La morte di due pescatori indiani probabilmente uccisi da due militari italiani a difesa della petroliera Enrica Lexie nell’Oceano Indiano sta provocando negli ultimi giorni un delicato scontro diplomatico tra Italia e India. Unitamente alle differenti versioni, vi sono importanti risvolti politici interni al Kerala e le conseguenze per i rapporti bilaterali tra i due paesi sono imprevedibili. In ogni caso è necessario, oltre a comprendere in maniera efficace le responsabilità dell’accaduto, superare questa crisi per gli interessi sia italiani sia indiani.
Il 15 febbraio scorso due pescatori indiani sarebbero stati uccisi da due militari italiani del Battaglione San Marco a difesa di una petroliera italiana poiché scambiati per pirati. Il fatto è avvenuto al largo delle coste del Kerala, Stato del sud dell’India, generando un acceso scontro diplomatico tra Roma e Nuova Delhi.
Il problema fondamentale deriva dal fatto che le versioni delle autorità locali e di alcuni esponenti della Chiesa cattolica del Kerala sono assai diverse rispetto a quelle dei due militari e della Marina italiana. Per questo motivo, oggi, non è ancora possibile affermare con certezza cosa sia successo, se effettivamente i due pescatori siano stati uccisi dai due marò e se lo scontro sia avvenuto in acque internazionali o indiane. Questa discrepanza di vedute è successivamente passata anche nelle differenti visioni governative del fatto. Nuova Delhi, attraverso quanto riferito dal ministro degli esteri S.M. Krishna, intende procedere in un ambito strettamente legale sostenendo che lo scontro a fuoco è avvenuto in acque indiane, mentre Roma ha denunciato il carattere unilaterale dell’arresto dei due soldati e la mancata legittimità della giurisdizione indiana sulla potenziale uccisione. L’Italia, affermando che lo scontro è avvenuto in acque internazionali, sostiene con forza, in base ad accordi in seno all’ONU, che i militari debbano essere rilasciati e giudicati in un tribunale d’Italia, poiché la petroliera era battente bandiera italiana.
E’ evidente che fino a quando le due versioni saranno così discordanti è difficile trovare una soluzione diplomatica efficace per il rilascio dei due marò italiani. Non esiste chiarezza non solo a proposito della localizzazione dello scontro, ma anche dell’ora, dei colpi inferti e della modalità in cui questi sono stati sparati. In ogni caso, i canali diplomatici stabiliti dall’Italia sembrano andare nella giusta direzione per il rilascio dei due militari e per l’attivazione di una chiara indagine sull’accaduto, dal momento che è prevista una prova balistica congiunta sulla Enrica Lexie.
I risvolti politici della questione e il ruolo della Chiesa locale
Il ministro degli esteri Giulio Terzi ha parlato di possibili influenze politiche nella decisione delle autorità del Kerala, dato che la popolazione di alcuni distretti sarà chiamata a rinnovare le amministrazioni locali. L’attuale governo è guidato da Oommen Chandy, esponente del Partito del Congresso, mentre l’opposizione nell’Assemblea Legislativa del Kerala è rappresentata dal Fronte Democratico di Sinistra, una coalizione di diversi partiti comunisti, tra i quali il più importante è il Partito Comunista d’India (Marxista). Il PCI (M) è molto forte nel Kerala e suoi esponenti hanno ricoperto numerose volte la carica di primo ministro nel passato. Chandy è primo ministro dallo scorso maggio 2011; il suo attuale governo era appunto preceduto da un’amministrazione guidata dal PCI (M).
Come efficacemente spiegato dall’ex diplomatico indiano M.K. Bhadrakumar (Church and the State in Kerala) la Chiesa cattolica sta svolgendo un ruolo fondamentale nel tentare di risolvere l’intricata questione, dal momento che esistono importanti risvolti politici e sociali. L’Italia sta affrontando la problematica con il supporto diplomatico della Santa Sede, mediante il cardinale di Kochi Mar George Alencherry, capo della Chiesa
Secondo il Times of India la Chiesa locale è evidentemente preoccupata della potenziale strumentalizzazione politica dell’intera vicenda da parte delle forze d’opposizione al Congresso, le quali parlano già di arroganza occidentale e volontà statunitense d’influenzare le sorti dello Stato indiano. La Chiesa del Kerala non è un’istituzione monolitica. Le comunità cristiane delle regioni costiere sono particolarmente colpite dall’uccisione dei due pescatori, anch’essi di religione cristiana cattolica. In ogni caso, i villaggi cristiani dei pescatori del Kerala non sono strettamente legati alla Chiesa siro-malabarese, i cui aderenti si considerano una “classe aristocratica” nella società cristiana locale con una cultura estremamente eclettica, favorente lo status-quo e un sistema fortemente conservatore. La classe politica attualmente al governo ha stretti legami con la Chiesa rappresentata dal cardinale Alencherry. Al contrario, le comunità cristiane facenti parte della “classe operaia” sono imbevute di principi legati alla cosiddetta “teologia della liberazione”, e connesse alle diverse sigle che si rifanno al movimento marxista, su tutte il Partito Comunista d’India. Lo scorso maggio 2011, Alencherry è stato nominato da Papa Benedetto XVI a capo dell’intera Chiesa cattolica d’oriente siro-malabarese; ha un ruolo sociale e politico molto importante nello Stato del Kerala, ma l’evento del 15 febbraio potrebbe comportare delle serie ripercussioni per l’attività della Chiesa cattolica locale. Quest’ultima ha un ruolo fondamentale nella politica del Kerala oggi, ma lungo la costa la sua presenza è più difficile.
In questo contesto assumono un ruolo di primo piano le elezioni locali nella città di Piravom del 18 marzo prossimo più che le relazioni indo-italiane del futuro, anche se queste ultime potrebbero subire delle conseguenze. Malgrado Chandy sia una figura di spicco nel panorama politico del Kerala, è evidente che il supporto della Chiesa locale è molto importante. É in gioco il futuro del Partito del Congresso nell’area, mentre il partito di governo è comunque sotto pressione anche a livello nazionale, e molto probabilmente alcuni politici hanno strumentalizzato questo evento per fini elettorali, in nome della difesa della popolazione. La Chiesa locale è tuttavia preoccupata che le già popolari forze di sinistra acquistino maggiore presa durante le prossime elezioni.
A livello nazionale il Congresso si trova in evidente difficoltà, in una fase in cui sono in corso importanti elezioni amministrative, soprattutto nel nord del paese. Per quanto riguardo l’India meridionale, utilizzando un punto di vista indiano per analizzare la vicenda, se il governo centrale adottasse una linea “debole” di fronte all’opinione pubblica potrebbe subire ripercussioni politiche negative nel Kerala, dove ha già ricevuto numerose critiche per l’atteggiamento assunto nei confronti dell’intero affare legato alla diga di Mullaperiyar e allo sfruttamento delle risorse idriche contese tra Tamil Nadu e lo stesso Kerala; un problema non ancora efficacemente risolto. Ma non ci sono problemi solo nel Kerala. Nel sud dell’India c’è una visione popolare negativa a proposito di
Le possibili ripercussioni diplomatiche
Malgrado le strumentalizzazioni politiche interne all’India e il fermo della polizia locale dei due marò, non sono certo da biasimare gli indiani irritati per l’uccisione di due loro connazionali, per ora l’unica certezza dell’intera vicenda. Da una parte e dall’altra c’è una forte emotività per l’accaduto e i sentimenti anti-indiani in Italia, così come anti-italiani in India sono ingiustificabili. Inoltre, la comunità cristiana cattolica del Kerala potrebbe vedere acuirsi le divisioni socio-politiche al suo interno. Ad ogni modo, prima di stabilire delle sentenze, date per certe da una parte e dall’altra, sarebbe necessario favorire in primo luogo una chiara indagine dell’accaduto per fugare qualsiasi dubbio. Gli eccessi di nazionalismo rappresentano in questo frangente il pericolo maggiore, mentre i canali diplomatici attivati sembrano andare nella giusta direzione, con tempi comunque certamente lunghi. Pare, inoltre, che la consegna dei due marò sia avvenuta mediante l’accondiscendenza del console italiano a Mumbai, Giampaolo Cutillo, in modo tale da evitare ulteriori screzi e problematiche maggiori di fronte all’opinione pubblica indiana e alle comunità dei villaggi lungo la costa. Probabilmente in cambio di questo gesto, l’India verrà incontro all’Italia per favorire una seria indagine congiunta sull’accaduto, in modo tale da favorire una soluzione all’incidente diplomatico. Il fatto che i due italiani non siano stati condotti in carcere e rimangano sotto la tutela della polizia, dimostra come le trattative e la mediazione di Staffan de Mistura sembrano essere andate a buon fine: la prova balistica necessaria per stabilire la verità sulla dinamica dell’incidente dovrebbe infatti avvenire con la partecipazione di esperti e tecnici italiani. Inoltre, la visita di Giulio Terzi in India prevista martedì 28 febbraio favorirà certamente il dialogo tra le due parti e un disgelo dello scontro diplomatico, il quale sarà probabilmente effettivo dopo il 18 marzo quando le consultazioni elettorali locali saranno terminate.
E’ necessario che India e Italia risolvano la questione a livello diplomatico per evitare delle possibili ripercussioni nei rapporti bilaterali, tradizionalmente molto buoni. In una fase storica in cui vi è l’emergere dell’India come potenza economica e soprattutto il consolidarsi dell’organismo rappresentato dal BRICS, sarebbe controproducente per gli interessi italiani già attivi nel Subcontinente rendere negativo il rapporto con Nuova Delhi. L’India non è più il paese di un secolo fa, è necessario prestare attenzione alle dinamiche interne per evitare conclusioni affrettate, così come non è opportuno utilizzare una politica troppo aggressiva verso la terza economia asiatica. Da un punto di vista economico l’Italia si trova in una situazione in cui non può fare a meno di aprire nuove opportunità con la controparte rappresentata dall’India.
Non va dimenticato, inoltre, nella prospettiva indiana, la numerosa presenza di migranti dell’India presenti in Italia, secondo il Ministero degli esteri indiano intorno alle 150 mila unità; la seconda comunità indiana in Europa dopo quella presente nel Regno Unito.
Da quello che sta avvenendo nelle ultime ore sembra che la soluzione diplomatica avrà successo, malgrado il naturale nervosismo tra le due parti e l’apprensione italiana per la presenza di due nostri soldati in territorio indiano. Si parla di un possibile risarcimento economico, anche se i margini di trattativa saranno probabilmente molto lunghi.
Un altro elemento da non sottovalutare per il futuro è senza dubbio un’attenta analisi del sistema di lotta alla pirateria internazionale. E’ necessaria una maggiore coordinazione tra i paesi in ambito ONU, al fine di evitare simili episodi, poiché l’incidente occorso alla Enrica Lexie ha dimostrato come non ci sia ancora una sostanziale cooperazione tra i paesi in questo importante ambito.