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il carcere inutile

Creato il 27 gennaio 2016 da Girolamo Monaco

La struttura detentiva e la personalità del detenuto

La vita dentro la cella e il ritmo della sezione detentiva foggiano un tipo di mentalità particolare, dai contenuti di pensiero specifici, dalle forme di ragionamento tipiche, i cui elementi primordiali sono rappresentati dalla negazione di ogni forma di privacy e dalla completa eterodirettività dei comportamenti.

La privazione dell'intimità sia fisica che psicologica crea una stato di continua dipendenza dalla struttura delle regole e dal gruppo delle persone.

Non esiste spazio (né, alla fine, tempo) per i bisogni fisici, né per la gestione degli affetti, per i pensieri autonomi. Non esiste spazio di solitudine. Tutto è invaso, sottoposto alla continua osservazione degli altri: i movimenti del corpo, le carte processuali, la corrispondenza privata, le letture, il cibo, i bisogni fisiologici.

Non c'è ambito di vita della persona che resta autonomo, non esposto, riservato: il sonno, la veglia, i pasti, l'uso del bagno, il fumo, la televisione, i colloqui, i passeggi in cortile, l'aria.

La persona diventa assolutamente passiva ed eterodiretta, si perde il controllo degli orari, il possesso delle cose, la gestione degli spazi, il bisogno dei movimenti.

Tutti i sensi sono dominati, saturati dalle perseveranza di stimoli fastidiosi e innaturali.

Non c'è silenzio in carcere, dominato da un rumore di fondo inestinguibile, fatto di voci, musiche e canzoni, sbattimento di chiavi e chiusura di porte di ferro. E sopra tutto domina l'odore misto di cibo e infermeria, fatto di fumo di sigarette e deodoranti e disinfettanti a coprire tutti gli altri odori.


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