La Francia che si presenta ai nastri di partenza al Mondiale di Svizzera nel 1954 è reduce da un ritiro che ai giocatori è sembrato una vacanza. Léon Glovacki è ingrassato di sei chili in 15 giorni e pare che il massaggiatore sul giro di campo batta regolarmente i giocatori. A una preparazione atletica precaria segue l’inevitabile eliminazione: la Jugoslavia batte i galletti 1-0 grazie a un gol di Miloš Milutinović e rende inutile la successiva vittoria con il Messico. La stampa si scatena e prende di mira quella che sarebbe dovuta essere la stella, il ventitreenne di origine polacca Raymond Kopa. I sobri giornalisti gli urlano contro “Tornatene in miniera!”, in cuor loro forse sollevati dal non dover ringraziare uno “straniero” per i successi dei bleus. Le cose per fortuna andranno diversamente.
Kopa, che all’anagrafe si chiama Kopaszewski, in miniera c’è stato davvero, per più di due anni, e in un incidente ha perso anche il dito di una mano. È nato a Nœux-les-Mines nel 1931, i suoi erano giunti in Francia a seguito di un accordo -stipulato probabilmente ai margini del Trattato di Saint-Germain en Laye del 10 settembre 1919[1]- che consentiva ai minatori della neonata Polonia di lavorare legalmente sul territorio francese. Rimessosi dopo l’incidente, Raymond ha anche provato a proporsi come elettricista, ma evidentemente quel trattato consentiva ai polacchi solo di essere minatori. O tuttalpiù calciatori. I ragazzini che popolano la periferie delle città minerarie di Lens, Lille e della stessa Nœux hanno, infatti, nel football il loro principale passatempo. Poi a 14 anni entrano in miniera e il pallone per alcuni di essi diventa l’unica via per uscirne.
Marion Fontaine, in un saggio sulla storia del Racing Club de Lens, spiega come le compagnie minerarie avessero interesse, in un’area nota per le tensioni di classe, a far affezionare i lavoratori al club. Come risultato il Lens ingaggiava i lavoratori più giovani per farli giocare, polacchi in primis.[2]
Le stesse dinamiche si ripetono anche nella altre città minerarie. Non a caso nella finale di Coppa di Francia del 1949 tra Lens e Lille in campo ci sono nove giocatori di origine polacca (su 22!) e l’epoca di Kopa in nazionale sarà anche quella dei vari Glovacki, Ruminski, Bieganski, Cisowski e Wisnieski.[3]
La strada per Raymond è un po’ più complicata. La squadra di Nœux-les-Mines non è certo quanto di meglio si possa sperare per allontanare per sempre lo spettro della miniera. La prima occasione per sfruttare le proprie capacità arriva, però, nel 1949. A Lille il ragazzo supera un concorso per giovani calciatori riservato alla regione Nord-Pas-de-Calais, nella finale di Parigi si classifica al secondo posto e questo gli vale il primo contratto da professionista con l’Angers, squadra di Seconda Divisione.
Piccolo di statura e leggerino, Kopa ama danzare con la palla, partire in velocità dalla destra e dribblare gli avversari o lanciare i compagni, perché preferisce far segnare che far gol. Un talento naturale che sarà difficile ingabbiare in uno schema ben preciso, pensano in molti. Ma è proprio per questo che, dopo averlo visto all’opera in un’amichevole contro il suo Stade Reims nel settembre 1951, Albert Batteux se lo porta con sé.
Batteux è non solo faro del centrocampo, ma -da circa un anno- anche allenatore dello Stade che, un po’ per la sua storia,[4] un po’ per il suo modo di giocare, è sinonimo in tutta Francia di football champagne. Kopa diventa il suo protetto, perché ha estro e velocità, cose che a Batteux un po’ mancano. Così l’allenatore si tiene Raymond accanto un anno e poi nel 1952/53, quando decide di appendere le scarpette al chiodo e di dedicarsi solo alla panchina, lo lancia in campo e gli modella intorno una squadra abituata a divertirsi, ma anche a vincere.
Lo Stade Reims, che tra il 1949 e il 1950 aveva già raccolto uno scudetto e una Coppa di Francia, negli anni in cui si affida a Kopa rimane stabilmente ai vertici del calcio francese ed europeo. Scudetto nel 1953 e nel 1955, la prestigiosa Coppa Latina nel 1953 e nel 1956 il sogno di vincere la prima edizione della Coppa dei Campioni che si arena all’ultimo ostacolo. Il giorno della finale Raymond è infortunato e non dovrebbe giocare, ma Batteux lo manda in campo lo stesso, perché nel frattempo un po’ di cose sono successe.
