Magazine Cultura
RECENSIONE 1 di DINO
Graaaaande Carlo Virzì… volevo dire graaaaande Paolo Virzì! Oh, non so voi, ma io me li confondo sempre, 'sti due. Un po’ come le sorelle Farmiga. Non mi ricordo mai qual è Taissa e qual è Vera, l’unica cosa che so è che me le farei ambedue. Carlo Virzì comunque è il fratello meno di talento, diciamolo sottovoce che se no si offende. Di talento però ce n’ha pure lui. Come regista magari non troppo, ma come compositore di colonne sonore se la cava bene e qui ne da’ conferma. Una menzione la meritano poi anche le due canzoni che vengono suonate nel corso del film: l’ormai evergreen “Rehab” di Amy Winehouse e “I’m Sorry” dei The Jackie O’s Farm, indie band italiana molto promettente. Graaaaandi Jackie O’s Farm, continuate così che siete bravi e vi raccomando a tutti i miei amici! A proposito di indie, l’ultimo film del Virzì, quello bravo a girare, Paolo, non è che fosse poi così graaaaande. Io il Paolo lo seguo sempre con grande affetto, dai tempi del frizzante Ovosodo, e Tutta la vita davanti e La prima cosa bella sono due dei miei film italiani preferiti in assoluto. Sono riuscito persino a sopportare il modesto Caterina va in città, ma Tutti i santi giorni proprio no. Paolo voleva fa’ l’ammericano-mericano, per la precisione voleva girare la sua pellicola in stile indie-ammericano-mericano, però ne era uscita una mezza schifezza. Diciamo sottovoce pure questo, che se no si offende anche lui. Il Paolo secondo me dà il meglio non quando scimmiotta gli ammericani, ma quando fa del bel cinema nazional-popolare che racconta noi, racconta l’Italia, e nazional-popolare lo intendo nella miglior accezione possibile. Lì sì che è davvero graaaaande. Attraverso le sue storie intrecciate che riguardano un investimento economico quanto l’investimento di un ciclista, il suo nuovo Il capitale umano riesce a riflettere le storie di cronaca che vediamo nei TG tutti i giorni, e lo fa attraverso punti di vista molteplici, con una serie di personaggi che a loro volta riflettono bene alcune tipologie tipiche dell’italiano di oggi. Per questo aspetto, Il capitale umano è lo specchio dell’Italia attuale, un po’ come La graaaaande bellezza. Non è un caso allora se i due graaaaandi film, le due gemme del cinema italiano dell’ultima annata, si contenderanno i David di Donatello 2014. Nella categoria di miglior pellicola se la dovranno vedere anche con la rivelazione Smetto quando voglio di Sydney Sibilia (che poi uno che si chiama Sydney sicuri sia italiano?), il ruffianotto La mafia uccide solo d’estate di Pif (che uno che si chiama Pif di sicuro non è italiano, dai) e La sedia della felicità dello scomparso Carlo Mazzacurati. I due pretendenti principali sono però loro due, quelli che hanno ottenuto più nomination. Il film premio Oscar La graaaaande bellezza di Paolo Sorrentino ne ha beccate 18, ma Il capitale umano dell’altro Paolo ha capitalizzato ancora di più, con ben 19 nomination ai David. Secondo me se le meritano. Entrambi non sono capolavori totali, eppure sono due opere complesse e sfaccettate, capaci di parlare dello stato di oggi del nostro paese, e non solo. Il capitale umano è infatti anche un thriller molto ben architettato, con una sceneggiatura, liberamente ispirata all’omonimo romanzo di Stephen Amidon, in cui tutti i pezzi del puzzle trovano il loro posto in maniera impeccabile. Una cosa che spesso, anche nelle migliori pellicole italiane, è difficile trovare. Cos’altro aspettate allora a guardare questo graaaaande film? Attendete che vi passi il finanziamento per pagare il biglietto del cinema? (voto di Dino 8+/10)
RECENSIONE 2 di CARLA
Bellino, Il capitale umano. Sì, mi è piaciuto. Insomma, abbastanza. È un buon film, sì, credo di sì. Adesso non sto a dire che è eccellente, perché io ho fatto l’attrice, tempo fa, e so che non tutto qui funziona alla perfezione. Gli attori, ad esempio. Le attrici invece sì. Quella Valeria Bruni Tedeschi è brava. Davvero tanto. Valeria Golino molto composta, molto sotto le righe, se la cava parecchio meglio del suo solito. La giovane Matilde Gioli poi è una rivelazione assoluta. Con quegli occhioni mi ricorda un po’ Emilia Clarke. Emilia Clarke quando non è in Game of Thrones con dei draghetti sulle spalle, ma quando è in vesti più da persona normale come in Spike Island e Dom Hemingway. Sul fronte maschile, Fabrizio Bentivoglio e Fabrizio Gifuni se la cavano, però i loro personaggi restano leggermente intrappolati nella macchietta da tipici italiani: il borghese benestante che sogna di diventare ricco, e il ricco stronzo che sogna di diventare un ricco ancora più ricco e ancora più stronzo. Meno bene il ragazzotto emo/psycopatico, un Giovanni Anzaldo che appare ancora parecchio immaturo per un ruolo di tale complessità, per non parlare dell’altro giovane, Guglielmo Pinelli. Iscriversi a una scuola di recitazione, no?
