Magazine Cultura

Il castello di Gioiosa Guardia

Creato il 09 novembre 2011 da Alessioscalas

Il castello di Gioiosa GuardiaAttualmente non si dispone di fonti certe sull'epoca della fondazione del castello di Gioiosa Guardia. Il Fois, nel suo studio sui castelli della Sardegna medievale, avanza a riguardo due ipotesi contrastanti e non sostenute da alcuna fonte.

Secondo la prima il castello sarebbe stato edificato nel momento in cui Guglielmo di Massa (1190-1214) si affermò quale iudex filopisano a Càlari, dopo aver sconfitto il filogenovese Pietro di Torres, che ambiva anch'egli a governare sul Regno di Càlari. In base alla seconda ipotesi il castello sarebbe stato costruito negli ultimi anni del Duecento, quando il Regno di Càlari fu smembrato in tre parti, la più occidentale delle quali, dove sorge appunto Gioiosa Guardia, fu assegnata alla famiglia dei "della Gherardesca", conti di Donoratico.

 

Se la prima teoria sembra la meno attendibile, la seconda, invece, presenta maggiore interesse. Infatti, non abbiamo documenti anteriori al XIII secolo che facciano menzione del castello, ma, a nostro parere, esso potrebbe essere datato al periodo della dominazione signorile pisana nell'isola.
L'ubicazione di un castello ci consente di risalire alla sua storia e alle motivazioni che hanno condotto alla sua edificazione. Il fatto che il castello di Gioiosa Guardia sia situato all'interno del territorio di Càlari fa presumere che esso non sia stato costruito in epoca giudicale, quando la sua edificazione meglio si sarebbe spiegata lungo la zona di confine del Regno, spesso in contrasto con gli altri regni coevi. Esso, infatti, sorge al confine tra le due curatorie del Sigerro e di Sulcis; tale confine fu stabilito in seguito alla spartizione del territorio tra i membri della famiglia pisana dei della Gherardesca.

Il castello di Gioiosa Guardia
La data di edificazione del castello, dunque, potrebbe risalire al periodo successivo agli avvenimenti del 1258, quando si procedette allo smembramento del Regno di Càlari.
In tale spartizione la Repubblica di Pisa tenne per se Castel di Castro e le saline, mentre la parte restante venne divisa fra Giovanni Visconti, sovrano del Regno di Gallura, che ottenne la parte orientale, Guglielmo di Capraia, re d'Arborea, a cui fu assegnata la zona centrale, mentre quella occidentale, formata dalle ex curatorie di Cixerri, Sulcis, Nora e Decimo, andò a Gherardo e al nipote Ugolino della Gherardesca, conti di Donoratico, i quali furono così <<iudices tertie partis Regni Kallaritani>>.
Nel 1268, in seguito alla morte del conte Gherardo, strenuo difensore del partito ghibellino, che si era schierato con Corradino di Svevia in difesa dell'Impero contro Carlo d'Angiò, i suoi possedimenti sardi furono divisi tra i due figli: Bonifazio e Ranieri, che preferirono separarsi da Ugolino, non condividendone la politica filoguelfa.
Tale divisione e attribuita da molti studiosi al 1282, ma oggi si e più propensi ad anticipare la data al 1272, sulla base del fatto the già in questo anno Ugolino era denominato 'Signore della Sesta Parte del Regno di Càlari', costituita dalla curatoria del Sigerro, mentre gli eredi di Gherardo, insieme alla curatoria di Decimo, Nora, Sulcis e alla villa di Gonnesa, possedevano anche Villamassargia. Il 1272 può essere, quindi, considerato il terminus post quern per la costruzione del castello, quando Bonifazio, primo signore della Sesta Parte Gherardiana, lo avrebbe edificato per difendere i suoi domini su una linea di confine con i possedimenti dell'altro ramo della famiglia.

