Ci sono vite talmente differenti da rendere infinitamente affascinante l’incontro tra due diversità; poli talmente opposti da attrarsi irresistibilmente. Sembra pensarla così Jean-Claude Carrière, autore de Il Catalogo (L’aide-mémoire), testo rappresentato sul palco del Teatro Novelli di Rimini, a chiusura di una stagione intensa ed importante. Un avvocato in carriera parigino, Jean-Jacques, ed una strana viaggiatrice, Suzanne; l’ordine e la maniacalità, da un lato, la confusione ed il caos dall’altro. L’occasione è data da un incontro fortuito ed assurdo, nell’abitazione dell’uomo; una vera irruzione, è il caso di dirlo, della donna nella vita dell’abitudinario Jean-Jacques, scapolone e sciupafemmine impenitente. Due esistenze, come detto, apparentemente distanti anni luce. Eppure così simili, ed entrambe, fortemente, dominate dalla solitudine; da quella noia, che porta la straniera in giro senza una meta definita, alla ricerca di un po’ di riposo, e l’avvocato ad accumulare senza entusiasmo conquiste amorose troppo in fretta dimenticate. Relazioni minuziosamente annotate su un taccuino, divenuto, per l’appunto, una sorta di catalogo, nonché l’oggetto più intimo custodito da Jean-Jacques. Anch’esso, impietosamente, violato dalla presenza di Suzanne, dalle sue domande impertinenti, dalla voglia di indagare sui flirt dell’imbarazzato avvocato.
A dar vita ai personaggi, una coppia di grandi attori: Isabella Ferrari ed Ennio Fantastichini, rodatissimi da una tournée che gira l’Italia da due anni, e perfettamente a loro agio nel rendere verosimile il surreale incontro. L’attrice, in particolare, briosa ed esilarante nel bersagliare il partner di incalzanti domande sulle sue conquiste, bravissima nell’esprimere una svampita sensualità e a mantenere, per tutta la durata della commedia, un ridicolo accento straniero; a giostrare, grazie anche agli azzeccati cambi d’abito, tra goffaggine e bellezza, tra fascino ed ingenuità. Uno spettacolo, già rappresentato in Francia nel 1994 da Fanny Ardant e Bernard Giraudeau, firmato e diretto da Valerio Binasco nella versione italiana, prodotta da Angelo Tumminelli, con le musiche di Arturo Annecchino e i costumi di Sandra Cardini. Un allestimento che pecca un po’ per lentezza e prevedibilità, ma che ritrova entusiasmo nell’immancabile lieto fine, salutato dagli scroscianti applausi del pubblico romagnolo. Convinto, forse, che al cuor non si comanda, che i rapporti sentimentali, quanto più imprevedibili, tanto più siano fatali. E che, per citare le note di regia, «l’amore è un Dio. Un Dio che si nutre delle nostre storie, dei nostri giochi, delle nostre fughe inutili e ci dà in cambio l’unica, vera, bellezza, della vita. Il terribile dio-bambino dell’amore».
Lo scatto inserito nell’articolo è stato gentilmente concesso dal Teatro Novelli di Rimini