Avere figli, si sa, è un mestiere difficile; avere figli adolescenti è come andare in guerra. Bisogna armarsi di pazienza illimitata, imparare il linguaggio in codice del “nemico”, avere radar puntati in ogni direzione, dormire poco e male, assillati dai pensieri più assurdi (e tuttavia mai abbastanza vicini alla realtà).
I nostri ragazzi vivono in una società complicata e complessa, dove i confini tra bene e male sono labili, dove i valori sono quasi tutti materiali, una società che li vede vittime quanto carnefici, tra bullismo, autolesionismo e incapacità di comunicare pur avendo a disposizione tutti i mezzi di comunicazione possibili.
Devo perciò ammettere che il nuovo romanzo di Piergiorgio Pulixi, Il canto degli Innocenti, ha toccato con mano non delicata un nodo sensibile, avendo io (ben due) figlie adolescenti. E tuttavia il discorso che esprime è un discorso più universale: il Male attecchisce sotto i nostri inconsapevoli occhi e trova terreno fertile nelle menti più fragili ed esposte ai suoi influssi, quali appunto quelle dei giovanissimi. Nonostante sia stato più volte infranto in letteratura, da Il signore delle mosche di Golding a I figli del grano di King, il tabù per cui bambini e ragazzi sono per definizione innocenti, cioè incapaci di fare del male, è tuttora molto vivo. E invece qui l’albero delle nostre convinzioni viene scosso con così tanta forza da far cadere parecchie mele: non solo i protagonisti sono capaci di commettere omicidi efferati, ma di questi gesti sono felici. O almeno sembrano esserlo. Perché? Cosa li spinge o chi?
Risolvere questo rebus atroce spetta al nuovo personaggio creato da Pulixi, il commissario Vito Strega, impulsivo, intelligente, ingombrante poliziotto che, oltre ad affrontare i propri fantasmi, si trova a fronteggiare una serie di uccisioni apparentemente non legate tra loro, se non dalla noncuranza con cui i giovanissimi autori dei delitti si fanno catturare.
Il canto degli Innocenti, appena uscito in libreria, è il primo romanzo di un progetto molto più ampio: tredici storie riunite sotto il titolo I canti del Male, che ci terranno in sospeso a lungo se, come spero, le future conserveranno la stessa tensione della prima. I capitoli si aprono con incisi in prima persona catturati come registrazioni dal vivo, che esprimono con voce ferocemente infantile un disagio mentale e sentimentale che è pane quotidiano di molti adolescenti: aprendo scenari insospettati sui pensieri degli assassini, ogni parola arriva come un pugno allo stomaco del lettore. Nel resto del romanzo, in terza persona, la narrazione è fluida, i dialoghi si incastrano in maniera realistica, e la semplice ma dolorosa vicenda personale del commissario si intreccia a quella professionale, molto meno chiara e punteggiata da personaggi femminili tutti “stregati” -in positivo o in negativo- dalla forte personalità dell’uomo.
Se dovessi rimproverare qualcosa a Il canto degli Innocenti, sarebbe la sua eccessiva leggibilità: l’ho consumato in una notte, ritrovandomi con una terribile ansia e l’irrazionale impulso di svegliare le mie figlie per assicurarmi che tutto andasse bene.
di Francesca Schipa
Il canto degli Innocenti, Piergiorgio Pulixi – Edizioni E/O, 2015 – collana Originals, 192 pagg, 15 Euro.