Magazine Diario personale

Il cattivo tenente

Da Matteotelara

Il cattivo tenente

Tipo senza scrupoli Nicholas Deville, sergente marcio con la faccia da criminale, un’insonnia cronica a fargli da compagna e la dipendenza da anfetamine a seguirlo ovunque vada.
Eppure qualcosa nel suo agire ci risulta simpatico.
Sarà quel sogno del prepensionamento in qualche spiaggia assolata, o sarà la bravura di Baldrati a fare al meglio ciò che il noir sa fare meglio, ovvero rimescolare le carte un attimo dopo averle distribuite: fatto sta che alla fine parteggiamo  quasi per lui, per Deville, che poi è il male, che poi è il poliziotto che nessuno vorrebbe mai ritrovarsi davanti.
La storia potrebbe essere già sentita; una partita di droga da recuperare, un poliziotto che lavora anche per la mala (la nuova mafia di Londra), una città che non vede o non vuol vedere, e soprattutto non perdona, a prescindere dalla divisa che si indossa e dalla porta da cui si è deciso di entrare.
Ma non c’è storia già sentita che non si possa ri-raccontare, e se c’è un ‘genere’ che sa farlo è il noir, e questo è il mondo in cui viviamo, e quello di Mauro Baldrati è un mondo e un noir in cui vale sempre la pena andare a farsi un giro.
Questo racconto (il titolo appunto è “Il cattivo sergente”) in uscita con MilanoNera in versione e-book (lo potete scaricare qui) è essenziale e completo, e ha come protagonista uno sbirro che potrebbe ben figurare in un romanzo, da tanto sa tenere in piedi la storia fin da subito, col suo semplice apparire sulla scena, in una Londra concreta e vicinissima, uscita dai tumulti estivi nel quartiere di Tottenham con tanta fame d’arresti e poca voglia di risposte.
Nicholas Deville ha la rudezza di un sergente della Factory senza codice etico, l’efficenza di un Marlow senza senso della giustizia, il rigore di un Wolf privo di buongusto: arriva sempre dove deve arrivare, ottiene sempre quello che vuole ottenere, non si fa scrupoli e non segue regole, giocando a un gioco in cui vincere diviene ogni volta più difficile.
Lo lasciamo alla fine di una storia violenta, col sogno della fuga un poco più lontano e il lercio della vita un poco più ingrandito, a stringergli la gola, mentre l’anima (questa cosa che in troppi noir non c’è mai, ma che a mio parere dovrebbe sempre esserci) ricomincia a sguazzare nel nero indefinibile da cui sembrava sul punto di poter evadere.
Baldrati lascia uno spiraglio di redenzione dove niente è possibile, un seme di potenzialità che sembra dirci che questo Cattivo Sergente sia nato sotto la giusta stella, e quando creature del genere fanno la loro comparsa non si può far altro che sperare di rivederle presto in azione, in un racconto, in un altro ebook, o forse, perché no?, (a mio parere ci sono tutte le condizioni) in un romanzo.
Perché, se ancora non l’avete capito, ciò che conta in una storia è il nocciolo di verità che ci consegna la finzione, e in questo racconto di verità ce n’è in abbondanza.
Pensateci bene la prossima volta in cui incrociate anche voi lo sguardo di un sergente.


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