Un pochino deboluccio pure Luigi Lo Cascio, che qualche anno fa ai tempi de I cento passi e La meglio gioventù sembrava dovesse essere il futuro del cinema italiano e poi si è perso per strada. Come me, che me la cavavo alla grande con la recitazione a teatro e poi ho trasformato la mia vita in uno spettacolino di finzione, interpretando la parte della moglie felice del ricco stronzo di cui sopra. Adesso però sto divagando nella mia vita personale. Torniamo al film, che è meglio. A voler fare la critica precisina, posso dire che la vicenda thriller è un attimino deboluccia. L’evento portante cui ruota tutto intorno è un semplice incidente stradale, un’auto pirata che tira sotto un ciclista, uno di quei casi che sentiamo ogni giorno a Studio Aperto insieme a un servizio sul nuovo cane di Berlusconi e uno sulle nuove tette di Belen. Insomma, che noia, gente! Il film non sarà quindi entusiasmante quanto un giro di shopping in Via della Spiga, però pur con i suoi limiti devo ammettere che mi è piaciuto. Niente male l’idea di raccontare la storia attraverso punti di vista differenti, come in Rashomon di Akira Kurosawa, un film che avevo visto ai tempi in cui andavo a scuola di cinema. Rispetto a La grande bellezza, la pellicola con cui se la dovrà vedere ai prossimi David di Donatello, è meno arty, meno radical-chic, meno fighetto. Se vogliamo anche meno internazionale e meno prodotto d’esportazione. Non a caso l’Oscar l’hanno dato al film di Paolo Sorrentino. Detto tutto questo, mi è piaciuto. Sì, dai, potrebbe non sembrare, eppure Il capitale umano mi è piaciuto. Sì, abbastanza. (voto di Carla 7-/10)
RECENSIONE 3 di SERENA
Che palle, Massimiliano! È troppo ricco, troppo ragazzo di buona famiglia, troppo popolare. Continua a mandarmi messaggi, ma io non voglio più tornare insieme a lui. Adesso sto con uno troppo psyco. No, non è Norman Bates. Si chiama Luca. È uno che ho conosciuto nella sala d’attesa dello studio della compagna di mio papà, che fa la strizzacervelli. Anche se l’ho incontrato lì, non è che sia così fuori di testa. Un po’ sì, perché si fa i tagli sulle braccia come gli emo che ascoltavano i Tokio Hotel e i Dari. Cioè, pronto?!? Sono troppo passati di moda. Adesso vanno solo i 5 Seconds of Summer, che sono troppo solari fin dal nome e quindi basta con ‘sta depressione e con ‘ste vene tagliate. Nonostante sia un emo, sto con lui perché fa troppo essere una tipa alternativa uscire con un povero disgraziato morto de fame malato di mente che è pure stato sulla cover non di Cioè ma del giornale locale visto che era stato beccato con mezzo chilo di maria, non de Filippi, ma marijuana. Un tipo troppo strambo. Ovviamente, a uno così non possono che piacere tutti quei film strambi come lui. Quelle pellicole tanto da intellettualoidi che adesso si andranno a contendere il David Gnomo di Donatello che, da quanto ho capito quando me l’ha spiegato Luca, è una specie di imitazione degli Mtv Movie Awards, solo molto più noiosa e con nessun premio, inspiegabilmente, assegnato a Hunger Games. I due film che hanno ottenuto più nomination quest’anno sono La grande bellezza e Il capitale umano. Li ho visti entrambi al cinema con Luca che, anziché limonare, voleva inspiegabilmente seguirli. Cioè, è scemo? De La grande bellezza io non c’ho proprio capito niente. I fenicotteri? Ma che davvero? Al confronto, Il capitale umano m’è sembrato un capolavoro. Non sono riuscita a seguire tutte le vicende intrecciate perché continuavano ad arrivarmi messaggi su WhatsApp, oh, scusate se sono troppo ricercata, però almeno la terza parte, quella più teen, l’ho trovata abbastanza carina. E poi se non altro in 'sto film non c’erano i fenicotteri. Io di certo un David Gnomo, un Oscar, un Mtv Movie Award o qualunque altro premio non glielo darei, ma dovendo proprio scegliere tra La grande bellezza e questo, scelgo troppo Il capitale umano. (voto di Serena 4/10)
Il capitale umano (Italia, Francia 2013) Regia: Paolo Virzì Sceneggiatura: Paolo Virzì, Francesco Bruni, Francesco Piccolo Liberamente ispirato al romanzo: Il capitale umano di Stephen Amidon Cast: Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Valeria Bruni Tedeschi, Matilde Gioli, Guglielmo Pinelli, Giovanni Anzaldo, Luigi Lo Cascio, Bebo Storti, Gigio Alberti Genere: nordest thriller Se ti piace guarda anche: La ragazza del lago, La grande bellezza
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