Il conte Ugolino, accusato di tradimento dall'arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini, fu imprigionato nella torre dei Gualandi, dove morì nel 1289 insieme ai figli Gaddo e Uguccione e ai suoi nipoti. La sua Sesta Parte passò agli altri due figli: Guelfo e Lotto. Quest'ultimo fu fatto prigioniero a Genova durante la battaglia della Meloria, mentre Guelfo, che risiedeva in quel tempo nell'isola, a Castel di Castro, venuto a conoscenza dei fatti the avevano causato la morte del padre, si rifugiò ad Acquafredda e occupò il vicino castello di Gioiosa Guardia, allora di proprietà di Ranieri e Bonifazio. Frattanto Lotto, dopo essere stato liberato, si unì al fratello e al Comune ligure contro le truppe della città di Pisa, che intanto, nel 1295, capeggiate da Ranieri della Gherardesca, si erano alleate anche con Mariano II d'Arborea. Durante questa lotta Villa di Chiesa fu cinta d'assedio dai Pisani e pare che entrambi i castelli di Acquafredda e di Gioiosa Guardia siano stati fortificati per resistere agli eventuali attacchi. Guelfo e Lotto dovettero fuggire, ma ben presto il primo, ferito mortalmente, cadde nelle mani degli avversari e fu liberato solo dopo la consegna ai Pisani di Gioiosa Guardia e di Acquafredda. Morì poco dopo all'ospedale arborense di San Leonardo di Sette Fontane. La morte di Lotto, invece, e attestata da un documento del 20 giugno 1296, nel quale si legge <>.

Nel 1301-1302 Pisa incamerò tutti i possedimenti sardi dei discendenti di Ugolino, ossia l'ex curatoria del Cixerri con Villa di Chiesa e Domusnovas; ottenne, inoltre, in eredità i beni di Mariano II d'Arborea, mentre Bonifazio e Ranieri di Donoratico rientrarono in possesso dei propri territori, compreso il castello di Gioiosa Guardia.
Nel 1297 papa Bonifacio VIII infeudò l'isola a favore di Giacomo II d'Aragona, dopo aver creato il Regno di Sardegna e Corsica. Nel 1323 l’infante Alfonso, giunto in Sardegna per prenderne possesso, pose l'assedio a Villa di Chiesa, che tentò invano di opporre una strenua resistenza. Insieme con essa resistevano anche i castelli di Acquafredda e di Gioiosa Guardia, ancora in mano ai gherardiani. Gioiosa Guardia doveva essere ben fortificato, se l'infante affermò che era un <<castrum satis competentis fortitudinis>>. Nel novembre del 1323 Pisa incaricò gli amministratori di Castel di Castro di vendere <<factori sive procuratori Sexte Partis Rengni Kallaretani dominorum>>, duecento starelli di grano per l'approvvigionamento del castello. Nel periodo immediatamente successivo alla spedizione, l'infante si adoperò per la riorganizzazione dei nuovi territori conquistati: l'assetto politico e amministrativo di Villa di Chiesa fu affidato a funzionari reali, mentre nei castelli di Acquafredda e di Gioiosa Guardia, dati in custodia a due castellani, furono poste guarnigioni catalane.

Il castello di Gioiosa Guardia è ricordato negli accordi di pace del 1324 tra il Comune pisano e la Corona d'Aragona, in base ai quali la fortezza fu concessa in feudo a Ranieri e a Bonifazio della Gherardesca. Con esso furono cedute anche Villamassargia, Gonnesa e i territori di Sulcis, Decimo e Nora. Inoltre, i villaggi di Astia, Jossu e Nulacatu furono affidati al medesimo castellano di Gioiosa Guardia, dai quali traeva i proventi per il sostentamento del castello stesso. Per la concessione di tali feudi, i della Gherardesca dovevano corrispondere alla Corona la somma di mille fiorini, da pagare ogni anno nel giorno di Natale.
Il castello è ricordato anche negli accordi di pace del 1326, firmati dopo che il Comune pisano cercò di contendere, ancora una volta, agli Aragonesi il dominio sull'isola. Giacomo II d'Aragona non confermò a Bonifazio e ai figli del defunto Ranieri (Tommaso, Gherardo e Bernabo) il possesso di Villamassargia, Gonnesa e Domusnovas e del castello di Gioiosa Guardia. Ragioni politiche e strategiche concorsero a determinare tale decisione. Anzitutto Gioiosa Guardia, considerata una delle fortezze più importanti della valle del Cixerri, sorgeva vicino alla strada che collegava Villa di Chiesa con Castel di Castro; in secondo luogo, in tutte le terre confiscate erano attivi i forni di fusione dell'argento utilizzato per coniare monete.
Sulla base dei documenti conservati presso l'Archivio della Corona d'Aragona, risulta the nel castello era frequente l'avvicendarsi degli addetti alla custodia e alla sua amministrazione; è, inoltre, attestato anche il pagamento dei salari alle truppe, ai serventi e ai castellani.

