Dopo le proteste scaturite dalla presenza dal seguente cartellone nel cortile di una scuola elementare, l’immagine è stata rimossa. Noto con angoscia come la stampa faccia fatica ad utilizzare la parola “sessista” per definire questa campagna. Gli articoli si nascondono dietro parole come “osè”, “sexy” facendo passare chi protesta per un gruppo di moralisti. Quello che mi chiedo è se l’immagina è stata rimossa perchè volgare ed osè o perchè sessista, fatto sta che piazzarla davanti ad una scuola elementare è di per sè molto scandaloso.
Molto scandaloso nel in un contesto dove l’immagine femminile appare stereotipata e dove il Comune che concede queste campagne fatica ad inserire corsi di educazione sessuale nelle scuole elementari. E’ questa la vera ipocrisia!
Il caso Silvian Heach e tutto fuorchè risolto. L’immagine appare a Sanpierdarena con addirittura il logo del comune di Genova che invita ad acquistare il prodotto.
Al centro invece in, in via San Vincenzo, è rimasto il cartellone pubblicitario del marchio di abbigliamento ma non appare più il logo del Comune. In via Buranello è affisso lo stesso identico manifesto con sotto la stessa identica striscia del Comune che invita a fare shopping nella città.
Sembra tutta una presa in giro e dire che Genova sembrava la prima città interessata a difendere la dignità delle donne contro la pubblicità sessista. Non ci sto capendo più niente, mi sento come al solito tutelata a metà e ci sentiamo presi in giro.
Intanto ho creato un evento per invitare le consumatrici a protestare contro la pubblicità. Si tratta di una mail bombing da mandare ai comuni che diffondono questi cartelloni o alla ditta (o allo Iap se volete).