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Il canto del capro

Creato il 29 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Il segretario nazionale di Democrazia Atea Carla Corsetti si è scatenata ultimamente in una serie di indovinati interventi, che piovono nelle caselle mail dalla sua newsletter. Quale segretario di partito ha le idee così chiare, sino a prendere posizione controcorrente in modo nitido e fermo? Gli esempi sono pochi. La repubblica monarchica dei preti, cioè l’Italia, ha trovato un avversario non trascurabile. L’avvocato Carla Corsetti parla all’intelligenza. Gli

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Tipico Capro Messinese

iscritti a Democrazia Atea non saranno moltissimi, ma le idee sono cristalline e meritevoli di ascolto. Non è anti-clericalismo questo, perché non è affatto espressione d’odio verso la Chiesa cattolico. E’ una semplice difesa dello Stato laico, l’unico tipo di Stato che può garantire le libertà, fra le quali quella religiosa, ma a pari condizioni. Ecco l’intervento di Carla Corsetti sul caso Sallusti (sul medesimo argomento clicca anche qui: la difesa corporativa della macchina del fango).

Da qualche giorno le cronache si appassionano sulla condanna ricevuta da Sallusti per diffamazione quando era direttore responsabile di Libero nel 2007.

Molte persone e soprattutto molti giornalisti stanno difendendo Sallusti confondendo, con deliberata mistificazione, la libertà di espressione con la diffamazione a mezzo stampa.Sallusti non è stato condannato per aver espresso una opinione e nessuno ha messo in discussione la sua libertà di pensiero o di critica.Sallusti è stato condannato per aver consentito che il suo giornale diffondesse notizie non vere diffamando i soggetti coinvolti nella falsa notizia, che è ben altra cosa dalla libertà di stampa.Più che di libertà di stampa in questa vicenda potrebbe parlarsi di “stampa in libertà” ovvero un uso improprio del giornalismo che danneggia non solo i destinatari della notizia propalata con connotazione di falsità, ma lede l’onore di tutti quei giornalisti che non si lasciano animare da pulsioni offensive.Si apprende che l’articolo non era il suo ma di un soggetto cui era stata interdetta la professione di giornalista, Farina.E’ stato Sallusti ad assumersi personalmente la responsabilità di pubblicare gli articoli del suo ex collega ed era stato lui a consentirgli di farlo con uno pseudonimo.Sallusti attribuisce una responsabilità anche al suo avvocato ma sorge il dubbio che ne avesse nominato uno, tanto più che le condanne precedentemente accumulate nell’esercizio della sua professione di giornalista gli impedivano di beneficiare della sospensione condizionale della pena.Non si è preoccupato di trovare una modalità riparatoria ragionevole che inducesse, come accade di solito, al ritiro della querela e ora dichiara di non voler accettare la commutazione della pena con le misure alternative alla detenzione.Sallusti ha lucidamente deciso di recitare la parte del protagonista in una tragedia di cui lui stesso ha scritto il canovaccio.Nella ricostruzione etimologica la tragedia greca era il “canto del capro” sacrificato a Dionisio.Nella ricostruzione di questa pantomima si celebra il finto sacrificio di un livoroso sull’altare delle falsità.Carla CorsettiSegretario nazionale di Democrazia Atea 0.000000 0.000000

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