Nelle ultime settimane abbiamo appreso dai giornali che Twitter e Google hanno deciso, per ovvi motivi di mercato, di offrire i loro servizi rispettando la sovranità degli Stati. La censura dei contenuti sarà effettuata in modo selettivo sulla base dei diversi quadri normativi nazionali. La notizia è stata accolta con sgomento e riportata per la maggiore con un taglio ben distinto. E' frequente imbattersi in commenti in cui l'uccellino e big G vengono accusati di servilismo e di aver tradito dei valori che, secondo i commentatori, queste due aziende dovrebbero difendere e rappresentare. "E' come se l'acqua si sposasse con il fuoco" ha osservato qualcuno.
Un tale approccio ci mostra quella che è una diffusa e distorta rappresentazione della realtà secondo cui la Rete (rigorosamente al singolare) debba per forza di cose coincidere ed incarnare determinate idee. Ovviamente in quest'ottica ci si aspetta che tali idee guidino le scelte compiute dai cda dei servizi più gettonati del mondo. A mio avviso sulla valutazione della qualità politica di internet e dei suoi servizi più popolari ha regnato sovrana fino ad oggi una sistematica confusione tra realtà e fantasia.
Essendo un prodotto della tecnica occidentale, internet ha trovato in Occidente l'epicentro del suo sviluppo. Mercé le tendenze universalistiche del pensiero occidentale, questo ha portato molti a confondere quella che è stata una fase iniziale caratterizzata da un'egemonia culturale dettata dalla geografia e destinata ad essere messa in discussione a seguito dell'allargamento dei confini dell'utenza, con un'innata e imprescindibile vocazione idealista di certi servizi.
La realtà è che Internet è un'infrastruttura: un mezzo e non un'ideologia. In quanto tale la rete non è altro che tecnica, tecnica che può essere utilizzata in diversi modi e per perseguire diversi fini politici. E' in questo quadro che dobbiamo muoverci per immaginare quali direzioni prenderanno in futuro le relazioni tra politica e reti informatiche. Il 15 luglio del 2010, in tempi non sospetti, pubblicavo su questo blog un articolo dal titolo Cina, internet, sicurezza, globalizzazione: di cosa stiamo parlando? in cui scrivevo:
Essendo diverse le esigenze politiche e le forme di governo, nonché gli assets culturali in cui le politiche vanno ad inserirsi, in Occidente e in Cina probabilmente assisteremo alla creazione di due metodi diversi di tutela della sicurezza nazionale. Quando questo complesso di norme e procedure in ambo i lati dovesse raggiungere una definizione tale da rendere palese il diverso funzionamento di due sistemi, ci troveremmo dinanzi ad un mondo che riconosce (e probabilmente non accetta) l'esistenza di due reti. Oggi invece si tende a pensare ad internet come ad un unico concetto in linea con i valori dell'Occidente. "Internet è un mezzo di libertà, chi limita la rete limita la libertà", questa associazione tra mezzo e idea così diffusa nell'opinione comune di oggigiorno, potrebbe non risultare più così immediata. Ci sono buoni motivi per pensarlo.Successivamente nell'articolo questa osservazione veniva collegata alle diverse concezioni nazionali di spazio pubblico, all'estensione del concetto di spazio pubblico ad internet e alla rilevanza del controllo informatico ai fini della sicurezza nazionale. E' un articolo prolisso, ardito e scritto di getto ma, come dimostrano i fatti e le reazioni degli ultimi giorni, continuo a pensare che contenga validi spunti di riflessione.