Fino a circa la metà del Trecento, la castellania di Gioiosa Guardia aveva assunto carattere beneficiario; il castellano, che veniva scelto solo tra i ceti elevati iberici, otteneva la carica in cambio di servizi alla Corona, come ricorda un documento datato al 1345, nel quale si legge che il sovrano ordinò al governatore di Càlari di concedere a Berenguer de Senterio la prima castellania libera tra quelle di Acquafredda, Gioiosa Guardia, Quirra, Osilo e Orgoglioso. Il castello traeva profitti e redditi dalle ville e dai territori circostanti: Giossu, Astia e Nulacatu, i cui abitanti, pur non essendo legati da obblighi feudali, dovevano, tuttavia, provvedere al suo sostentamento con contribuzioni in denaro e in natura.
Nel 1332, il luogotenente regio Sancio Aznarez de Arbre ottenne l'approvazione della Corona, affinché la castellania di Gioiosa Guardia, in precedenza amministrata dal defunto Raimondo Guglielmo d'Entença, e la carica di baiulo di Villamassargia, Domusnovas e Gonnesa fossero affidate a Guglielmo ça-Cireram, soprannominato il Bastardo. Tale scelta fu essenzialmente dettata da una strategia politica, essendo costui un condottiero a capo di un gran numero di uomini in armi. Ciò si sarebbe potuto rivelare, in caso di pericolo, di grande aiuto per la Corona. La castellania di Gioiosa Guardia fu retta poi da Napoleò d'Aragò, che la tenne fino al 20 giugno del 1341, quando Pietro IV donò in feudo il castello, secondo la consuetudine spagnola, ad Arnaldo de Ripoll.

Net 1351 sono attestate la richiesta, da parte del re, di restauri e riparazioni, sia nel castello di Gioiosa Guardia che in quello di Acquafredda.
Nel 1355 la sorte del castello fu nelle mani di Mateu de Montpalau, che, investito della carica di alcade, ottenne in feudo le ville di Nolocato, Jussu, Villanova, Plano, Conta ed Estia e la custodia del castello; inoltre, nel mese di giugno del medesimo anno, il sovrano, per impedire che i ribelli, che avevano messo a ferro e a fuoco Villa di Chiesa, si rifugiassero nel vicino castello, ingiunse al Montpalau di concedere l'ingresso soltanto alle genti che abitavano nel circondario. Nel 1357, essendo venuto a mancare il Montpalau, il feudo del castello di Gioiosa Guardia venne assegnato a Pietro Darbe; l'anno successivo il castello era difeso da 10 uomini in armi.
L’ 8 febbraio del 1361 Ramon Marquet ebbe in feudo il castello insieme alle ville di Nolocato, Estia, Plano, Conta, Villanova e Villa Jussu, che tenne per un periodo di tempo brevissimo, fino al 28 giugno dello stesso anno. Infatti, il re, non contento del suo operato, affidò all'allora governatore del Capo di Càlari e Gallura, Ximenez Perez de Calatayud, la custodia del feudo fino al 10 settembre dello stesso anno, quando fu concesso al donnicello Antonio de Puxalt.

Tuttavia, quando la situazione politica e militare della Sardegna si andò modificando e nel 1365 si presentò lo spettro di una nuova guerra tra l'Arborea di Mariano II e la Corona d'Aragona, il castello di Gioiosa Guardia perse la natura beneficiaria e riassunse la sua originaria funzione militare. Gioiosa Guardia e Acquafredda erano, infatti, due valide postazioni a controllo dell’intera vallata del Cixerri. Questo cambiamento di funzione è attestato da una serie di documenti, dai quali risulta che il castello fu continuamente approvvigionato e rifornito di materiale bellico. Ancora nei documenti e ricordato il nome di un balestriere di Càlari, Berenguer Almuzara, che, nell'agosto dello stesso anno, si recò nei due castelli per riparare le balestre e impennare i quadrelli.

