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Il Cardiff è in Premier?  “No, per noi è morto…”

Creato il 19 aprile 2013 da Mbrignolo
Bellamy e la foto della discordia

Bellamy e la foto della discordia

NOTIZIE (Cardiff). Il Cardiff City dopo 51 anni è tornato in Premier League, ma a far notizia in queste ore sono alcuni tifosi che contestano la società. Andiamo con ordine. Grazie al pareggio interno contro il Charlton, la squadra di Cardiff dunque è ritornata in Premier. Dopo il fischio finale giocatori, dirigenti e tifosi hanno dato avvio ai festeggiamenti che si sono protratti sino a notte inoltrata. Come accade in questi casi si assiste spesso a pianti di gioia, abbracci e storie particolari. Una di queste è quella che ha visto protagonista il leader della squadra, Craig Bellamy. Il campione gallese è stato da sempre un tifoso sfegatato del Cardiff e dopo anni in Premier ha deciso di giocare per la sua squadra del cuore, accettando anche la serie inferiore. A fine gara Bellamy è andato ad abbracciare il padre che gli aveva trasmesso la passione per il calcio e per il Cardiff City. E’ stato un momento molto emozionante per tutti e il padre ha dichiarato che adesso potrà morire felice.

Se questa è la parte bella di una festa sportiva dobbiamo però anche parlare del rovescio della medaglia e dunque della protesta di una parte della tifoseria che non si sente più legata a questi colori. Il Cardiff City, in questi ultimi anni, ha cambiato praticamente i connotati. Cambio di colori sociali, cambio del logo e a breve pare anche che possa cambiare il nome, diventando Cardiff Dragons. Tutto questo è accaduto perché la squadra gallese è stata acquistata dal magnate malesiano Vincent Tan. Il patron ha investito e investirà molto sulla squadra, ma ha anche dettato legge per poter aumentare i ricavi. La scelta di cambiare colore di maglia e stemma della squadra è stata fatta perché Tan vuole sfondare nel mercato asiatico. Al posto della storica maglia blu, il Cardiff esibisce da inizio anno quella rossa, mentre il tradizionale Blue Birds dello stemma ha lasciato posto ad un dragone.

Dunque rosso e dragone sono i nuovi simboli che Tan spera possano diventare celebri in Asia. Tantissimi supporter inizialmente avevano dato luogo a diverse proteste, non accettando un cambiamento cosi radicale. Si sono sentiti stranieri in casa loro. Ma dopo gli acquisti di Luglio e soprattutto dopo i risultati eccellenti sono stati i primi a festeggiare la storica promozione. Non tutti però. Ci sono diversi tifosi che non hanno accettato tutto questo. Non gli interessa della Premier League e non gli interessa del mercato asiatico. Volevano soltanto che la squadra e la storia rimanesse la stessa. In queste ore in Galles ci sono due casi che possono ben illustrare il malcontento. Il primo caso è un articolo scritto da Ouriel Daskal, un giornalista-tifoso che ha espresso tutto il suo disappunto per quanto accaduto.

Nel suo pezzo si dichiara allibito e non si spiega come un milionario possa acquistare una società con una tradizione ultra centenaria e raderla al suolo come se fosse un palazzo vecchio. Il suo punto focale è tutto contro Vincent Tan, reo di aver dedicato pubblicamente la vittoria alla Malesia, tralasciando Cardiff. Il giornalista conclude poi il suo pezzo descrivendo la promozione come una cosa deprimente, soprattutto per il messaggio che trasmette. “Come può un miliardario acquistare un club, che è un insieme di valori, simboli, ricordi e una comunità attorno ad esso e fare quello che vuole senza nessun rispetto: cambiare il nome, i colori e la personalità? “.

Oltre al giornalista, anche un tifoso sta diventando l’icona di quelli che sono contro il Cardiff. Si chiama Scott Thomas e la scorsa estate ha smesso di tifare per la sua squadra del cuore, dal momento che la sua vera squadra era morta e non esisteva più. . Queste le sue parole ai tabloid inglesi.”Non sono più un tifoso di calcio da Luglio, ma quando ho visto Bellamy, il leader della squadra, festeggiare con maglia e sciarpa rossa mi sono sentito morire due volte”. Thomas sta diventando il simbolo di una protesta che vuole enfatizzare la poca tutela dei tifosi che per una vita rimangono fedeli ai giocatori e alla loro squadra per ritrovarsi poi senza storia e senza tradizione.


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