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Il Capitalismo è uno zombie

Creato il 15 marzo 2013 da Marvigar4

wall street

   Non mi illudo di poter racchiudere il mondo in queste frasi, lascio ad altri l’autoinganno estremo, però, rimuginando tra me e me, ho pensato a una serie di immagini che potevano illustrare il Capitalismo, ossia il sistema economico che con le sue filiazioni dirette o indirette governa il nostro caro mondo occidentale, perlomeno dalla fine del secondo conflitto mondiale (se si considera l’ingresso ufficiale di nazioni come la Germania, il Giappone e l’Italia nel sistema). Premesso che consiglio vivamente a tutti la visione del film Capitalism: A Love Story (2009) di Michael Moore, per avere suggerimenti e anche uno sguardo d’insieme storiografico sull’origine dei nostri mali attuali (dal famoso “Malaise” speech di Jimmy Carter del 15 giugno 1979 [1] al disastro umano e sociale della Reagonomics che stiamo scontando oggi più di prima), vorrei fare una similitudine e associare l’immagine del Capitalismo a quella di uno zombie. Avete in mente chi è lo zombie? Non parlo della visione originaria tratta dalla cultura vudù haitiana [2], parlo della classica interpretazione occidentale, cioè di una creatura defunta resuscitata che infetta con il suo morso i vivi trasformandoli in colleghi, ossia morti viventi, i quali a loro volta infetteranno altri e così via. Sì, il Capitalismo, dopo la fine del blocco Socialista Reale a seguito del collasso degli anni ’80, ha accelerato la propria putrefazione già in atto, è diventato l’unico riferimento economico mondiale, non perché fosse il migliore, ma perché aveva i mezzi per sopravvivere pur essendo morto. L’infezione dura da parecchio tempo, la crisi finanziaria mondiale nata dall’orrida storia dei mutui subprime ci ammorba dal 2006, però non è altro che la punta dell’iceberg, è lo zombie che ha avuto modo di avvelenare l’intero pianeta non limitandosi a pochi esemplari. Questa ormai è un’epidemia peggio della peste, peggio dell’AIDS, e non si sa fino a che punto potrà giungere. Il Capitalismo si è incartato, divora ineluttabilmente se stesso e i suoi figli, come Crono, la sua follia, il liberismo economico, somiglia a quella festa senza fine di ubriachi in cui di volta in volta qualcuno cade per coma etilico e poi muore. In questa baraonda si aggiungono anche i populisti che illudono gli sprovveduti con ricette alternative semplicemente più funeste del male (non c’è niente di peggio di un avventuriero vero o di un fanatico al soldo di un avventuriero ambizioso che imbroglia milioni di italiani con fantapolitiche e fantaeconomie).

   Dove andremo a finire? È troppo presto per dirlo? Niente affatto. Quello che stiamo osservando è già accaduto, lo zombie c’è sempre stato, solo che non era ancora arrivato a casa nostra per minacciarci e morderci. Adesso lo abbiamo tra le mura domestiche, ci domina, ci controlla e ci fa credere nelle cose più assurde, tanta è la disperazione che ci inocula con la sua delirante non-vita. Il liberismo è morto, ma gli stupidi si ostinano a credervi e gli zombies astuti tentano di ammazzarli per poi averli come associati. Resta forse la Resistenza, quella classica dell’uomo che vuole vivere e si difende. Davanti a questo zombie, il Capitalismo, io vedo ancora il solito uomo, vivo, quello che congetturò e fece le Rivoluzioni, quello che lottò e si ribellò. Se siete a corto di vocaboli chiamatelo pure illuminista, socialista o comunista, ma non crediate che sia caduto insieme al Muro di Berlino. La Provvidenza ha voluto che quell’uomo rinascesse dalle macerie e non come zombie…

© Marco Vignolo Gargini

[1] http://en.wikipedia.org/wiki/Presidency_of_Jimmy_Carter#.22Malaise.22_speech

[2] http://it.wikipedia.org/wiki/Zombie



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