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“Il Cappello di Vermeer” – Timothy Brook

Creato il 14 ottobre 2015 da Temperamente

Il cappello di Vermeer, ultima fatica dell’ eminente sinologo canadese Timothy Brook , prima ancora che un libro di storia, e di storia dell’arte in particolare, è un meraviglioso viaggio nel Seicento. Secolo di viaggi per definizione! Un periodo in cui vissero uomini dallo spirito indomito e temerario che, grazie alle loro imprese, trasformarono radicalmente l’immagine del mondo fino ad allora conosciuto.
Per raccontare quest’epopea l’autore parte dagli oggetti dipinti in otto opere d’arte: cinque quadri di Vermeer, uno di Hendrick van der Burch, uno di Leonaert Bramer e un piatto di ceramica dell’epoca.
Brook con uno stile intrigante ma rigoroso ci dimostra che gli oggetti ritratti nei quadri non sono dettagli ornamentali ma finestre su un periodo in vorticosa evoluzione.

Nel mondo in questione, un cappello diventa il pretesto per raccontare la vita di Samuel Champlain. L’avventuriero francese si spinse tra le foreste del Nord America, facendo alleanze con gli indiani, in cerca di un passaggio a nord ovest verso l’Oceano Pacifico. Per finanziare la sua impresa sfruttò il commercio di castori, numerosissimi da quelle parti, la cui pelle era fondamentale per produrre il feltro, materiale con cui venivano realizzati voluminosi cappelli dalle forme bizzarre, molto apprezzati dai signori dell’epoca. Uno di questi è ritratto da Vermeer nel quadro Ufficiale e ragazza che ride. Il cappello di Vermeer appunto!
Il piatto frutta dipinto in Donna che legge una lettera davanti a una finestra aperta ci racconta lo snobismo dei cinesi dell’epoca. Il popolo orientale era allora un produttore di porcellane finissime considerate di gran lunga superiori alle ceramiche prodotte in Italia. Mentre le case dei signori occidentali si riempivano dei preziosi oggetti orientali dalla tipica colorazione bianca e blu, mai e poi mai un prodotto made in Italy sarebbe giunto sulla tavola di un nobile cinese. Chissà cosa avrebbero pensato questi illustri antenati dei loro discendenti, adesso famosi imitatori di vestiti e accessori di casa nostra!

L’uomo cinese con una pipa fra le labbra, ritratto su un piatto di ceramica fabbricato in Olanda (imitazione perfetta della porcellana cinese!), diventa l’occasione per raccontare una moda dell’epoca: il fumo. Il tabacco che nuoce gravemente alla salute ai giorni nostri, all’epoca mosse interessi che sconvolsero gli equilibri economici mondiali dando vita alla tratta degli schiavi e alla fortuna economica delle colonie americane. Una pratica oggi considerata quasi una forma di autolesionismo all’epoca era un indicatore della nobiltà e del prestigio di un individuo. Il lignaggio di un aristocratico del Seicento era direttamente proporzionale alla frequenza con cui fumava!
Sono solo alcune delle storie raccontate da Brook, che ha l’abilità di restituire il senso della grande storia partendo dai dettagli, dalle vicende apparentemente secondarie.
Gli oggetti diventano fili che si intrecciano per dar vita ad una trama, o come direbbe lui stesso, alla rete di Idra, che costituisce il terreno in cui è radicato il presente. Il mondo in cui viviamo.

Trattiamo gli oggetti dipinti (…)come dei dettagli bidimensionali che ci dicono se il passato è qualcosa di diverso o uguale al presente(…). Possiamo osservare nel dipinto un calice e del Seicento e pensare “Era fatto proprio così?” e invece (…). Dovremmo chiederci piuttosto “Che ci fa lì il calice? Chi lo realizzò? Da dove proveniva? Perché dipingere un calice e non una tazza da tè o un vasetto di vetro?”

Nello slancio di avventurieri e mercanti che in quel secolo si precipitarono verso terre sconosciute, si nascondeva l’identità di un occidente impetuoso e aperto, disposto a farsi attraversare dalle culture che avrebbe dominato solo in seguito.
Ciò che ha dato vita ai traffici commerciali che hanno creato il mondo in cui viviamo non era solo lo spirito mercantile, ma un’apertura verso culture diverse dalla nostra, un desiderio di scoperta che spesso viene sottovalutato dagli storici.
Lo sguardo di Brook è diverso perché, raccontando i singolari percorsi delle merci che hanno cambiato il nostro modo di vivere, coglie lo spirito che ha percorso l’Occidente in un’epoca straordinaria della sua storia.

Timothy Brook, Il cappello di Vermeer, Einaudi, 2015


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