È, innanzitutto, accaduto che la F.F.F. (la Federazione francese), invece di seguire i “suggerimenti” dei giornalisti e di rimandare Kopa in miniera dopo i fallimentari Mondiali del 1954, ha dato ad Albert Batteux le redini della nazionale. E i risultati si vedono da subito. Il 17 marzo 1955 a Madrid i bleus ottengono la prima vittoria in terra spagnola. Dopo il gol iniziale di Gaínza, Batteux sposta Kopa in cabina di regia e cambia il match. Raymond segna subito il gol del pareggio, poi regala l’assist a Vincent per il definitivo 1-2. Desmond Hackett, giornalista del Daily Express, è il più estasiato di fronte a quel piccolo francese di origine polacca che ha deliziato la platea e gli cuce addosso il soprannome che lo accompagnerà per sempre: il Napoleone del calcio.
Ma quel giorno a Madrid Raymond si cuce idealmente addosso anche la maglia delle merengues. Santiago Bernabéu sta preparando il suo giocattolino che dominerà in Europa per cinque stagioni di fila e non si accontenta di Di Stefano, Rial e Gento: vuole una multinazionale del pallone e ha i soldi (e gli appoggi politici) per farlo. Il Real Madrid propone a Kopa un ingaggio che è dieci volte maggiore di quello da lui percepito a Reims e nei primi mesi del 1956 ne ottiene la firma. Lo Stade, intanto, in Coppa dei Campioni batte il Vörös Lobogó di Hidegkuti e gli scozzesi dell’Hibernians e si qualifica per la finale, dove lo attende proprio il Real Madrid.
Kopa e Batteux si ritrovano, quindi, in una situazione simile a quella vissuta da Götze alla vigilia della finale di Champions’ del 2013. Klopp lascerà la sua stella in tribuna e, pur giocando bene, il suo Borussia Dortmund perderà. Batteux, invece, manda Raymond in campo sperando che i suoi guizzi regalino allo Stade Reims la coppa e allontanino ogni possibile polemica giornalistica, ma il risultato non cambia. Il Real Madrid vince 4-3 grazie a un gol di Rial a pochi minuti dal termine e le speranze dei francesi si infrangono su una traversa colta da Templin a tempo quasi scaduto.
Le merengues si portano a casa coppa e Kopa, ma l’acquisto del francese si rivela ben presto ciò che realmente è. Un investimento per il futuro per il giocatore, che, precorrendo i tempi, ha capito che la sua immagine e il suo nome sono un capitale umano da sfruttare e, perciò, ha messo su sin dal 1954 un gruppo industriale. Per padron Bernabéu più uno sfizio da sceicco del Qatar ante litteram che una reale necessità per la squadra. Quel Real è, infatti, Di Stefano. La saeta rubia decide come ci si allena, in campo è padrone della fascia centrale e smista il gioco come vuole lui. Kopa è, quindi, dirottato a destra nella posizione che aveva quand’era più giovane, ma senza la concreta possibilità di trovare spazi al centro. Per di più sulla sinistra c’è un certo Gento e, quindi, il gioco, almeno inizialmente, pende più da quel lato. Col tempo le cose migliorano e in tre anni a Madrid allori e conquiste arrivano lo stesso -tre Coppe dei Campioni (quella del 1959 in finale proprio contro lo Stade Reims), un’altra Coppa Latina e due vittorie nella Liga- ma il vero Raymond Kopa lo mette in mostra ancora una volta Albert Batteux, questa volta da tecnico della nazionale.
Il trasferimento in Spagna aveva risvegliato i detrattori di Kopa, che gli rinfacciavano di essere un mercenario, ma Batteux non sente ragioni e lo convoca. Così Raymond ritrova la maglia della nazionale solo nel 1958, alla vigilia dei Mondiali di Svezia. Con lui tante facce conosciute e una nuova, Just Fontaine, che lo Stade Reims ha acquistato proprio l’anno in cui lui è andato via. A Just piace segnare, a Raymond piace dribblare tutti, andare in velocità e fare assist: i due si trovano alla perfezione e la Francia ringrazia.
I galletti sono protagonisti di un gran Mondiale e segnano addirittura 23 gol in sole sei partite (Fontaine da solo ne fa 13!). Due i passaggi a vuoto, uno ininfluente contro la bestia nera Jugoslavia, uno decisivo in semifinale contro il Brasile di Didì, Vavà, Garrincha, Gilmar e del giovane Pelé.
