Puos d’Alpago (Belluno), Padova, 1921-1934
Ho messo le prime scarpe a nove anni. Erano scarpe coi chiodi e scivolai subito. (r.s.)
Un giorno, un temporale aveva scoperchiato il tetto e mentre mia madre si dava da fare con le tegole per tappare il buco, io trovai uno zainetto con due libri che un villeggiante di Venezia, o di Padova, magari un professore universitario a cui avevamo affittato una stanza, aveva dimenticato. Uno aveva la copertina rosso mattone e l’altro grigia. Erano L’origine delle specie di Darwin e una sintesi degli scritti scientifici di Newton. Mia madre cominciò a leggermene lentamente tutte le sere dei passi. Mi impressionò enormemente il fatto che le stelle non fossero lumicini ma sfere gigantesche che contenevano ogni tipo di gas e di metalli. Queste letture hanno fatto di me un laico che non conosce la religione e che si interessa solo a giudizi di ordine scientifico.
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Rodolfo Sonego è stato uno sceneggiatore tra i più originali e innovativi della commedia all’italiana legando in modo indissolubile il proprio nome a quello di Alberto Sordi.
Tatti Sanguinetti lo descrive come uno straordinario viaggiatore del mondo e dell’animo umano, un intellettuale curioso che è riuscito a unire umanismo e scienza e che ha saputo davvero descrivere (Marco Giusti spiega bene di come Sonego partisse sempre e comunque dalla ricerca dell’idea e che quest’idea “nasceva quasi sempre da esperienze di vita, di viaggio e dalla cronaca”) la nostra società contemporanea.
Un vero cervello senza cui la nostra storia (non solo cinematografica) sarebbe stata più povera.
Tatti Sanguinetti, Il cervello di Alberto Sordi: Rodolfo Sonego e il suo cinema, La collana dei casi 106, Adelphi 2015.