Il cerchio è l’ultimo romanzo del formidabile genio Dave Eggers, uscito con Mondadori in questi mesi. Ambientato in un futuro molto prossimo, che ha tutte le caratteristiche del nostro attuale presente, Eggers immagina una società in cui i social network di ogni genere e tipo hanno totalmente preso il sopravvento, costringendo a vivere e lavorare guardando costantemente una decina di schermi.
Al centro di questa distopia così simile al nostro mondo attuale c’è Mae Holland, ragazzina appena assunta al Cerchio, la grande azienda digital che rende possibile tutto ciò che pensa: fornisce un account unico per ogni applicazione, dal pagamento alla mail, permette la mappatura video di ogni angolo della geografia terrestre, converte i politici all’assoluta trasparenza, facendogli vestire una videocamera che manda in diretta ogni momento della loro vita, secondo l’assunto che se una persona è onesta, non ha mai niente da nascondere – very politically correct. Tutto è controllato e controllabile (fioccano grazie al Cerchio programmi per il pedissequo tracciamento dei bambini così come il rifornimento automatico dei prodotti che si acquistano in casa) e tutti hanno il diritto di sapere tutto: la privacy è un furto.
Dando un’accelerata in negativo alla nostra società e riprendendo teorie di Emerson e di Foucault, Eggers realizza lo scenario perfetto per chi malgiudica i social e la generale frenesia dell’internet, dipingendo un futuro in cui riecheggiano le classiche distopie alla Huxley e Orwell. Le assurde situazioni socialmente spiacevoli in cui Mae si trova ben più di una volta esplicano in modo ironico la feroce critica di Eggers ai nostri ridicoli atteggiamenti quotidiani: non aver risposto ad un messaggio di gruppo per un party diventa un caso di ammonimento sul posto di lavoro; il piacere di una fuga in kayak in tarda serata è moralmente scorretto se non condiviso, perché nega ad altri (disabili in primis) la possibilità di accedervi; e non commentare il blog o aderire alla rete professionale di qualcuno dei nostri conoscenti è poco cortese, anzi, decisamente segno di antipatia.
E i giudizi come “mi piace” e “non mi piace”, e i sorrisi e le espressioni corrucciate erano riservati agli studenti delle medie. Qualcuno scriveva un biglietto che diceva: “Ti piacciono gli unicorni e gli adesivi? Sorridi!”. Cose così. Ma ora a farle non sono più solo i ragazzi delle medie, le fanno tutti, e certe volte a me pare di essere entrato in uno specchio, una specie di zona invertita dove la merda più sfigata del mondo è assolutamente dominante. Il mondo è degli smanettoni più sfigati.
Eggers nega di aver frequentato e visitato le sedi di Google, Facebook o Twitter, nega addirittura di averci pensato mentre scriveva il testo – che negli USA è uscito nel 2013; decisamente il Campus in cui il Cerchio ha vita è molto simile a queste strutture, così libere e stimolanti (uffici a vista, ogni sorta di shop all’interno, dormitori personalizzabili, concerti ed eventi praticamente ad ogni ora) da sembrare quasi un mega parco giochi da cui risulta difficile andarsene dopo l’orario di lavoro. Essere al Cerchio è il sogno di qualunque persona sana di cervello e i limiti all’attività dell’azienda sono indefinibili, allargandosi finanche all’esercizio della democrazia.
Sull’idea del “diritto” (parola che torna molto spesso) di accesso ad ogni informazione disponibile, Eggers insiste molto: i segreti sono bugie è il facile sillogismo/slogan cui arriva il Cerchio, perché tutto ciò che è ignoto è anche in qualche modo dannoso. Questo nuovo “infocomunismo“, ossia della possibilità di avere accesso a tutte le informazioni scibili, possiede tratti pericolosi, sia perché associato a logiche di marketing e capitalismo sia perché del tutto soverchiante e quasi asfissiante: qual è, effettivamente, la necessità di sapere tutto di tutti? quale beneficio potremmo trarne e quali invece sono i rischi? Ponendosi come neo illuministi e nuovi Promotei, i Circler (quelli che lavorano al Cerchio) sono ferventi sostenitori della trasparenza e dei suoi benefici, ma non si rendono conto che «individualmente voi non sapete quello che fate collettivamente. Il curioso paradosso è che credi di essere al centro delle cose, e che questo renda più valide le tue opinioni, mentre tu, personalmente, stai diventando meno vivace e meno vitale», frase pronunciata da uno dei pochissimi dissidenti del Cerchio e nella quale rivedo moltissimi comportamenti sociali già in atto…
Il Cerchio risulta decisamente avvincente, grazie a una trama molto stimolante, in cui si legge tutta la capacità di Eggers come sceneggiatore, e, nonostante lo stile alquanto sciatto e certe trovate un po’ scontate, coinvolge. In quelle pagine ci siamo noi con le nostre ridicole, nuove abitudini e le paure di chi si chiede dove ci porterà tutto questo. Il merito de Il cerchio è quello di porre alcune domande, dalla necessità di condividere qualsiasi cosa, finanche i propri momenti intimi, a come vadano ripensati i concetti di privacy e trasparenza in un mondo che sarà sicuramente sempre più trasparente e connesso.
Per evitare di ritrovarci un giorno a dire frasi come
Qui la democrazia è obbligatoria!
che suona davvero come l’audace motto di una qualche democrazia dal volto tirannico.
Dave Eggers, Il cerchio, Mondadori, 2014