Il castello di Gioiosa Guardia
Al 1358 e attribuibile la realizzazione di un disegno che rappresenta il complesso fortificato di Gioiosa Guardia con tre torri, mura merlate e porta provvista di saracinesca. Tale disegno sembra riportare una tipologia standard di castello, privo di elementi prospettici, e non rispecchia la realtà del manufatto.
La situazione politica e militare si fece sempre più grave, finché gli Aragonesi persero Villa di Chiesa che passò agli Arborea; resistettero invece i castelli di Acquafredda e di Gioiosa Guardia, i cui libri contabili degli amministratori sardi riportano il pagamento dei salari dei serventi e le spese per i rifornimenti.
Nel 1370 il re d'Aragona ingiunse all'allora amministratore del Capo di Càlari di provvedere all'acquisto di vettovagliamenti e al pagamento dello stipendio del castellano, Antonio de Puxalt, il quale venne, però, rimosso dal suo incarico dopo alcuni mesi. La castellania fu concessa a Pietro Martini de Saraça, che mantenne il suo ufficio fino al 1382.
Un'opera di restauro e documentata nell'anno 1387 e compare ancora in documenti del 1391-1392. Una lettera del governatore e dei consiglieri del castello di Càlari, datata al 1391, comunicava al re d'Aragona che il re d'Arborea, Brancaleone Doria, in occasione dell'assedio di Villa di Chiesa, aveva fatto prigionieri trentadue uomini a cavallo inviati per portare vettovagliamenti e difendere il castello di Gioiosa Guardia e quello di Acquafredda. Da una lettera del 1392 di Brancaleone Doria al governatore di Cagliari, Giovanni di Montbui, si evince che il re di Arborea aveva occupato il castello di Gioiosa Guardia e minacciava di tenerlo finchè non gli fosse stato restituito il castello di Longosardo.
Nel 1415, quando il sovrano d'Aragona, Ferdinando I, provvide alla fortificazione della città di Càlari e alla riorganizzazione della parte interna dell'isola, è documentata la nomina di Gantine de Sena a castellano di Gioiosa Guardia.

Nel 1420 tutto il territorio di Villamassargia venne donato in feudo more Italiae a Luigi de Aragall e il 24 giugno del 1432 il castello fu concesso in feudo a Ludovico Aragall, dietro il pagamento di 300 lire alfonsine. Il 27 dello stesso mese, Ludovico de Aragall ottenne dal procuratore generale del Regno di Sardegna anche la giurisdizione civile e penale nel feudo di Gioiosa Guardia. In seguito alla sua morte il re Ferdinando I concedeva, nel 1484, a Giacomo d'Aragall il titolo di barone di Gioiosa Guardia attestato ancora per l'anno 1492.
Gli interessi e i feudi della famiglia Aragall si unirono a quelli dei Bellit in seguito al matrimonio di Salvatore Bellit con Antonia Giovanna, primogenita di Giacomo d'Aragall, da cui nacque Ludovico. Poiché il cugino Ludovico Bellit era ancora infante, il fisco decise di mantenere il controllo sulla baronia. A questa decisione si oppose Salvatore Bellit, padre del piccolo Ludovico, sostenendo che la moglie, in quanto figlia diretta di Giacomo d'Aragall, poteva vantare diritti sulla baronia, ma incontrò l'opposizione degli altri due figli dell'Aragall, Pietro e Michele. La controversia fu alla fine risolta a favore di Salvatore Bellit, dietro il versamento di 1000 ducati d'oro alle casse del re Ferdinando I. In tal modo, nel 1510, Ludovico Bellit ottenne il pieno possesso del feudo di Gioiosa Guardia, di Villamassargia, insieme alle ville di Domusnovas, Siliqua con il castello di Acquafredda, Decimo, Villaspeciosa e le terre spopolate di Sols e Sabatzus. Nel 1519 ottenne dal re Carlo V la giurisdizione sulla baronia.
Dalle fonti sappiamo che già in questa prima meta del Cinquecento il castello è ormai distrutto.
In seguito al matrimonio di Elena Bellit, figlia di Ludovico Bellit, con Agostino Gualbes, da cui nacque Ludovico, i feudi dei Bellit passarono tra i possedimenti dei Gualbes, e nel 1606, dopo alterne vicende, fu concessa a Ludovico l'investitura del castello e della baronia di Gioiosa Guardia. Nel 1613 la baronia passò al nobile Antonio Brondo in seguito al matrimonio con Elena Gualbes.
Le notizie relative al Settecento sono scarsissime e si presentano intricate e confuse. Intorno alla prima metà del secolo, Villamassargia e il castello passarono tra i possedimenti della famiglia Bou Crespi.
Il monumento e oggi di proprietà del demanio comunale ed e entrato a far parte del patrimonio culturale della Sardegna.
Fonte: Arxius de Tradiciones Roccas 3-Anna Paola Deiana – Il castello di Gioiosa Guardia - 2003

vedi la gallery del castello

Vedi anche: Le magnifiche forme del tempo




Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :