Tra la fine del 2013 e l’inizio di questo 2014, i giornali e i tg hanno dedicato ampio spazio alla storia di Caterina Simonsen, la giovane studentessa di veterinaria che, affetta da ben quattro malattie rare, si è pronunciata a favore della Sperimentazione animale, scatenando le ire degli animalisti.
Ma andiamo con ordine. Tutto comincia nella settimana di raccolta fondi promossa da Telethon, la nota associazione che si occupa di ricerca scientifica su malattie rare e che puntualmente, ogni anno, si scontra con i tentativi di boicottaggio e con le polemiche scatenate dai movimenti animalisti. Le critiche riguardano la struttura e l’efficacia del sistema Telethon, ma dipendono fondamentalmente dal fatto che Telethon, esattamente come chiunque faccia ricerca medico-scientifica in Europa, basa i propri studi sul ricorso alla Sperimentazione sugli animali. Il quadro si completa se pensiamo che i medesimi movimenti che criticano aspramente Telethon, uno su tutti il Partito Animalista Europeo, sono grandi sostenitori del metodo Stamina, che, diversamente dalle ricerche di Telethon, allo stato attuale non ha ancora avuto alcun tipo di riscontro scientifico.
Questo strano contrasto, porta Caterina a pubblicare un video-messaggio in cui argomenta la sua posizione a favore della ricerca scientifica vera, quella che allo stato attuale comprende la sperimentazione animale. Il video viene segnalato alla pagina Facebook A favore della sperimentazione animale, e viene ricondiviso e commentato anche altrove. È qui che parte la fiera degli insulti e degli auguri di morte, che raggiungono il loro apice dopo che Caterina partecipa all’iniziativa #DenunciateAncheMe, promossa sempre dalla pagina A favore della sperimentazione animale all’indomani della denuncia sporta dal PAE contro l’onorevole Elena Cattaneo, colpevole non si sa bene di cosa.
Progressivamente, si è andata anche cristallizzando l’accusa (classicissima) di chi vorrebbe Caterina legata alla lobby del farmaco o comunque sponsorizzata da qualche gruppo di pressione pro-sperimentazione/laboratorio di ricerca, con una punta di ridicolo particolarmente spassosa raggiunta da chi sostiene che dietro Caterina ci sono in realtà i Simonsen Laboratories, un centro di ricerca californiano che si occupa di fornitura di cavie per la sperimentazione animale. Cioè, questi dei Simonsen Labs avrebbero studiato un piano favoloso per dare visibilità e credito alla pratica della sperimentazione animale utilizzando a questo scopo una ragazza che porta il loro stesso cognome. Insospettabili. Dei geni del male!
(Personalmente, trovo sempre inquietante la diffusissima pratica di domandare “chi ti paga“: non capisco come sia possibile non accettare un’opinione contraria alla propria al punto da ritenere che l’unica spiegazione possibile sia che chi la esprime sia pagato per farlo. Ad ogni modo in relazione a Caterina consiglio la lettura di questo articolo, che racconta un po’ meglio che tipo di persona è Caterina e da dove è nato il caso.)
Tra minacce di morte e idee complottare dell’ultima ora, comunque, in molti hanno anche manifestato il proprio sostegno a Caterina, guadagnandosi a loro volta insulti e minacce. Allo stesso modo, non sono mancati i casi di malati gravi che, al contrario di Caterina, si sono schierati apertamente contro la sperimentazione e la ricerca, ricevendo a loro volta in alcuni casi un trattamento non esattamente edificante.
Tipo, Darth Vader sta con Caterina :D
Perché il caso Simonsen fa notizia
E insomma, la storia a grandi linee è questa e ci si rende conto piuttosto in fretta che soddisfa numerosi criteri di notiziabilità. Tanto per cominciare, è per l’appunto una storia, già fatta e finita, dall’impianto drammatico ben definito: ha il “buono” da una parte, Caterina, con la sua sfida titanica contro la malattia e una vicenda personale già di suo molto forte, e i “cattivi” dall’altra, i “nazi-animalisti”.
Inoltre, è una notizia che si colloca sulla scia del dibattito sulla sperimentazione animale e su Telethon, che già stava avendo di suo una certa copertura, ma mancava di quel quid che lo rendesse un argomento più che tecnico e scientifico, connotandolo umanamente. È un singolo episodio che riesce a sintetizzare un processo di più ampio respiro (il dibattito sulla Sperimentazione animale) e renderlo così meglio notiziabile. Nel suo essere singolare, però, è anche una vicenda che nel momento in cui è emersa agli onori della cronaca si presentava come ancora in divenire, e garantiva quindi una continuità narrativa nel tempo.
Da non sottovalutare poi la disponibilità di materiale specifico (video e foto) già prodotto, facilmente utilizzabile sia dai tg che dai giornali. I due video-messaggi di Caterina e le varie foto di lei e dei suoi sostenitori non presentano un livello tecnico o artistico professionale, come è ovvio che sia, ma risultano comunque potenti e di sicura efficacia (oltre a essere facilmente riproducibili e declinabili anche come meme).
Tipo… (fonte: Giornalettismo)
Ma l’aspetto di maggiore interesse di tutta la vicenda è forse il suo punto di origine, l’arena in cui si è sviluppata, vale a dire Internet. È chiaro che il web e in particolare il mondo dei social network si stanno ritagliando sempre più un loro ruolo nelle dinamiche di agenda building, un ruolo che dipende dal fatto che percepiamo Internet sempre più come un mondo reale e non più come una mera virtualità estranea alla vita concreta.
Non dobbiamo però commettere l’errore di credere che in Internet valgano le stesse dinamiche sociali che valgono nella vita di tutti i giorni. O meglio, le dinamiche sono fondamentalmente le stesse ma sono deformate e talvolta esasperate dal diverso tipo di visibilità offerto della Rete.
Proprio per questo, quanto accaduto a Caterina manca di un elemento che personalmente reputo parecchio importante nella definizione di cosa è una notizia: quello dell’eccezionalità. Quando sei su Internet, anche solo esprimere la tua opinione su un qualsiasi argomento ti può portare insulti pesanti, auguri di morte e accuse campate in aria. E non succede solo a Caterina: in certi ambienti, soprattutto quelli popolati da determinate categorie di individui, è, purtroppo, la norma.
Sarebbe facile e veramente stupido dare a Internet la colpa di tutto ciò. Il problema, come al solito, non è il mezzo, ma chi lo utilizza male e con scarsa consapevolezza sia delle sue reali potenzialità, sia dei suoi limiti e dei suoi rischi. In poche parole: il problema, nella vita come sulla rete, sono gli stronzi.