Dopo la fine dello splendido isolazionismo calcistico i maestri britannici non hanno trovato nei Campionati Mondiali la vetrina che si attendevano. A parte il Mondiale organizzato e vinto in casa nel 1966, solo delusioni e una cronica incapacità di superare i quarti di finale. Ma nelle qualificazioni a Germania ’74 i bianchi fanno ancora di peggio.
A Wembley il 17 ottobre 1973 la tensione è palpabile. Bobby Moore è lasciato in panchina, al suo posto c’è Hunter e la fascia di capitano la indossa Peters, unico reduce della vittoria mondiale. In porta c’è un giovane Peter Shilton, a centrocampo il ventiseienne Emlyn Hughes, Bell, Channon e Chivers. L’Inghilterra, insomma, non sembra fortissima, ma di fronte c’è una squadra che ha come punti di forza Grzegorz Lato, Kazimierz Deyna e il pittoresco portiere Jan Tomaszewski, veri e propri sconosciuti. E poi l’atmosfera di Wembley dovrebbe fare il resto.
I bianchi partono forte, ma ogni azione trova Tomaszewski pronto a dispensare miracoli: un salvataggio di piede sulla linea, una parata in tuffo su fucilata di Colin Bell, il giusto riflesso per alzare sopra la traversa un colpo di testa di Chivers. Poi a inizio ripresa la doccia fredda: Lato se ne va in contropiede serve Domarski che fa partire un tiro non irresistibile, ma Shilton ha le mani bucate e la palla va in gol. Incredibilmente la Polonia è in vantaggio al minuto 55. Otto minuti dopo Peters, appena toccato, si getta in area di rigore, l’arbitro Loraux indica il dischetto e Clarke trasforma. Uno a uno. Con l’ultimo sforzo i bianchi provano a segnare il 2-1, ma dopo la parentesi rigore tutto è tornato come prima. Anzi, adesso anche il difensore Bulzacki si è attrezzato per fare miracoli e ha respinto sulla linea l’ennesimo tiro di Bell.Il fischio finale sancisce l’eliminazione dell’Inghilterra, la prima da quando i maestri hanno deciso di misurarsi col mondo, ma (ahi per loro) non l’ultima. La Polonia non sarà però un fuoco di paglia e in Germania arriverà addirittura terza, togliendosi la soddisfazione di battere mostri sacri come Argentina, Italia e Brasile e di far vincere a Lato il titolo di capocannoniere.
federico
e stavolta la dedico a mio padre che amava raccontarmi di questa epica partita
almeno quanto del canestro di belov allo scadere di urss-usa a Monaco ’72