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“Il castigo di Attila” di Paolo Foschi

Creato il 16 aprile 2013 da Sulromanzo

Il castigo di AttilaPaolo Foschi ha tre passioni: la musica, lo sport e i libri. Giornalista del «Corriere della Sera», ha pubblicato per e/o prima Delitto alle Olimpiadi e successivamente Il castigo di Attila. Il 6 marzo è uscita in libreria la terza indagine di Igor Attila, Il killer delle maratone.

 

Chi è Igor Attila? È il commissario alla guida della Sezione crimini sportivi della questura di Roma, un ex pugile, finalista alle Olimpiadi di Seul nel 1988: in quell’occasione vinse un argento, ma solo perché i giudici di gara erano stati corrotti. Il suo è un oro sfumato, che ad Attila pesa come un macigno, sempre pronto a ricordargli che non viviamo in un mondo giusto, quanto piuttosto soggetto a una giustizia «imperfetta e asimmetrica». Il castigo di Attila vede il commissario coinvolto in un caso connesso al calcio: subito dopo il successo in Champions League della Roma, il portiere della squadra, Rocco Graziano, viene trovato in fin di vita nella sua villa. Qualcuno gli ha sparato, ma chi e per quale motivo?

Fra le tante ipotesi, due sono le più probabili: da una parte, numerose fonti suggeriscono che il giocatore fosse implicato in loschi affari, legati addirittura alla camorra, per cui è probabile che Graziano avesse pestato i piedi a qualcuno o agito con imprudenza in qualche operazione; dall’altra, era noto che il ragazzo, tradendo le sue umili origini, si fosse fatto coinvolgere dagli stravizi propri dell’ambiente che frequentava: donne, droghe, festini. Attila, infatti, scopre che Graziano aveva due fidanzate ufficiali: la velina Fefè, una ragazza napoletana che, malgrado i pregiudizi della gente sulla sua professione, in realtà era sinceramente innamorata del calciatore, e Ludovica, una biologa. Forse nel delitto c’entra la gelosia? Cos’è accaduto quella notte nella villa di Graziano? Le indagini di Attila condurranno a un inaspettato epilogo.

 

L’autore ritrae il mondo del calcio così com’è nell’immaginario collettivo: giovani ragazzi che si lasciano traviare dai beni materiali, secondo uno stile di vita in cui tutto è facile e dovuto. Attila rappresenta l’altra faccia dello sport, un uomo in cui prevalgono la passione, l’entusiasmo, la cura del corpo, mediante un ferreo regime alimentare e l’allenamento quotidiano. Il commissario riesce a mantenere integra la sua morale, prima nell’attività agonistica e successivamente nel lavoro alla Sezione crimini sportivi, che gli permette di restare in contatto con ciò che più ama.

 

Il punto di forza del romanzo risiede senza dubbio nel suo protagonista: il merito di Foschi è stato quello di aver creato un personaggio ben delineato sia sotto l’aspetto fisico – attento alla linea, sportivo – che caratteriale. Attila vive di rimpianti, di quello che poteva essere e non è stato, tanto nella professione che nel privato, dal momento che la sua storia d’amore con Titta è finita male (ma, attenzione, il finale riserva una sorpresa!). Perché leggere Il castigo di Attila? Perché è un libro scritto bene, una lettura davvero piacevole anche per chi, come la sottoscritta, di calcio e sport in generale non se ne intende. Il lettore è conquistato dall’umanità di Attila, certo ironico, un po’ lunatico, ma anche sensibile, generoso, dalla parte dei più deboli. Bella la trama e interessante la scelta di intervallare la narrazione con i versi di canzoni, che si armonizzano con il resto del testo e costituiscono una continuazione e integrazione dei pensieri di Attila, in seguito a un incontro, un colloquio o a un ricordo.

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