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Il caso del bambino di Cittadella: le scuse di Manganelli non bastano
Creato il 12 ottobre 2012 da Gaetano61Il caso del bambino di Cittadella trascinato a forza da una pattuglia della Polizia di Stato, per dare seguito, in un modo che definire incivile è poco, ad una decisione del Tribunale dei minori, e le immediate scuse del capo della Polizia, Manganelli. Non è la prima volta che Manganelli chiede scusa, lo fece già dopo la sentenza della Cassazione sul massacro della Diaz (Genova nel 2001) - anche se per farle non serviva attendere la sentenza definitiva, poiché le violenze erano evidenti nell'immediatezza dei fatti (allora era vice capo della Polizia, con De Gennaro regnante) - e per il caso del giovane Aldovrandi. Scusarsi è già un atto importante, ma, per il massimo responsabile della Polizia, non è sufficiente. I ripetuti casi in cui appartenenti alla Polizia di Stato si sono resi protagonisti di atti violenti non possono essere attribuiti alle solite "mele marce" (nel caso della Diaz, tra l'altro, l'ordine arrivò proprio dall'alto). Urge, secondo me, una riflessione sul cosiddetto "modo di operare", riflessione che non può che coinvolgere chi ricopre ruoli dirigenziali, le direttive da questi impartite, quanto siano tollerati e non sanzionati i comportamenti illegali. Viene da chiedersi, cioè, quale sia la cultura di fondo che ispira, a volte (più di una volta, come si è visto), l'agire della Polizia di Stato. Una riflessione che non può non riguardare, anche, quanto faccia in questa direzione, lo stesso Manganelli.
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