell'usare sempre lo stesso schema e probabilmente non si presta a riletture più profonde ma resta solo il divertissiment di un gruppo di cinefili/cineasti con la voglia di fare qualcosa di diverso.
Eppure il finale con l'incontro/scontro con l'altra troupe televisiva che rappresenta un ideale cortocircuito mediatico rasenta il genio.
Il grottesco goliardico diventa metacinematografia pura , forse anche non voluta.
Il cameraman e l'assassino è un cult senza volerlo, un film in netto anticipo sui tempi che gioca a rimpiattino col voyeurismo di uno spettatore inesorabilmente catturato fin dalle prime sequenze.
La filosofia del film è racchiusa dall'omicidio involontario da parte di Benoit durante una festa. Tutti sporchi di sangue eppure nessuno della troupe, nè dei commensali batte ciglio. E si continua a brindare con spumante.
Bravissimo Benoit Poelvoorde che dimostra di non avere solo talento da commediante molti anni prima di avere successo.
Pare che questo film fosse uno dei preferiti di Lucio Fulci assieme ad Angst cult austriaco di Gustav Kargl di cui parleremo a breve su queste pagine.
Anche la locandina del film ha avuto diverse noie con la censura.
( VOTO : 7,5 / 10 )
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