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Il canto a pagina 105.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
  • Categoria Cuore
  • Categoria Cervello

Il 17 novembre 1991 le forze croate in difesa di Vukovar, ormai alla fame, ormai esauste, si arrendono.

Molti civili che hanno trascorso le ultime settimane sottoterra, mangiando cibo in scatola in freddissime cantine, raccolti in una lunga colonna di uomini senza speranza, lasciano la città verso Vinkovci portando con sè qualunque oggetto riescano a trasportare. Tra cadaveri e essere umani quasi morti, tra macerie e carcasse di animali, marcia vittoriosa l’Armata Popolare e, nelle strade ventose, proprio dopo l’Hotel 1960, si raccoglie un gruppo di temibili Cetnici. I paramilitari dalla barba lunga cantano in coro:

Slobodan, Slobodan, portaci l’insalata ché ci sarà carne, ci sarà carne: oggi macelleremo i croati!

( Slobodane, Slobodane, šalji nam salate, biće mesa, biće mesa, klaćemo Hrvate! )

È un brano tradotto (liberamente) da “Croatia: a Nation Forged in War“, l’opera di Marcus Tanner, inviato dell’Independent all’epoca delle guerre Jugoslave. Un saggio fondamentale che ripercorre le vicende belliche in cui la Croazia si è ritrovata durante lo scorrere dei secoli. E si parla di Turchi, dei fascisti italiani e dei nazisti tedeschi, degli Ustascia, e si parla, infine, delle guerre degli anni ’90.

“Perché proprio la Croazia?”

Alla domanda, Marcus Tanner risponde così: “Mi sono sempre interessato di Paesi con identità multiple. La Croazia è una di questi: la sua storia intrecciata con quella di Venezia, Austria, Turchia.  Ho cominciato quando la guerra tra Croazia e Serbia era ancora in atto. Quel conflitto mi ha scioccato.”

A me, invece, ha scioccato il canto documentato da Marcus Tanner, il canto dei paramilitari all’entrata di Vukovar, città appena caduta.

Quel canto, e il suo orrore, lo ritrovate in ZAGREB, a pag. 105.

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