Il risultato finale dice 5-2, ma è un po’ bugiardo, perché, dopo il vantaggio siglato da Vavà e il pareggio di Fontaine (su lancio di Kopa), il difensore Thierry Jonquet si rompe il perone a seguito di uno scontro fortuito con Vavà. Le sostituzioni non le hanno ancora inventate. I brasiliani ringraziano e trafiggono i francesi con un gol di Didì e tre di Pelé, prima che Rogér Piantoni, un altro figlio dell’immigrazione (questa volta italiana) nelle città minerarie, non riduca le distanze.
In quattro giorni i francesi ritrovano la loro verve e travolgono 6-3 nella finalina la Germania Ovest, uscita malconcia dalla semifinale con la Svezia. Fontaine fa quattro gol, Raymond Kopa inventa assist e tocchi deliziosi e si guadagna a fine anno il Pallone d’Oro.
da http://raymond-kopa.skyrock.com
Per il francese il 1958 rappresenta l’apice della sua vita sportiva e imprenditoriale. La grande prestazione ai Mondiali svedesi garantisce una ricaduta economica notevole al gruppo Kopa, che ormai produce palloni, indumenti sportivi, impermeabili e persino bibite. Il futuro è assicurato, anche perché a partire dal 1959, al suo ritorno in Francia, ovviamente allo Stade Reims, a Raymond le cose cominciano a non andare sempre per il verso giusto. Arrivano sì altri due scudetti (1960 e 1962), ma anche una serie di infortuni alla caviglia che impediscono a lui e alla Francia di ben figurare nella prima Coppa Henri Delaunay.
La morte del figlio e la destituzione di Batteux nel giugno 1963 chiudono un ciclo. C’è tempo, però, per un’ultima battaglia legata al calcio. A uno che ha saputo costruirsi una carriera e mettere a valore la sua stessa immagine, la caparbietà e la convinzione certo non mancano. Kopa le dirige stavolta contro la F.F.F. e, dall’alto della sua visibilità, attacca a fondo lo status dei giocatori professionisti, denunciando la loro situazione da schiavi dei dirigenti delle società che ne gestiscono a piacimento i loro cartellini. Arriva anche una squalifica di sei mesi, ma già nel 1968 la F.F.F. si muoverà nel verso delle richieste fatte da Kopa e introdurrà i contratti a tempo determinato.
Al francese figlio di minatori polacchi rimane il tempo per scendere in Seconda Divisione con quello che resta dello Stade Reims, sbattere in faccia le porte alla nazionale e prendersi una squalifica anche per questo, prima di lasciare il calcio giocato, dedicarsi a tempo pieno alle sue aziende ed essere giustamente incluso nella Hall of Fame di questo sport che gli ha dato tutto e a cui lui ha restituito tanto.
federico
Fonti: The Polish immigrant as hero: The case of Raymond Kopa, (nell’articolo si approfondisce la storia di Kopa prima dell’arrivo a Reims e l’apporto dato dai giocatori di origine polacca alla nazionale francese nel periodo 1938-1958)
———————————————————————-
[1] In The Polish immigrant as hero: The case of Raymond Kopa si fa risalire l’accordo franco-polacco al settembre 1919 (anche se su Le Figaro di quel mese non si trovano riferimenti) e l’arrivo del nonno di Raymond in Francia al 1919
Il Trattato di Saint-Germain en Laye stabilisce la spartizione dell’Impero Austro-Ungarico e pertanto sancisce i confini della Polonia.
[2] Marion Fontaine, Le Racing Club de Lens et les ‘Gueules Noires’. Essai d’histoire sociale (2010). Citato in The Polish immigrant as hero: The case of Raymond Kopa
[3] César Ruminski (portiere del Lille; riserva al Mondiale 1954); Guillaume Bieganski (centrocampista del Lille; riserva al Mondiale 1954); Thadèe Cisowski (attaccante del Metz; 13 match in nazionale; 5 gol fatti in Francia-Belgio del 1956); Léon Glovacki (attaccante dello Stade Reims; una partita al Mondiale 1954); Maryan Wisnieski (attaccante del Lens; titolare nelle sei partite del Mondiale 1958)
[4] Lo Stade Reims nasce il 29/09/1910 come «Société Sportive du Parc Pommery» (SSPP), club sportivo della ditta di Champagne Pommery & Greno. Negli anni Cinquanta sono le ditte Canard e Germain a fornire al club sponsor e quadri dirigenziali